Da Chiusi di La Verna a Pieve Santo Stefano
La prima tappa parte da Chiusi di La Verna e arriva a Pieve Santo Stefano.
Si cammina per 15 chilometri attraverso le Foreste del Parco del Casentino in Toscana su un sentiero affrontabile anche da escursionisti non esperti, molto suggestivo e altrettanto rievocativo dei luoghi percorsi e cantati da Francesco di Assisi.
Si parte da Chiusi di Laverna e imboccando il sentiero 51 si attraversa il “Bosco delle Fate”. I primi passi del Cammino sono tra alberi imponenti, tappeti di muschio e grotte nascoste, con i raggi di luce che si fanno spazio tra le fronde, un incanto davvero fiabesco.
Dopo circa mezz’ora si arriva al Santuario di La Verna, uno dei luoghi più sacri e coinvolgenti di tutto il cammino di San Francesco d’Assisi: è qui che Francesco ricevette le stimmate.
Si sale quindi con qualche strappo per 7 chilometri, con pendenze che aumentano per guadagnare il Monte Calvano e poi il Monte Modina.
Si scende per i restanti 8 chilometri della tappa, camminando su una più che affrontabile strada sterrata fino all’arrivo. Pieve Santo Stefano è nota come “la città del diario” perché ospita un affascinante museo-archivio pubblico, Il Piccolo museo del diario, che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflettono, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche.
Da Pieve Santo Stefano a Sansepolcro
Si parte da Pieve Santo Stefano alla volta di San Sepolcro. Si attraversa la Riserva naturale dell'Alpe della Luna e l’area di Monte Verde, con una sosta consigliata all’eremo di Cerbaiolo.
La tappa è dura, tanto che si consiglia, se non si è in piena forma, di dividerla programmando una notte a Pian della Capanna, per ripartire al mattino successivo.
Il primo tratto presenta una salita lunga e impegnativa che da Viamaggio prosegue nel bosco, un passaggio che durante la Seconda Guerra Mondiale ricalcava un tratto della Linea Gotica.
Oggi la guerra, almeno qui, è un triste ricordo e le presenze sono solo amiche. Se si ha fortuna si scorgono infatti caprioli e daini nella Riserva naturale dell'Alpe della Luna, mentre si cammina tra alberi maestosi e i paesaggi evocati nel Cantico delle Creature di San Francesco, fino a raggiungere l’Eremo di Montecasale luogo in cui si narra che Francesco abbia convertito i tre ladroni.
Si prosegue in discesa verso Sansepolcro, cittadina accogliente e scrigno di arte e bellezza rinascimentale. Sansepolcro rimanda nel nome ai due pellegrini che rientrati dalla Terra Santa, fondarono qui una comunità monastica.
Da San sepolcro a Citerna
La terza tappa, da Sansepolcro a Citerna, è la tappa di passaggio tra Toscana e Umbria, tra campi coltivati e antichi casali. Il consiglio è di lasciarsi tempo ed energie per godersi il centro storico raccolto e ben conservato di Sansepolcro, sul cui duomo è scolpita la suggestiva immagine di un pellegrino.
La tappa è relativamente breve, poco più di 12 chilometri per circa 4 ore di cammino. Usciti dal Sansepolcro, dopo circa 3 chilometri ci si ritrova tra campi coltivati e antichi casali, in vista della “terra di San Francesco”, l’Umbria.
Eccoci a Citerna, un borgo adagiato su un colle nell'Alta Valle del Tevere. È un gioiello, con un centro storico raccolto e ben conservato, in cui il pellegrino viene accolto e rifocillato con gentilezza e attenzione. Prima di ripartire, merita una visita La chiesa di S. Francesco, che conserva la meravigliosa Madonna con Bambino in terracotta di Donatello.
Da Citerna a Città di Castello
L’arte contemporanea del Novecento è invece rappresentata da Alberto Burri, che qui nacque e di cui molte opere sono esposte nelle sedi museali della città che gli diede i natali. Da Citerna parte la seconda tappa toscana. Qui si entra nel paesaggio dolce dell’Alta Valle del Tevere, un paesaggio collinare, punteggiato da piccoli paesi, chiese e macchie di bosco. Un primo punto di approdo è l’eremo francescano del Buon Riposo, che rimanda alla sosta ristoratrice che si concedette Francesco. L’eremo accolse anche Gino Bartali, che durante la seconda guerra mondiale salvò circa 800 ebrei nascondendo documenti falsi nel manubrio della sua bicicletta.
È ora di raggiungere Città di Castello, centro d’arte e finale di tappa. Qui sorsero palazzi e chiese di grande valore come il Duomo, S. Domenico e S. Francesco, mentre nel Museo Diocesano si conserva il Tesoro di Canoscio, tra i più antichi corredi esistenti ad uso liturgico, risalente all’età paleocristiana.
L’arte contemporanea del Novecento è invece rappresentata da Alberto Burri, che qui nacque e di cui molte opere sono esposte nelle sedi museali della città che gli diede i natali.
