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Il ritmo lento dell’autunno dal sapore italiano: itinerari e luoghi dove andare per i tuoi viaggi in Italia

Sei alla ricerca di posti da visitare in autunno in Italia? Sarà la freschezza dell'aria o i colori delle foglie che cambiano, viaggiare in questa stagione in Italia ha qualcosa di molto speciale. Il periodo migliore dell’anno per svolgere attività inconsuete, come visitare vigneti e degustare deliziosi prodotti locali. Scopri le innumerevoli possibilità offerte dal territorio italiano da settembre a dicembre.
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Borghi
Civita

Civita

Ubicato a 450 m slm nel cuore del Parco Nazionale e all’interno della Riserva Naturale Gole del Raganello, Civita è un borgo tra i luoghi più belli della Calabria che fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia e della Bandiera Arancione. Sorto intorno all’anno Mille, deve le sue origini alle genti di Cassano all’Ionio che, in fuga dalle scorrerie saracene, qui presero dimora. Abbandonato in seguito del sisma del 1465, venne colonizzato da coloni albanesi intorno al 1471. Civita è oggi uno scrigno della cultura arbëreshe di cui custodisce usi e tradizioni. Conosciuto come “paese tra le rocce”, o “paese del Ponte del Diavolo” per via della suggestiva costruzione medievale in pietra, Civita è immerso in una verdeggiante vallata circondata da montagne boscose, in uno scenario naturale mozzafiato. Numerose sono le tracce del passato che il borgo conserva: viuzze intersecate, slarghi, case in pietra a due piani e le caratteristiche case antropomorfe o parlanti, le cosiddette “case di Kodra” (dall’artista albanese Ibrahim Kodra che le scoprì), piccole abitazioni, con finestrelle, canna fumaria e comignolo, la cui facciata richiama la faccia umana, e i caratteristici comignoli, piccole opere d’arte che tenevano lontana la malasorte. La vita del borgo ruota attorno alla “gjitonia” (vicinato), una forte identità sociale regolata da mutuo soccorso e spirito di appartenenza. Civita vanta un ricco patrimonio di edifici religiosi tra cui la Chiesa di Santa Maria Assunta in stile barocco (XVI secolo) dove vige il rito liturgico bizantino, la Cappella cinquecentesca di Santa Maria della Consolazione e quella dedicata a Sant’Antonio. Luogo da non perdere è il suggestivo Ponte del Diavolo, lungo 36 metri, che supera con un’unica arcata il torrente Raganello.
Borghi
Montagnana

Montagnana

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Nelle campagne a sud dei Colli Euganei, lungo la strada che collega Padova a Mantova, Montagnana spicca come uno dei complessi fortificati medievali tra i più intatti e meglio conservati del mondo. 1950 metri di perimetro di mura merlate trecentesche, 24 torri alte fino a 19 metri, 4 porte, il fossato a prato libero da manufatti e l’imponente Castello di S. Zeno (con il mastio alto 38,40 metri) usato dai veneziani per stipare la canapa e oggi sede del Museo civico Antonio Giacomelli.  All’interno di questa splendida cinta muraria, anche il centro storico è rimasto integro, con vie a portici, una grande piazza e un’atmosfera di cittadina veneta della pianura. Da vedere soprattutto piazza Vittorio Emanuele II, che nel medioevo ospitava il mercato e sulla quale affacciano edifici porticati del 700-800, il settecentesco palazzo del Monte di Pietà (che fu dal 1497 la prima banca di Montagnana, fondata dai frati con intenti sociali) e il Duomo, intitolato a Santa Maria, imponente con una facciata verticale di forte impatto. Il re dei prodotti tipici locali è il prosciutto crudo dolce “Prosciutto Veneto DOP”, che già gustavano nel Quattrocento e che oggi segue un rigoroso disciplinare di produzione, con il Consorzio di Tutela che ne cura salvaguardia e promozione. Nella seconda metà di maggio, viene celebrato in paese con un grande festival gastronomico, fra degustazioni e abbinamenti ai vini Doc veneti. Da abbinare al prosciutto crudo, in estate, c’è anche il melone montagnanese, mentre tra i dolci spiccano il Pandolce di Ezzelino e il Dolce del Palio, che rimanda a un’altra importante manifestazione che anima il territorio la prima domenica di settembre, il Palio dei 10 Comuni, rievocazione storica con una sfrenata corsa a cavallo tra le 10 comunità dell’antica “Sculdascia” montagnanese.
Borghi
Arona

