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Il ritmo lento dell’autunno dal sapore italiano: itinerari e luoghi dove andare per i tuoi viaggi in Italia

Sei alla ricerca di posti da visitare in autunno in Italia? Sarà la freschezza dell'aria o i colori delle foglie che cambiano, viaggiare in questa stagione in Italia ha qualcosa di molto speciale. Il periodo migliore dell’anno per svolgere attività inconsuete, come visitare vigneti e degustare deliziosi prodotti locali. Scopri le innumerevoli possibilità offerte dal territorio italiano da settembre a dicembre.
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Borghi
castello normanno di paterno

Paternò

Città di principi, edifici barocchi e bellezze naturali Situata nella parte orientale della Sicilia, a ridosso del vulcano Etna, Paternò è stata fondata attorno al II secolo a.C. Sotto il dominio aragonese è diventata possedimento della famiglia Moncada ed elevata a principato nel Cinquecento. Il suo centro di medie dimensioni ospita i più importanti monumenti tra cui il Palazzo di Città, sede del municipio, l’ex Palazzo Ciancio e Palazzo Moncada. Emblematici il Castello normanno, fatto erigere nel 1072, dalla cui terrazza si scorgono la valle del Simeto, l'Etna e la Torre dei Falconieri, costruita in età medievale come avamposto di guerra e dal XVII secolo utilizzata come torre campanaria della Chiesa della Madonna dell'Itria. Molti gli edifici religiosi tra cui la barocca Chiesa Madre dedicata alla SS. Annunziata, la Chiesa di Santa Barbara e il Santuario dedicato alla Madonna della Consolazione. Poco fuori città si trova la settecentesca Scalinata della Matrice, che collega la parte bassa e alta del centro abitato e rappresenta la principale porta d’accesso alla Chiesa di Santa Maria dell’Alto. Nella parte orientale si trova il Giardino Moncada, il più grande polmone verde della città. Nei dintorni di Paternò vi consigliamo una visita all'Oasi di Ponte Barca, un’area naturale protetta caratterizzata da isolette fluviali, acquitrini e canneti che attirano molti uccelli acquatici, e alle Salinelle di Paternò, un geosito dove potrete assistere ad alcuni interessanti fenomeni vulcanici.
Borghi
castel di lucio

Castel di Lucio

Borgo autentico sui Monti Nebrodi A circa 750 metri di altitudine sui Monti Nebrodi, Castel di Lucio è un piccolo e caratteristico borgo della provincia di Messina abitato da sole 1254 anime. Un tempo noto come "Castelluzzo", per il piccolo castello situato sulla rocca, è un paese ricco di storia che ancora oggi riecheggia tra stradine pittoresche, chiese e monumenti che lo rendono uno dei luoghi di interesse storico-culturale da visitare sull’isola. La piazza centrale accoglie i suoi visitatori con la facciata principale della Chiesa Madre, un tempo punto nevralgico di passaggio del flusso di merci. Ma, all’interno del borgo, sono numerose le piccole chiese da ammirare, tesori che custodiscono un prezioso patrimonio artistico. Passeggiando per le viuzze, tutto attirerà la vostra attenzione, dai portali in pietra alle decorazioni sulle case. Non sarà poi difficile imbattersi in scorci dal panorama suggestivo. Meritano una visita anche il Castello Normanno e la Chiesa di San Carlo, ma se avete la possibilità di spostarvi in auto, in circa 40 minuti, le opere di Fiumara d’Arte sapranno sorprendervi. A Castel di Lucio si respira il clima dell’autentica provincia italiana, un borgo che conserva ancora le tradizioni artigiane di un tempo, come quella della tessitura o dell’incisione nella pietra. L’economia qui è prevalentemente agricola e l’allevamento di bestiame spicca per la produzioni di formaggi e provole importate in tutto il Bel Paese e assolutamente da assaggiare.
Borghi
Adrano