Da Città di Castello a Pietralunga
Una tappa lunga circa 30 chilometri. Tanti, troppi per essere affrontati tutti d’un fiato. Ci si può, anzi, ci si deve fermare, bevendo e ristorandosi, scegliendo una o più soste intermedie. Si sale e si scende dalle colline umbre, camminando lungo mulattiere e strade secondarie, tra boschi e prati senza particolari pendenze, né difficoltà. Dopo circa 6 km dalla partenza da Città di Castello si arriva a Sasso, punto di sosta ideale prima di raggiungere Pieve de’ Saddi, importante perché luogo della prima cristianizzazione dell'Alta Valle del Tevere e per secoli centro religioso del territorio.
Oggi la pieve è un ostello gestito da volontari che accolgono con calore, ristorando i camminatori che devono affrontare i saliscendi che li dividono da Pietralunga borgo che rimanda al medioevo, con il suo intreccio di vicoli che cinge la rocca Longobarda dell' VIII secolo. La sosta è anche l’occasione per visitare il complesso del Candeleto, dove si può campeggiare e ristorarsi e in cui è conservata un'importante raccolta ornitologica nell’Oasi di Candeleto.
Da Pietralunga a Gubbio
26 chilometri: un’altra tappa molto lunga, su mulattiere e strade secondarie, tra boschi e prati senza particolari pendenze né difficoltà. Ci sono però molte occasioni per fermarsi, riposare, dormire e riprendere energie al riparo di alberi oppure in chiese e abbazie, anche se chiuse. Lungo il cammino lo sguardo spazia sulle colline umbre. Si raggiunge la frazione di Loreto, godendosi il panorama dal belvedere accanto alla chiesa di San Giovanni Battista.
L’arrivo a Gubbio, la vista al centro storico e ai luoghi che legano Francesco alla città ripagano la lunga fatica. A Gubbio, davanti alla chiesa di S. Francesco si è accolti dalla statua di Francesco e il lupo, a ricordo del miracolo della belva feroce ammansita dal Santo.
Il legame profondo tra Francesco e la città umbra è raccontato anche nel percorso “Fratello Lupo Gubbio”, che permette al pellegrino di visitare i luoghi francescani della città, “seconda patria” del Santo di Assisi.
Gubbio è tra le più antiche città dell'Umbria, ancora intatta nel suo impianto medievale. Dall’alto la domina la basilica di S. Ubaldo, al centro c’è invece la trecentesca piazza Grande, su cui si affacciano il Palazzo dei Consoli e Palazzo Pretorio, ma anche il Duomo e il Palazzo Ducale. Fuori dalle mura, testimoniano un passato glorioso il Mausoleo romano, la chiesa di San Secondo, la chiesa della Madonna del Prato e la chiesa della Vittorina.
Da Gubbio a Valfabbrica
Una tappa molto lunga, altrettanto impegnativa per i saliscendi che muovono quasi tutti i 46 chilometri del percorso che ripercorre al contrario uno dei viaggi di Francesco, che dopo essersi spogliato di ogni proprietà davanti al vescovo di Assisi, si diresse a Gubbio. Ripercorrendo quel lungo cammino, si lascia Gubbio per proseguire tra la valle del fiume Chiascio.
La prima sosta è presso l’abbazia di Vallingegno, dove Francesco fu accolto con riluttanza e messo in cucina come sguattero.
La seconda è la chiesetta delle Ripe, dove ci si può fermare e riposarsi. Da qui si sale tra i boschi fino all’eremo di S. Pietro in Vigneto, in cui ci si può ristorare nell’ostello donativo. A borracce riempite si può rimettersi in cammino fino alla Chiesa di Caprignone. L’ultima fermata intermedia è il castello di Coccorano, da cui si affronta la discesa fino a Valfabbrica.
Da Valfabbrica ad Assisi
Nei 13 chilometri dell’ultima tappa si cammina tra oliveti e vigneti, su salite e discese, nell’attesa di raggiungere Assisi. Il primo tratto è nel bosco, con qualche dislivello impegnativo. Quando se ne esce si vede da lontano il profilo della Basilica di S. Francesco e la città di Assisi.
L’emozione cresce. Si può scegliere di entrare nel Bosco di San Francesco, attraversandolo in alternativa a un tratto di strada asfaltata.
Assisi è a un passo, il momento culminante del Cammino è arrivato. Si entra in città dalla porta S. Giacomo e ci si dirige verso la Basilica di S. Francesco. La basilica inferiore vi accoglierà con il cielo stellato delle volte e i dipinti di Giotto e Cimabue. Si scende, per raggiungere la Tomba del Santo, luogo che esprime un forte misticismo, quasi palpabile. A illuminare la tomba di Francesco solo la luce fioca di una lanterna e intorno regna il silenzio, che invita al raccoglimento e alla preghiera.
L’ultimo atto del cammino, simbolico ed emozionante, si svolge invece all’ingresso della Basilica Inferiore, dove si trova la Statio Peregrinorum e si ritirano il Testimonium (per chi ha fatto 100 km a piedi o 200 in bici) o la Chartula Peregrini, simboli di un’esperienza indimenticabile.