Arona

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Arona, famosa per aver dato i natali a San Carlo Borromeo, è uno dei più importanti centri del Verbano sud-occidentale, ed è collocato sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, di fronte alla rocca d’Angera. La colossale statua di San Carlo Borromeo (chiamata anche il “Sancarlone”) è uno dei più importanti luoghi di interesse: la visita degli interni culmina in cima (35,10 metri l’altezza totale) dove si può godere di un meraviglioso panorama. Vicino alla statua c’è la chiesa dedicata a San Carlo, che contiene la Camera dei Tre Laghi, una ricostruzione della camera nella rocca di Arona dove nacque il santo. Su uno sperone roccioso a nord della città si trovano i resti della rocca di Arona, circondata da un parco aperto al pubblico con vista panoramica sul lago. L’armonioso e vivace centro storico presenta notevoli testimonianze d’arte, tra le quali spiccano la collegiata della Natività di S. Maria Vergine, in stile tardo-gotico, al cui interno si trovano opere significative come il polittico della Natività di Maria di Gaudenzio Ferrari, le tele del Morazzone e un bellissimo organo, e la chiesa dei SS. Martiri, di origine romanica, con interno gotico e facciata barocca. La signorile piazza del Popolo è il nucleo medievale di Arona, con la splendida vista sul lago, il vecchio palazzo di Giustizia e la chiesa di Santa Marta. Il ricco passato del basso Verbano viene celebrato nel Civico Museo Archeologico, dove è conservato anche il calco della famosa ruota dei Lagoni di Mercurago, sito archeologico dal 2011 parte del Patrimonio Mondiale Unesco quale sito palafitticolo preistorico dell’arco alpino. Oggi è un Parco naturale protetto attraversato da una fitta rete di sentieri che permettono al visitatore di inoltrarvisi e percorrerlo per esteso. Tra gli eventi si segnalano i caratteristici Mercatino degli hobbisti (generalmente a fine mese), il Mercatino dell’antiquariato (prima domenica del mese) e il Mercato contadino (ultimo sabato del mese).
Borghi
Barolo

Barolo

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Barolo è un borgo medievale dal quale ha preso il nome il famosissimo vino, prodotto dal vitigno nebbiolo. Il paese si trova in una depressione adornata da vaste colline coperte da vigneti, ora patrimonio Unesco, dalle quali è possibile ammirare panorami incredibili. Nel borgo svetta il castello comunale Falletti, edificato nel Decimo secolo, intorno al 1250 divenne proprietà della famiglia nobile dei Falletti, oggi al suo interno hanno sede l’Enoteca Regionale del Barolo e il Museo del Vino (Wi.Mu.), dove il vino è protagonista nei suoi molteplici aspetti. Nelle loro proprietà venne prodotto il primo vino barolo. Il borgo rappresenta la meta perfetta per il turismo enogastronomico e per chi desidera immergersi nel verde, a questo riguardo si suggerisce di percorrere i "Sentieri di Langa e del Barolo", percorsi ad anello progettati e mappati per collegare tra loro i comuni della Langa e per far scoprire un territorio tranquillo che combina natura e paesaggio, arte e storia, il lavoro dell’uomo e i prodotti di eccellenza. Interessante da visitare è il Museo delle Etichette (Wi.La.) che espone una delle più estese raccolte di etichette da vino d’uva (282.000 esemplari), la collezione internazionale di etichette da vino d’uva – Fondo Cesare e Maria Baroni Urbani, frutto di un lavoro ventennale, è stata donata al Comune di Barolo e al Wi.Mu. affinché sia ampliata e resa fruibile. La chiesa parrocchiale di San Donato, di assetto romanico, si affaccia sulla piazza davanti al castello, sotto il presbiterio accoglie il sepolcreto degli antichi feudatari. Davanti al borgo, sul bricco delle Viole, si intravedono le rovine del castello della Volta, edificio medievale appartenuto ai Falletti. Tra gli eventi si segnalano COLLISIONI, Festival estivo di arte, musica e cultura, e la FESTA DEL VINO BAROLO a settembre. Imperdibile prodotto tipico del luogo è il vino Barolo Docg, di colore rosso granato con riflessi arancioni, profumo intenso e sentori di frutta e spezie.
Enogastronomia
Valle d’Aosta, sapori ad alta quota

