Il Museo è parte del complesso monumentale fondato dall’ordine dei domenicani intorno alla metà del XIII secolo, che include la Basilica di Santa Maria Novella e l’annesso convento.
La visita alla basilica passa attraverso le cappelle, la Sagrestia e il cimitero degli Avelli, mentre il museo comprende l’accesso al Chiostro dei Morti, il Chiostro Verde, il Cappellone degli Spagnoli, il trecentesco Chiostro Grande, la Cappella della famiglia Ubriachi e il Refettorio con l’esposizione dei paramenti sacri.
L’intero complesso conserva capolavori inestimabili riconducibili a diverse culture, da quella gotica alla rinascimentale fino alla cultura manierista.
Imperdibili gli affreschi dipinti da Paolo Uccello nel Chiostro Verde: Peccato originale e Diluvio Universale; singolare esempio del primo Rinascimento fiorentino, nella versione eccentrica proposta dal maestro: un mondo fiabesco in cui è evidente una ricerca ossessiva sul tema della prospettiva, come ci racconta Vasari nelle Vite degli artisti: “...perché era dotato di sofisticato ingegno, si dilettò sempre di investigare faticose e strane opere nell’arte della prospettiva...”
Un corridoio collega il Chiostro Verde al Chiostrino dei Morti, la cui funzione cimiteriale è evocata dalle decorazioni ad affresco delle cappelle sepolcrali e da lastre tombali riconducibili a diverse epoche.
Si passa poi alla sala dell’antico capitolo, nota come Cappellone degli Spagnoli, affrescata da Andrea di Bonaiuto tra il 1365 e il 1367; il ciclo affronta il tema della missione dell'ordine domenicano nella Chiesa per diffondere la dottrina del sacrificio divino e l’impegno nella lotta contro le eresie; sono presenti anche la Passione, morte e resurrezione di Cristo e le vicende della Vita di San Pietro da Verona, noto domenicano che operò anche a Firenze. Dal punto di vista compositivo, le scene sono piuttosto schematiche ma animate da colori vivaci che ben si adattano alla coralità delle stesse.
Da non perdere il Chiostro Grande, affrescato tra il 1570 e il 1590 da un gruppo di pittori dell'Accademia fiorentina tra i quali Santi di Tito, il Cigoli e Alessandro Allori, con un ciclo che illustra le Storie della vita di S. Domenico, esempio eccellente di pittura controriformata.
La fase di transizione tra Rinascimento e Manierismo emerge nella Cappella del Papa, realizzata per celebrare l’entrata a Firenze di Papa Leone X de’ Medici, avvenuta il 30 novembre 1515.
La decorazione ad affresco fu affidata a Ridolfo del Ghirlandaio che dipinse l’Incoronazione della Vergine. Successivamente intervenne Jacopo Carucci detto Pontormo, che affrescò le figure dei Putti sulla volta e, la Veronica, nella lunetta sulla parete d'ingresso, lasciando nella cappella un raffinatissimo esempio della pittura fiorentina del Cinquecento e un’interpretazione magistrale dei modelli michelangioleschi. CC