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Attività immersi nella natura, splendidi paesaggi, scenari selvatici e ambienti speciali, tutti da scoprire ed esplorare

L’Italia custodisce tesori naturalistici di grande interesse turistico. Oltre al suo enorme patrimonio artistico-culturale, il paese conserva luoghi straordinari immersi nella natura. Splendide attrazioni, viste da sogno e località perfette per vacanze, percorsi naturalistici e attività outdoor.

Parti all'avventura e viaggia tra le mete più gettonate d’Italia.

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Civitella Alfedena

Civitella Alfedena

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano La sponda sud del lago di Barrea è dominata da Civitella Alfedena il più piccolo paese del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, arroccato su una rupe. Le aree faunistiche (della Lince vicino alla parte alta del paese e quella del Lupo con relativo museo e Centro visite del Parco sulla collina di fronte al paese) e il contesto naturalistico da scoprire attraverso numerose e suggestive escursioni (anche a cavallo con le due giovani guide del Maneggio Camosciara) sono certamente motivi più che validi per visitare il Comune. Il centro storico intatto, con strette vie ben curate, una torre del ‘300 e la chiesa di San Nicola, oltre ad essere bello è anche vivace, grazie a numerose strutture ricettive, botteghe di prodotti tipici e musei. Tra le escursioni da non perdere quella che porta alla Camosciara, dominata dal monte Sterpidalto e dal Balzo della Chiesa. La Camosciara è anche il nome della cooperativa agricola e di ecoturismo locale che, oltre a organizzare escursioni ed attività didattiche e fornire servizi come il noleggio bici, produce anche tisane, grappe e miele da piante aromatiche coltivate a 1200mt di altitudine. Su un’altura con un bel piazzale erboso, in una posizione dominante sulla Valle del Sangro e il lago di Barrea, merita una visita anche la chiesa-santuario di Santa Lucia,a circa 300 metri dall’abitato. La cucina del borgo è quella semplice e tipica dell'Abruzzo di montagna che unisce vecchie ricette locali con i prodotti tipici, semplici e genuini. Oltre all’immancabile pasta all’uovo (tra cui le chitarre alla pecoraia, variante dei famosi maccheroni "alla chitarra", fatti con un oggetto a corde metalliche che ricorda lo strumento musicale), vi è un posto d’onore in tavola anche per i formaggi (tra cui la rara Marzolina di capra), i salumi, lo zafferano, i dolci, il miele e i tartufi. Scopri di più: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (parcoabruzzo.it)
Parco archeologico della necropoli italica di fossa

Parco archeologico della necropoli italica di fossa

Al tempo della sua scoperta, negli Anni ’90, i giornali definirono la necropoli italica di Fossa “piccola Stonehenge d’Abruzzo”. Esageravano un po’, ma l’entusiasmo era comprensibile: dal nulla, in una zona defilata come la valle dell’Aterno, era riemerso un importante luogo di sepoltura usato per oltre 800 anni dal IX fino al I secolo a.C. La “seconda vita” della necropoli italica iniziò nel 1992 quando in località Casale, sulla riva sinistra dell’Aterno a circa 3 chilometri da Fossa, in un’area destinata ad accogliere capannoni industriali tornarono alla luce alcune sepolture antichissime: presto si capì che risalivano all’epoca dei Vestini, il popolo italico che abitava la zona compresa tra l’altopiano delle Rocche, la valle dell’Aterno e il litorale pescarese. Campagne di scavo condotte fino al 1999 hanno permesso di recuperare una vasta necropoli, probabilmente legata a un abitato situato sul monte Cerro, composta da oltre 500 tombe distribuite su circa 3500 metri quadrati di terre alluvionali (questa, almeno, è la superficie oggetto di indagini archeologiche). Senza dubbio si tratta di uno dei siti protostorici più importanti d’Abruzzo, non solo per i numeri, ma anche per la notevole varietà dei monumenti funerari. Le tipologie spaziano dalle pietre verticali simili a menhir ai tumuli marcati da circoli di pietre fino alle tombe a fossa e alle tombe a camera; le tombe più recenti testimoniano la comparsa dei riti d’incinerazione, con i resti dei defunti contenuti in vasi, e più specificamente in olle. I corredi rinvenuti dagli archeologi all’interno delle sepolture, comprendenti letti funerari, vasellame, armi e gioielli, sono conservati al Musè - Nuovo museo Paludi di Celano.
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Segreti e sorprese del fiume d’Abruzzo: lungo l’Aterno a sud di L’Aquila