Valle d’Aosta, sapori ad alta quota

Siete arrivati in questo paradiso terrestre? Mettetevi comodi e studiate la carta dei formaggi, con la fontina in primis, regina dei prodotti valdostani. La riconoscete per il sapore dolce e per il colore giallo paglierino, più chiaro nelle forme prodotte in inverno, quando le mucche sono alimentate con il fieno, più intenso nella produzione estiva. Seguono prelibatezze, come la toma di Gressoney, il salignon, il reblec, la brossa, il seras e i formaggi di capra, ciascuno con una storia da raccontare. Ascoltateli e gustateli tutti. Passate a classici come le costolette alla valdostana, la polenta concia e la “soupe valpellineintze” (zuppa alla valpellinese); ottima anche la cacciagione, i camosci in salmì (in “civet”), le trote, la “carbonade”, spezzatino di manzo, e la fonduta, piatto unico a base di formaggio, fuso in un’apposita pentola, per essere mangiato caldo. Gustate gli insaccati, come il Vallee d’Aoste jambon de Bosses, prosciutto dalla speciale maturazione, i Boudin dal gusto raffinato, la Saouseusse, carne trita stagionata, il Lard d’Arnad, morbido lardo, il Teuteun, mammella bovina salmistrata, la Motzetta, aromatica carne essiccata. Il microclima alpino è la gioia delle mele, che qui sviluppano sapori intesi. Assaggiate la Red e la Gold delicious, la Jonagold e la Renetta: crude o cotte, sono dolci e versatili, base di frullati, marmellate dolci o salate, da accompagnare a pregiate pietanze. Dulcis in fundo, i dessert e i vini. Per i primi, assaggiate le tegole, i torcettini – tipici biscotti regionali - e il blanc manger alla valdostana con l’utilizzo di panna; per i secondi, posto d’onore a tutti, come i bianchi Muller-Thurgau e Pinot nero (vinificato in bianco) e i rossi Pinot nero, Gamay, Torrette, Nus Rouge. Mangiato troppo? Ecco un bicchierino di Genepì, digestivo a base di erbe alpine, le artemisie.
Idea Viaggio
Alessandria, città di cappelli e biciclette

Alessandria, città di cappelli e biciclette

Nascosto nella fodera di seta di un cappello, il nome di Alessandria ha fatto il giro del mondo. Il cappello è il Borsalino, prodotto qui dal 1857 e, grazie alle sue linee eleganti e aeree, eletto a copricapo di culto da moltissime celebrità: indossavano un Borsalino Giuseppe Verdi e Frank Sinatra, Winston Churchill e Mikhail Gorbaciov, Gary Cooper e Alberto Sordi, Charlot e Indiana Jones. Indossava spesso un Borsalino anche Umberto Eco, un altro alessandrino che ha fatto il giro del mondo. Della sua città, disse che «non ha avuto santi né eroi»: in effetti, per lungo tempo Alessandria ha avuto soprattutto guerre, come spesso capita ai territori di confine. Stretta fra le rive di due fiumi, il Tanaro e la Bormida, Alessandria è stata contesa tra guelfi e ghibellini, da Piemonte, Lombardia e Liguria, da francesi e austriaci. Oggi, però, tutto questo ha soprattutto vantaggi. Alessandria è difatti uno scampolo di pianura padana in cui tutto è a portata di mano: a metà strada fra Milano, Torino e Genova, dista pochi chilometri dal mare della Riviera ligure e dai laghi del Verbano-Cusio-Ossola, dal Monte Rosa e dalle Alpi italo-francesi, per non dire degli idilliaci paesaggi collinari delle vicine Langhe. Alessandria sembra consapevole di questo privilegio e se ne sta defilata, quasi a voler tenere segreto di questa fortuna per coltivare le sue passioni di sempre: la bicicletta, innanzitutto, perché è proprio bello pedalare su e giù per le colline vitate dell’Alessandrino in primavera. Un rapporto speciale lega la città alla due ruote e, al Museo AcdB, una grande fotografia scattata nel 1890 ai Giardini della Stazione attesta che si tratta anche di un amore di lunga data. Andate in giro per Alessandria in bicicletta perlustrando il centro di piazza in piazza e poi puntate verso il Tanaro presidiato dalla Cittadella, roccaforte sabauda, per poi pedalare fino a Marengo dove un bel museo multimediale riporta all’epoca della celebre battaglia che si combatté in questi luoghi e che segnò l’irresistibile ascesa al potere di Napoleone Bonaparte.
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