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Il ritmo lento dell’autunno dal sapore italiano: itinerari e luoghi dove andare per i tuoi viaggi in Italia

Sei alla ricerca di posti da visitare in autunno in Italia? Sarà la freschezza dell'aria o i colori delle foglie che cambiano, viaggiare in questa stagione in Italia ha qualcosa di molto speciale. Il periodo migliore dell’anno per svolgere attività inconsuete, come visitare vigneti e degustare deliziosi prodotti locali. Scopri le innumerevoli possibilità offerte dal territorio italiano da settembre a dicembre.
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Rossano

Rossano

Collocata in una posizione strategica, dove gli aspri monti della Sila scendono verso il bianco litorale sabbioso, la cittadina calabra di Rossano, gioiello della provincia di Cosenza, ci accoglie con il suo patrimonio naturale, storico ed artistico e lo splendore di una bellezza senza tempo. Storia, arte e cultura della “Perla Bizantina” di Calabria Fondata presumibilmente dagli Enotri, divenne romana, per poi passare sotto il dominio bizantino, normanno e svevo. Nel periodo bizantino, la città visse un periodo di forte splendore: divenuta centro strategico dell'Impero di Bisanzio dal 540 al 1059, fu sede, nel 951-952, dello Stratego (il capo militare e civile), e divenne così la capitale dei possedimenti bizantini in Italia: la Bizantina, la Ravenna del sud, la Perla bizantina della Calabria. Nuova sede del potere politico, religioso e artistico, Rossano offri un ambiente ricco e stimolante, che influenzò anche la società del tempo. Papi come Zosimo, Giovanni VII, Zaccaria, Giovanni XVI, ma anche San Nilo monaco fondatore di numerose splendide abazie, prima fra tutte la famosa Badia Greca di Grottaferrata presso Roma. Un’arte tutta italiana che parla di Grecia Questo substrato così fertile, ricco anche di officine artigianali e botteghe d’arte, diede l’impulso ad una fiorente rinascita culturale e artistica, visibile nella Cattedrale di Maria Santissima Achiropita, di grande pregio architettonico ed estetico. Qui nel 1879 fu ritrovato il prezioso manoscritto, giunto a Rossano sicuramente grazie a qualche monaco in fuga dalle invasioni barbariche o dalla furia iconoclasta che imperversavano in oriente tra il VII e l’VIII secolo: il Codex Purpureus Rossanensis, un antico evangeliario dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, conservato nel Museo Diocesano. Quattordici bellissime miniature impreziosiscono uno dei più antichi evangeliari esistenti al mondo: 188 fogli di pergamena tinta di colore purpureo, da cui deriva il nome, contenenti l’intero Vangelo di Matteo e quasi tutto quello di Marco. Si tratta di un documento simbolo della Calabria, regione che ha saputo operare la sintesi tra la civiltà greco-orientale e quella latino-occidentale. Nei pressi di Rossano si trova, inoltre, un altro importante documento dell'architettura bizantina calabrese di età medievale: la Chiesa di Santa Maria del Patire o Patirion, con il suo stupendo mosaico pavimentale. A guardia della dolce costa sabbiosa troviamo, poi, la Torre Normanna di Sant’Angelo che, con le sue innovative soluzioni difensive, assicurava protezione contro gli attacchi dal mare. La sua pianta stellare con quattro bastioni a punta di diamante, poteva resistere anche agli assedi grazie anche al pozzo, che attraversando l’intera torre verticalmente, garantiva l’approvvigionamento idrico a tutti i piani. Oggi, mostre, convegni e attività teatrali ridonano vita alle sue mura. Tra il dolce e l’amaro: la famosa Liquirizia Amarelli e il suo Museo Il territorio di Rossano, spaziando dalle aspre montagne al mare, offre numerose opportunità per vivere una vacanza a contatto con la natura: escursionismo, biking e trekking danno la possibilità di immergersi nella grande varietà di paesaggi del Parco Nazionale della Sila o in quello del Pollino. La particolarità del territorio, con il suo microclima, ha favorito la coltivazione e la produzione della famosa Liquirizia Amarelli, esportata in tutta Europa e nel mondo. Il Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli espone attrezzi e utensili utilizzati nella lavorazione della radice da cui si ricava il prezioso prodotto: abiti, oggetti e manoscritti ci raccontano la storia di una famiglia che, da circa quattro secoli, valorizza i rami sotterranei delle piante di liquirizia che crescono spontanee sulla costa ionica. L’intero complesso di fine Settecento, con il centro museale e l’Auditorium, è oggi il cuore “caldo” e pulsante della vita culturale. Un abbraccio di profumi e sapori Se il prodotto di eccellenza di questa terra è la liquirizia, il vasto e singolare territorio offre i prodotti più vari, come l’olio delle olive bianche, un tempo usato per i riti sacri. Tipici di questa zona, che da sempre è crocevia di culture, sono prodotti che arricchiscono la cucina tipica con aromi che ci parlano di terra, di mare, di sole, di oriente e di occidente… che ci fanno sentire l’abbraccio de Mediterraneo. Contenuto redatto con le informazioni fornite dal Partner Regione Calabria
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Noto

