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Enogastronomia

Enotour in Trentino-Alto Adige

8 minuti

Terra di confine incastonata tra le Alpi, in Trentino-Alto Adige la natura si esprime con una maestosità che lascia senza fiato. Dal fascino dei borghi arroccati ai laghi talmente cristallini da riflettere l’azzurro del cielo come specchi magici: qui il tempo sembra rallentare e invita a entrare in armonia con la natura e noi stessi.  Trentino e Alto Adige, due cuori pulsanti in una sola regione che coniuga la cultura italiana e le influenze mitteleuropee in un incontro di tradizioni e gusti che è pura poesia per il palato. Il Trentino con i suoi castelli che vegliano la valle, l’Alto Adige tra masi solitari e fitti boschi: questa regione sa offrire paesaggi mozzafiato in ogni stagione, dai percorsi di trekking tra i prati estivi alle escursioni nei sentieri innevati. Queste e tante altre esperienze all’aria aperta da vivere tra una degustazione e l’altra dei grandi vini della regione in abbinamento alle gustose ricette di montagna, per conoscere ogni passaggio e ogni sfumatura della cucina di confine insieme alle cantine del Movimento Turismo del Vino

Trento e le bollicine di montagna

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Il viaggio enologico in Trentino-Alto Adige inizia con il Trento Doc, una favola che racconta l’incontro tra il metodo classico e la viticoltura di montagna. Distese di vigneti a pergola trentina sfiorano gli 800 mt di altitudine e godono, da un lato dell'aria frizzante delle Dolomiti e dall’altro delle tiepide brezze del Lago di Garda che mitigano le temperature favorendo forti escursioni termiche, che donano eleganza e complessità aromatica alle uve. La storia del Trento Doc, prima denominazione riservata allo spumante metodo classico, affonda le sue radici nel 1850 grazie alla lungimiranza di alcuni pionieri locali. E’ con Giulio Ferrari, uno dei personaggi chiave della Doc e, in generale, della spumantistica italiana, che avvenne la vera svolta di questa produzione: si intuirono le grandi potenzialità di questo terroir e dello Chardonnay, che venne selezionato come vitigno principale. Il Trento Doc si distingue per la sua finezza, una fresca acidità e una vena minerale data dai terreni di matrice calcarea. Sul versante dei sentori si coglie subito il profumo di mela che poi si evolve in note più complesse di frutta secca e ananas date dall’affinamento sui lieviti. Durante la degustazione nelle cantine del Movimento Turismo del Vino si possono apprezzare tutte le espressioni dello spumante: dal pas dosé al brut per poi passare a un calice più rotondo di rosè fino ai millesimati e alle riserve. Ma le esperienze nelle cantine della zona non finiscono qui: per gli amanti dello sport, non mancano percorsi in e-bike lungo le piste ciclabili vista vigneti, per esplorare la natura in chiave sostenibile. Dopo aver conosciuto i territori e i produttori di questa eccellenza enologica non può mancare una tappa a Trento, un gioiello architettonico che custodisce un intreccio di influenze culturali che raccontano la sua posizione di terra di confine. Il simbolo indiscusso della città è il Castello del Buonconsiglio, un complesso di torri medievali e magnifici affreschi rinascimentali, antica residenza dei principi di Trento dal XIII al XVIII secolo. Sempre rimanendo nel centro storico, da non perdere la cattedrale di San Vigilio in stile romanico-gotico, affacciata sull’elegante Piazza Duomo, famosa per essere stata la sede del Concilio di Trento nel XVI secolo.  

La Valle dei Laghi e il suo passito

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Si prosegue verso la suggestiva Valle dei Laghi dove si ha l’opportunità di assaggiare una vera e propria gemma dell’enologia della regione, tanto per la sua produzione limitata, quanto per le sue antiche origini medievali: il Vin Santo del Trentino.  Un vino della tradizione, delle festività, ottenuto da uve Nosiola, l’unico vitigno a bacca bianca autoctono della regione, riscoperto da alcuni produttori della zona che hanno dato il via a un vero e proprio risorgimento di questo vitigno. La Nosiola è di certo più conosciuta nella versione ferma, dove regala vini freschi e piacevolmente sapidi, ma l’appassimento è un’altra delle sue grandi vocazioni. Il processo del vin santo trentino è un rito lento e meticoloso: gli acini sono vendemmiati a maturazione tardiva in pianta, rigorosamente a mano secondo la tradizione e distesi con cura sui graticci dove ha inizio il naturale appassimento. Si passa poi alla fermentazione e all’affinamento in botte per un periodo di almeno quattro anni. Vellutato al palato, con note di fiori appassiti, fichi secchi e spezie dolci, il vin santo trentino è un vino che sfida il tempo con la sua incredibile capacità di evoluzione, dando il meglio di sé dopo dieci anni. Un vino affascinante che al palato racconta l’anima poetica della sua terra d’origine con gli incantevoli castelli, come Castel Madruzzo e Castel Toblino, e il giardino alpino delle Viote sul Monte Bondone. Queste e tante altre destinazioni adatte a chi vuole godersi una gita fuori porta nella Valle dei Laghi, una terra che offre una moltitudine di paesaggi ed esperienze da vivere in compagnia delle cantine del Movimento Turismo del Vino. Oltre ad apprezzare tutte le sfumature del Vin Santo attraverso il racconto dei produttori, c’è la possibilità di partecipare a workshop e laboratori tematici, dedicati sia a grandi che piccoli, per approfondire la cultura enologica e le tradizioni locali. Una terra che stupisce anche per la produzione di grappe artigianali d’eccellenza da conoscere visitando le distillerie della zona dove, oltre la Nosiola, vengono valorizzati altri grandi vitigni della regione, dagli internazionali come il Riesling e lo Chardonnay, agli autoctoni come il Teroldego. 