Segreti e sorprese del fiume d’Abruzzo: lungo l’Aterno a sud di L’Aquila

152 km separano la sorgente dell’Aterno, sui monti della Laga, dalla foce sulla costa adriatica. È quanto basta a questo fiume per toccare 3 città capoluogo abruzzesi, L’Aquila, Chieti e Pescara, e per sfoggiare altrettante personalità diverse. La più affascinante è quella che il fiume assume nel suo tratto centrale e cioè tra Fossa, poco oltre L’Aquila, e il turning point delle gole di S. Venanzio, dove l’Aterno inverte il suo corso per puntare verso la valle Peligna e la confluenza con la Pescara. Non è un caso se quella che tecnicamente sarebbe la media valle dell’Aterno, compresa per intero nella provincia di L’Aquila, è diventata la “valle dell’Aterno” per antonomasia… Qui il fiume attraversa più di 40 chilometri di paesaggi ancora di sapore appenninico, spesso protetti dal Parco naturale regionale Sirente-Velino, incontaminati come quelli del tratto iniziale, ma ora la portata d’acqua è maggiore e seguire il corso del fiume è più semplice: basta tenere come riferimento la ex strada statale 261 Subequana in direzione sud e, nell’ultimo tratto dell’itinerario, la statale 5 Tiburtina Valeria. Intorno, il territorio nasconde mille segreti, tra imponenti falesie e necropoli millenarie come quella di Fossa, torrenti sotterranei e misteriose cavità carsiche come le grotte di Stiffe, presso San Demetrio ne’ Vestini. Ci sono anche i borghi medievali, come la piccola, incantevole Fontecchio o la più defilata Gagliano Aterno, già nella valle Subequana, che racconta un’incredibile storia di rinascita e neopopolamento. Siamo infatti in una terra che è stata colpita al cuore dal terremoto dell’aprile 2009, dove la memoria della tragedia è ancora viva e non tutto il patrimonio storico-artistico è stato recuperato. Qui, anche nei paesi più piccoli si resiste e si guarda al futuro, riscoprendo nelle difficoltà il senso profondo dell’essere una comunità.
Gagliano Aterno

Gagliano Aterno

Isabella d’Acquaviva, l’orso marsicano e il progetto Neo-Nuove Esperienze Ospitali: ecco almeno tre motivi per arrampicarsi fino ai 650 metri di Gagliano Aterno, piccolo borgo isolato della valle Subequana, alle pendici orientali del monte Sirente e già ampiamente dentro i confini del Parco naturale regionale Sirente-Velino. A Isabella, nobildonna dei conti di Celano, si devono la fontana medievale a 3 archi, datata 1344, e lo scenografico castello che domina il paese, costruito sopra un più antico edificio che avrebbe ospitato san Francesco d’Assisi, poi devastato da Braccio da Montone e risistemato nel ’400. Oggi è residenza privata ma non di rado è accessibile al pubblico, almeno negli spazi al piano terra e nel cortile. L’orso marsicano è protagonista di un museo allestito nel chiostro dell’ex convento di S. Chiara, bel complesso che fu donato alle clarisse nel 1286 e venne rimodellato tra il ’500 e il ’600: vi è esposto anche un esemplare imbalsamato. Il progetto Neo-Nuove Esperienze Ospitali è invece un caso esemplare di ripopolamento grazie al quale Gagliano sta rinascendo dopo i gravi danni inferti all’abitato dal terremoto del 2009, che ha reso inagibile anche la bella chiesa parrocchiale di S. Martino. È il frutto del lavoro di un gruppo di ricerca in antropologia applicata e dell’impegno dell’amministrazione locale: alla promozione di iniziative culturali e di attività che consolidano i legami sociali si accompagna l’offerta temporanea di residenza gratuita a chi vuol provare a vivere in paese, in modo sostenibile e prendendo parte attiva alla vita della comunità. Lo spopolamento si è fermato, qualche visitatore ha deciso di rimanere nel borgo e oggi il progetto si sta espandendo al resto della valle Subequana.
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