Il parco Vergiliano a Piedigrotta (noto anche come parco della Tomba di Virgilio, diverso da quello omonimo del quartiere Posillipo) è celebre perché, secondo la tradizione, conserva la tomba di Virgilio. È sempre qui che è stato eretto il monumento sepolcrale con le presunte spoglie di Giacomo Leopardi.
A Napoli, dunque, dietro la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, sorge il parco che, circondando parte delle pendici est del promontorio di Posillipo, prende il nome dal greco Pausilypon (“pausa del dolore”).
Nel 1930, l’area venne sottoposta a un grande intervento di risanamento e consolidamento, che le ha assegnato l’aspetto ancora osservabile oggi, ricco di panorami suggestivi. All’ingresso, un’imponente edicola reca due iscrizioni in cui viene evocata la tomba di Virgilio, ufficialmente attribuita al poeta Publio Virgilio Marone. Al fianco, un busto di Virgilio su colonnina, dono del 1931 dall’Accademia dell’Ohio, sottolinea ancora di più l’omaggio al poeta.
Nelle vicinanze, è stato edificato un monumento in onore di Giacomo Leopardi, traslato nel 1939 dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Salendo inoltre lungo il viale del parco, si giunge alla piazzola davanti all’entrata orientale della Crypta Neapolitana, una delle più antiche gallerie del mondo, risalente all’età di Augusto. Qui, sovrasta l’ingresso un mausoleo funerario a colombario, costruito in opus reticulatum all’inizio dell’età imperiale, il cui contenuto rimane un mistero.
A partire dal XII secolo, letterati, cronisti e viaggiatori, italiani e stranieri, come Petrarca, Boccaccio e Cino da Pistoia, cominciarono a testimoniare in testi scritti l’esistenza del sepolcro, associandovi anche leggende che alimentano ancora oggi controversie e dubbi. La tradizione popolare partenopea, invece, non ha alcun dubbio sull’autenticità della tomba: è di Virgilio che è considerato alla stregua di un protettore divino della città e magico creatore della Crypta. Tuttavia il Poeta non riposerebbe qui: all’epoca della conquista normanna, infatti, i suoi resti sarebbero stati traferiti in un luogo recondito di Castel dell’Ovo e ivi murati al fine di evitare che una tanto preziosa reliquia fosse rubata alla città lasciandola, di conseguenza, senza protezione celeste. All’interno, sono tuttora visibili due nicchie affrescate, una con una raffigurazione di Madonna con Bambino risalente al XIV secolo, l’altra con un volto dell’Onnipotente di incerta datazione. Inoltre, viene menzionata una cappella di piccole dimensioni, intitolata a Santa Maria dell’Idria, realizzata da un eremita. È stato rinvenuto un bassorilievo in marmo bianco con la figura di Mitra, datato tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C., ora conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Queste testimonianze alimentano una superstizione popolare che vede la grotta come luogo misterioso e magico e anche il solo attraversarla indenni rappresenterebbe un miracolo.