Noto

Dichiarata ‘Capitale del barocco’ dal Consiglio d’Europa e Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, Noto regala a chi la visita scenografiche prospettive, un repertorio di decori più unico che raro, come anche la sua omogeneità stilistica. Dopo il terremoto del 1693 che distrusse la Noto antica, fu costruita a partire dal 1703, sul colle Meti, a una decina di chilometri di distanza dalla città millenaria. La Noto di oggi è un ordinato reticolo di strade disposte su terrazze digradanti. Il progetto di Giuseppe Lanza, duca di Camastra, e la sua squadra di tecnici e ingegneri di altissimo profilo (Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra, Antonio Mazza) privilegiò simmetria e rapporti armonici. Il critico d'arte senese Cesare Brandi la definì “un giardino di pietra”, per sottolineare come la fantasia di architetti e scalpellini avesse sfidato la natura infondendo vita al calcare. L’impianto urbano, a scacchiera, ha come arterie principali corso Vittorio Emanuele, interrotta da tre piazze (piazza dell’Immacolata, piazza del Municipio e piazza XVI Maggio) e la parallela via Cavour, su cui sfilano palazzi nobiliari settecenteschi in stile tardo-barocco. Barocchi sono anche gli edifici che affacciano su via Nicolaci. La chiesa di S. Francesco domina piazza dell’Immacolata dall’alto della sua interminabile scalinata. In piazza del Municipio fanno bella mostra di sé l’elegante palazzo Ducezio, sede municipale, e la maestosa cattedrale di S. Nicolò, affiancata a destra dalla chiesa del SS. Salvatore e a sinistra da palazzo Landolina. La cattedrale, con i suoi due campanili e la cupola slanciata, è simbolo della città: completata verso il 1776, resa instabile dal terremoto del 1990 e parzialmente crollata sei anni dopo, è stata ricostruita e riaperta nel 2007. Infine, su piazza XVI Maggio, si impone la chiesa di S. Domenico, meraviglioso esempio del barocco siciliano, dalla facciata particolarmente movimentata.
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Murales - Orgosolo, Sardegna

Orgosolo

Centro di antichissima vocazione pastorale, Orgòsolo è uno dei luoghi simbolo del mondo culturale barbaricino, nel cuore del Parco nazionale di Orosei e del Gennargentu, a breve distanza dalla foresta di Montes. In posizione solitaria e adagiato su una conca, il paese preserva la sua parte antica, tutta attraversata da ripidi e tortuosi vicoli con le tipiche e semplici case barbaricine e grigi muri su cui fanno capolino un centinaio di splendidi murales che rappresentano la cultura e le tradizioni del posto. Orgosòlo non ha una piazza centrale e il fulcro della vita è tutto in corso Repubblica, dove si trovano numerosi bar e anche i negozi dell’artigianato locale. Sempre in corso Repubblica, vale la sosta il museo etnografico Sa domo e sos Corraine: ospitato in uno stabile del Novecento, in cui si respira davvero un’atmosfera d’altri tempi visitando gli ambienti di una casa signorile sarda, con un’infinità di oggetti tipici della tradizione sarda, come ad esempio i costumi. A proposito di tradizioni, se si ha la fortuna di assistervi, è particolarmente suggestiva la festa dell’Assunta che si svolge il giorno di Ferragosto. Dopo la messa, la statua della Madonna dormiente viene portata in processione tra i fedeli vestiti con i bellissimi costumi tradizionali e i numerosi cavalieri (sosvardieris) che, dopo la processione, si esibiscono in figure acrobatiche a cavallo. In questa occasione si può ammirare il costume tradizionale delle donne di Orgòsolo che si distingue per il grembiule dai colori vivaci con ricami geometrici e un fazzoletto di seta color zafferano sistemato in modo da scoprire solo gli occhi.
Enogastronomia
50ª Fiera del Formaggio di Fossa di Sogliano Dop