L’oro rosso del Tirolo

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Nel cuore del Trentino, a pochi chilometri da San Michele all’Adige, si estende la Piana rotaliana, la terra del Teroldego, un vitigno autoctono dalle curiose origini. Secondo la leggenda, infatti, il colore rosso delle uve deriverebbe dal “Sangue di drago” che venne ucciso nelle grotte dell’eremo di Castel San Gottardo dal nobile cavaliere Firmian e così, dal sangue assorbito dalla terra, si generò la vite. Proprio qui nasce uno dei vini più caratteristici del Trentino frutto della riscoperta di questo autoctono e della valorizzazione del suo territorio, incastonato tra il fiume Adige e le Alpi, tra i più vocati della regione. Il Teroldego Rotaliano Doc si esprime al naso con un bouquet intensamente fruttato, di ciliegia, mora selvatica accompagnato da note di viola e sfumature più balsamiche di liquirizia. La sua struttura tannica è ben equilibrata da una piacevole acidità sia nella versione base, più leggera e di facile beva, sia nella versione Riserva, grazie a un buon potenziale di invecchiamento. La visita nelle cantine del Movimento Turismo del Vino regala grandi degustazioni ma anche la possibilità di mettersi ai fornelli per preparare, insieme ai produttori locali, le ricette più rappresentative di questo territorio, sia dolci che salate, così da scoprire tutti i segreti di una cucina casalinga di montagna rimasta fedele alla tradizione. Una deviazione in Val di Non, dove i meleti dominano la scena insieme al magnifico Castello di Thun, un vero e proprio gioiello medievale che incanta con il suo labirinto di siepi, splendidi arredi d’epoca e la biblioteca, un inestimabile patrimonio di manoscritti e libri antichi conservati nei secoli. Questo angolo di Trentino non solo offre notevoli esempi architettonici, ma anche meraviglie naturali come i Canyon Rio Sass, un vero capolavoro scolpito dalla forza dell’acqua che apre le porte a un percorso di cascate, formazioni calcaree, strette gole e pareti vertiginose, frutto di millenni di erosione che hanno dato vita a questo luogo dall’atmosfera surreale. 

Il Lagrein: l’anima rossa dell’Alto Adige

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Il percorso alla scoperta delle eccellenze enologiche della regione si conclude nel cuore geografico dell’ Alto Adige, nella conca di Bolzano, una valle a dir poco suggestiva protetta da un lato dalle Dolomiti e sfiorata dall’altro dai fiumi Isarco, Adige e Talvera che hanno regalato terreni fertili, habitat ideale del Lagrein. Si tratta di uno dei vitigni autoctoni più rappresentativi della regione che offre vini dal carattere deciso pur mantenendo una notevole eleganza e un bouquet al naso davvero stratificato, grazie alla forte escursione termica a cui sono soggette queste zone. Al naso dominano sentori di frutti di bosco che, con l’invecchiamento lasciano spazio a sentori più complessi di cacao, cuoio e spezie dolci; i tannini sono fitti ma rotondi, donando corpo e struttura al vino, ben bilanciati da un’acidità vibrante. Passeggiare tra i vigneti e visitare le cantine del Movimento Turismo del Vino è un’esperienza altrettanto suggestiva, immancabile dopo la degustazione. Da non perdere il Borgo di Gries, il cuore pulsante della produzione del Lagrein, nato un tempo come piccolo villaggio agricolo fuori le mura cittadine di Bolzano, che ancora oggi conserva, tra viuzze silenziose e antiche mura, tutto il suo fascino medievale. Al centro della cittadina, il Convento di Muri-Gries, l'abbazia benedettina che tutt’ora custodisce botti e metodi di vinificazione tradizionali, rappresentando uno dei simboli enologici più antichi della regione. Con la bella stagione non può di certo mancare un pic-nic in vigna per condividere un pranzo o un aperitivo insieme ai vignaioli MTV così da celebrare al meglio la tradizione enogastronomica dell’Alto Adige, oppure una gita in e-bike o un’escursione immersa nella natura più incontaminata. Destinazione perfetta è l’Altopiano del Renon, una terrazza panoramica collegata a Bolzano tramite una funivia, qui lo sguardo inizia a viaggiare tra il mosaico di colori della valle fino alle Dolomiti che svettano all’orizzonte. Questo sito è inoltre caratterizzato da un fenomeno geologico davvero affascinante: si tratta delle piramidi di terra, guglie di pietra e argilla, frutto di un gioco secolare tra la roccia e gli agenti atmosferici. Un vero e proprio spettacolo naturale in continuo cambiamento, che, centimetro dopo centimetro, continua a creare figure sempre più slanciate che sembrano sfidare le leggi della fisica. L’enotour non può che concludersi a Bolzano, la porta d’ingresso dell’Alto Adige dove l’anima mitteleuropea e il clima alpino si fondono con influssi mediterranei creando un puzzle di storie e culture. Bolzano parla la lingua dell’eleganza con il Duomo in stile gotico, i suoi portici medievali, e il Museo Archeologico dell’Alto Adige che custodisce uno dei reperti più straordinari della storia alpina: Ötzi, la mummia del Similaun ritrovata all’inizio degli anni 90, completa di abiti e strumenti che testimoniano la vita nelle Alpi di oltre 5.000 anni fa. 

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