Adrano

Adrano è un comune posto a 560 m di altezza nel Parco dell'Etna. Già insediamento preistorico e dei Siculi, divenne città greca con il nome di Adranon nel 400 a. C.. La tradizione vuole che venne fondata da Dionigi il vecchio che le diede il nome del dio siculo della guerra. Passata sotto il dominio romano nel 263 a. C., subì la dominazione, bizantina, araba, normanna e sveva. Chiamata Adernò dai Normanni, nel 1215 divenne sede dell'omonima contea affidata ai Moncada. L'attuale nome risale al 1929. Grazie agli arabi la città ebbe un cospicuo progresso in ambito agricolo e artigianale, che durò anche nei secoli successivi, grazie alla lungimiranza dei Normanni che lasciarono proseguire ai Saraceni l'esercizio di quelle loro attività che potevano essere proficue per gli abitanti. Con gli Svevi, invece iniziò la persecuzione degli Arabi che causò la rovina della città. La sua posizione, su un altopiano lavico affacciato sulla valle del fiume Simeto, gli garantisce un microclima eccezionale per sviluppare la produzione di agrumi, olive, pistacchi e ortaggi. Presso il Castello Normanno è allestito il Museo Archeologico Regionale, con la sua ricca raccolta di materiali preistorici in gran parte provenienti dal territorio etneo. Monumenti di interesse sono la Chiesa Madre di epoca normanna, il Monastero di S. Lucia eretto nel 1596, la Chiesa di S. Lucia, la Chiesa di S. Agostino con il suo altare di marmo intarsiato e il Teatro Bellini costruito nel 1846 in stile liberty. Da non perdere è la Mostra-Mercato dell'artigianato artistico e commerciale che si tiene nel mese di luglio.
Arte e cultura
Nicolosi

Nicolosi

La porta dell’Etna Nicolosi è una città vulcanica alle pendici dell’Etna, ricca di luoghi d’interesse artistico-religioso. Tra i tanti spicca il Monastero di San Nicolò l’Arena, oggi sede del Parco dell’Etna. La struttura fondata nel Medioevo e realizzata in pietra lavica, venne abbandonata dai monaci nel 1558 che vennero trasferiti su loro richiestaa Catania, al riparo da eruzioni e razzie. Il Monastero attirava persone per la prospettiva di lavoro. Nacque così il primo nucleo del borgo il cui nome deriverebbe dal modo in cui venivano chiamati coloro che abitavano nei pressi di quell'edificio monastico: i nicolosi. C’è, poi, la settecentesca chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo, ricca di dipinti e di statue, tra cui quella contemporanea in legno raffigurante la titolare. Meritano una visita anche I Tre Altarelli, eretti in omaggio ai Santi che salvarono la popolazione da una colata di lava. Il monumento a tre arcate raffigura le immagini dei tre Protettori: Sant’Antonio Abate, la Madonna delle Grazie e Sant’Antonio di Padova. Non sono da meno altri due edifici sacri: la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del Cinquecento e la Chiesa Madre ricostruita nel 1700 in seguito ad eventi catastrofici (eruzioni e terremoti) della fine del Seicento. Costruita su progetto del Vaccarini, autore della ricostruzione di Catania in seguito al terremoto che distrusse il Val di Noto, la facciata venne rimaneggiata nel 1800. Infine, Nicolosi offre la possibilità di compiere suggestive escursioni sull’Etna, da cui ammirare lo spettacolare Golfo di Catania.
Enogastronomia
Valle d’Aosta, sapori ad alta quota