50ª Fiera del Formaggio di Fossa di Sogliano Dop

Sogliano al Rubicone è pronta ad accogliere viaggiatori, turisti enogastronomici e semplici appassionati della buona tavola per la 50° Fiera del Formaggio di Fossa di Sogliano DOP. La Fiera – che animerà le piazze e i vicoli del centro storico durante le domeniche del 23, 30 novembre e 7 dicembre 2025 – è diventata ormai un appuntamento rinomato a livello nazionale perché nel tempo ha saputo promuovere e rinnovare l’affascinante storia del Formaggio di Fossa. Oltre al rinomato Formaggio, considerato un piccolo tesoro già a partire dal Settecento, la Fiera sarà l’occasione perfetta per degustare e acquistare anche altri prodotti tipici soglianesi come il Savòr, la Saba, le Teglie in argilla di Montetiffi (ideali per la cottura della piadina), miele, salumi, eccetera. Ma non mancheranno anche altre eccellenze enogastronomiche, come vini e formaggi, provenienti da diverse regioni d’Italia. Da non perdere: “5 Ristoranti in Piazza”: cinque ristoratori soglianesi propongono 5 menù a base di Formaggio di Fossa (e non solo), da assaporare in un’ampia area riscaldata e al coperto “E Zir dal Fosi”: Percorso di degustazione a base di formaggio di fossa ed abbinamento con vini presso le 5 Fosse presenti in centro storico di Sogliano al Rubicone Non mancherà come di consueto il tradizionale pranzo/ristoro nei locali della Pro Loco di Sogliano. Molti gli eventi collaterali che faranno da contorno al contenuto gastronomico della fiera: spettacoli teatrali, musicali e ricreativi, convegni, concerti, laboratori, area dedicata ai bambini ed al divertimento con animazioni e giochi antichi.
Enogastronomia
Valle d’Aosta, sapori ad alta quota

Valle d’Aosta, sapori ad alta quota

Siete arrivati in questo paradiso terrestre? Mettetevi comodi e studiate la carta dei formaggi, con la fontina in primis, regina dei prodotti valdostani. La riconoscete per il sapore dolce e per il colore giallo paglierino, più chiaro nelle forme prodotte in inverno, quando le mucche sono alimentate con il fieno, più intenso nella produzione estiva. Seguono prelibatezze, come la toma di Gressoney, il salignon, il reblec, la brossa, il seras e i formaggi di capra, ciascuno con una storia da raccontare. Ascoltateli e gustateli tutti. Passate a classici come le costolette alla valdostana, la polenta concia e la “soupe valpellineintze” (zuppa alla valpellinese); ottima anche la cacciagione, i camosci in salmì (in “civet”), le trote, la “carbonade”, spezzatino di manzo, e la fonduta, piatto unico a base di formaggio, fuso in un’apposita pentola, per essere mangiato caldo. Gustate gli insaccati, come il Vallee d’Aoste jambon de Bosses, prosciutto dalla speciale maturazione, i Boudin dal gusto raffinato, la Saouseusse, carne trita stagionata, il Lard d’Arnad, morbido lardo, il Teuteun, mammella bovina salmistrata, la Motzetta, aromatica carne essiccata. Il microclima alpino è la gioia delle mele, che qui sviluppano sapori intesi. Assaggiate la Red e la Gold delicious, la Jonagold e la Renetta: crude o cotte, sono dolci e versatili, base di frullati, marmellate dolci o salate, da accompagnare a pregiate pietanze. Dulcis in fundo, i dessert e i vini. Per i primi, assaggiate le tegole, i torcettini – tipici biscotti regionali - e il blanc manger alla valdostana con l’utilizzo di panna; per i secondi, posto d’onore a tutti, come i bianchi Muller-Thurgau e Pinot nero (vinificato in bianco) e i rossi Pinot nero, Gamay, Torrette, Nus Rouge. Mangiato troppo? Ecco un bicchierino di Genepì, digestivo a base di erbe alpine, le artemisie.
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