Il territorio di Carmignano, durante il Periodo orientalizzante della civiltà etrusca (fine VIII-inizi VI sec. a. C.), fu interessato da un intenso sviluppo economico e culturale, come testimoniato dalle splendide tombe presenti in loco, tra cui spicca sicuramente il Tumulo di Montefortini. Questa grande collinetta artificiale, attualmente conservata per un’altezza di 12 metri, è stata scavata e consolidata per alcuni decenni, a partire dal 1966, sotto la direzione di Francesco Nicosia. Al suo interno si trovano due camere funerarie, di cui la più antica è una monumentale tomba circolare (tholos) con un diametro di oltre sette metri, accessibile dall’alto mediante un camminamento rialzato che permette di apprezzare la copertura "a falsa cupola", un tempo sorretta dal pilastro centrale ancora in posto. Il ricchissimo corredo funerario recuperato, databile intorno al 640-630 a. C., comprende molti materiali preziosi quali: due incensieri di bucchero decorati a traforo, un’eccezionale coppa di vetro turchese e una nutrita serie di oggetti in avorio decorato, che testimonia le relazioni politiche e commerciali intrattenute dall’aristocrazia locale con l’area vicino-orientale. Dopo qualche decennio dalla sua costruzione parte della copertura della tomba più antica crollò, probabilmente a causa di un sisma, e la medesima famiglia decise di costruire una seconda camera funeraria, ampliando il tumulo fino a raggiungere un diametro massimo conservato di 70 metri. Anche questa è tuttora visitabile ed al suo interno vennero recuperati molti oggetti pregevoli, persino di produzione egizia, e monili di argento e oro. Vicino al Tumulo di Montefortini si trova il Tumulo dei Boschetti, parzialmente conservato e liberamente accessibile. Questa tomba a tumulo, erosa nella parte sommitale dai lavori agricoli, è composta da una camera rettangolare accuratamente pavimentata e sigillata da un grande lastrone di pietra, un vestibolo e un corridoio di accesso, anch’esso chiuso da un lastrone di pietra serena. Attualmente l’altezza massima conservata è di 1,25 metri. I reperti trovati sono databili tra il 670 e la metà del VII sec. a. C. e comprendono anche in questo caso degli oggetti in avorio. Tutto il materiale è attualmente esposto al Museo Archeologico di Artimino "Francesco Nicosia".