Valle d’Aosta, sapori ad alta quota

Siete arrivati in questo paradiso terrestre? Mettetevi comodi e studiate la carta dei formaggi, con la fontina in primis, regina dei prodotti valdostani. La riconoscete per il sapore dolce e per il colore giallo paglierino, più chiaro nelle forme prodotte in inverno, quando le mucche sono alimentate con il fieno, più intenso nella produzione estiva. Seguono prelibatezze, come la toma di Gressoney, il salignon, il reblec, la brossa, il seras e i formaggi di capra, ciascuno con una storia da raccontare. Ascoltateli e gustateli tutti. Passate a classici come le costolette alla valdostana, la polenta concia e la “soupe valpellineintze” (zuppa alla valpellinese); ottima anche la cacciagione, i camosci in salmì (in “civet”), le trote, la “carbonade”, spezzatino di manzo, e la fonduta, piatto unico a base di formaggio, fuso in un’apposita pentola, per essere mangiato caldo. Gustate gli insaccati, come il Vallee d’Aoste jambon de Bosses, prosciutto dalla speciale maturazione, i Boudin dal gusto raffinato, la Saouseusse, carne trita stagionata, il Lard d’Arnad, morbido lardo, il Teuteun, mammella bovina salmistrata, la Motzetta, aromatica carne essiccata. Il microclima alpino è la gioia delle mele, che qui sviluppano sapori intesi. Assaggiate la Red e la Gold delicious, la Jonagold e la Renetta: crude o cotte, sono dolci e versatili, base di frullati, marmellate dolci o salate, da accompagnare a pregiate pietanze. Dulcis in fundo, i dessert e i vini. Per i primi, assaggiate le tegole, i torcettini – tipici biscotti regionali - e il blanc manger alla valdostana con l’utilizzo di panna; per i secondi, posto d’onore a tutti, come i bianchi Muller-Thurgau e Pinot nero (vinificato in bianco) e i rossi Pinot nero, Gamay, Torrette, Nus Rouge. Mangiato troppo? Ecco un bicchierino di Genepì, digestivo a base di erbe alpine, le artemisie.
Idea Viaggio
Alessandria, città di cappelli e biciclette

Alessandria, città di cappelli e biciclette

Nascosto nella fodera di seta di un cappello, il nome di Alessandria ha fatto il giro del mondo. Il cappello è il Borsalino, prodotto qui dal 1857 e, grazie alle sue linee eleganti e aeree, eletto a copricapo di culto da moltissime celebrità: indossavano un Borsalino Giuseppe Verdi e Frank Sinatra, Winston Churchill e Mikhail Gorbaciov, Gary Cooper e Alberto Sordi, Charlot e Indiana Jones. Indossava spesso un Borsalino anche Umberto Eco, un altro alessandrino che ha fatto il giro del mondo. Della sua città, disse che «non ha avuto santi né eroi»: in effetti, per lungo tempo Alessandria ha avuto soprattutto guerre, come spesso capita ai territori di confine. Stretta fra le rive di due fiumi, il Tanaro e la Bormida, Alessandria è stata contesa tra guelfi e ghibellini, da Piemonte, Lombardia e Liguria, da francesi e austriaci. Oggi, però, tutto questo ha soprattutto vantaggi. Alessandria è difatti uno scampolo di pianura padana in cui tutto è a portata di mano: a metà strada fra Milano, Torino e Genova, dista pochi chilometri dal mare della Riviera ligure e dai laghi del Verbano-Cusio-Ossola, dal Monte Rosa e dalle Alpi italo-francesi, per non dire degli idilliaci paesaggi collinari delle vicine Langhe. Alessandria sembra consapevole di questo privilegio e se ne sta defilata, quasi a voler tenere segreto di questa fortuna per coltivare le sue passioni di sempre: la bicicletta, innanzitutto, perché è proprio bello pedalare su e giù per le colline vitate dell’Alessandrino in primavera. Un rapporto speciale lega la città alla due ruote e, al Museo AcdB, una grande fotografia scattata nel 1890 ai Giardini della Stazione attesta che si tratta anche di un amore di lunga data. Andate in giro per Alessandria in bicicletta perlustrando il centro di piazza in piazza e poi puntate verso il Tanaro presidiato dalla Cittadella, roccaforte sabauda, per poi pedalare fino a Marengo dove un bel museo multimediale riporta all’epoca della celebre battaglia che si combatté in questi luoghi e che segnò l’irresistibile ascesa al potere di Napoleone Bonaparte.
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