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Natura
Emilia Romagna

6 tappe tra i segreti della natura bolognese

Un itinerario alla scoperta di una terra ricca di tesori nascosti, testimonianza di un’antica origine geologica.

3 minuti

Da Tossignano a San Lazzaro di Savena, da Bologna a Monzuno e poi Pianoro, l’entroterra bolognese è ricco di elementi paesaggistici che ne determinano la storia.

Borghi dalla forte attrattiva ambientale, che ti consigliamo di esplorare in un percorso di 6 tappe, immerso a 360 gradi nella natura delle terre bolognesi.

Tossignano, il borgo del gesso

Tossignano, il borgo del gesso

Il nostro viaggio inizia lungo la valle del fiume Santerno, dominata dalla Vena del Gesso Romagnola, sede del Parco Regionale e primo elemento paesaggistico che ha determinato le vicende storiche di questa terra.
Dall’alto della frazione arroccata di Borgo Tossignano è possibile ammirare il panorama sulla Riva di San Biagio e le sfumature di questa formazione gessosa dai luccicanti strati, risultato di secoli di sedimentazione sottomarina, poi riemersi in superficie in tutta la loro imponente maestosità.
Potrete dilettarvi ad attraversare questi suggestivi crinali tra trekking ed escursioni in mountain bike.

Risalendo la Valle, vi imbatterete in un’altra testimonianza geologica: la Riva dei Cavalli, nella verdissima area lungofiume di Fontanelice: l’altissima parete marnoso-arenacea è prova evidente dei movimenti del sottosuolo.

Scendendo verso Imola, ecco le Sabbie Gialle, ennesima antica traccia del mare che un tempo bagnava questa zona, dove si trovano ancora conchiglie fossili.
L’area è meglio osservabile dal Parco delle Acque Minerali e lungo il Rio Correcchio, dall’alto della Riserva orientale del Bosco della Frattona.

San Lazzaro di Savena e la pietra della luna

San Lazzaro di Savena e la pietra della luna

Dirigendovi verso le colline bolognesi, nel cuore di San Lazzaro di Savena, c’è il più grande parco carsico emiliano: il Parco dei Gessi e Calanchi dell’Abbadessa.
Gli affioramenti gessosi e i calanchi, generati dal fenomeno geomorfologico dell’erosione, colpiscono per il loro colore argenteo, luminoso come la madreperla, effetto noto come selenite, poiché ricorda la pietra della luna.
Di grande interesse anche l’area sotterranea del Parco, con le sue 100 grotte: tra le più famose, visitabili con una guida speleologica, la Grotta del Farneto e quella della Spipola.

Gli amanti delle due ruote possono visitare la zona attraversando la Ciclovia dei Gessi di Gaibola.

Bologna-Salaborsa per un viaggio nel tempo

Bologna-Salaborsa per un viaggio nel tempo

Proseguendo il cammino, raggiungiamo il centro di Bologna. Anche qui troviamo numerosi esempi d’interesse geologico.
Il primo è visibile dal pavimento di cristallo della Biblioteca Salaborsa in Piazza del Nettuno, che consente di percorrere un vero e proprio viaggio indietro nel tempo, grazie alla presenza di resti di antiche civiltà, dalla villanoviana alla Bononia romana.

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce anche i principali materiali di cui il sottosuolo è ricco: argille e limi, gli stessi utilizzati nei monumenti bolognesi, dalla scultura della Vergine con Bambino sulla facciata del Palazzo Comunale agli edifici in mattoni del Palazzo del Podestà e Palazzo Re Enzo.

Bologna-Museo Geologico Cappellini

Bologna-Museo Geologico Cappellini

Restando a Bologna e raggiungendo via Zamboni vale la pena sostare al Museo Geologico Cappellini, che ospita una collezione stracolma di reperti geo-paleontologi provenienti dagli angoli più disparati del mondo. Un patrimonio di quasi un milione di pezzi tra vertebrati e invertebrati, piante e rocce fossili.
Ma il vero protagonista è il Diplodocus, mastodontico modello di dinosauro dell’epoca giurassica, lungo 26 metri e alto 4.

Monzuno, i pinnacoli e le grotte del Monte Adone

Monzuno, i pinnacoli e le grotte del Monte Adone

Cambiando rotta verso l'Appennino, attraversate la Riserva naturale del Contrafforte Pliocenico, circa 15 chilometri di fronte roccioso di arenaria con rilievi incredibili.
Tra questi, il Monte Adone, il più alto dei suoi fratelli, attira l’attenzione con i pinnacoli erosi dal vento, le fenditure profonde e le grotte occupate sin dal Neolitico.

Giunto a Monzuno, potete lasciare l’auto e proseguire a piedi lungo il sentiero n. 910 del CAI, che regala un panorama mozzafiato.

Pianoro, le case nella roccia

Pianoro, le case nella roccia

L’ultima visita è al borgo di Livergnano, nel comune di Pianoro, che colpisce per le sue case così addossate alla parete rocciosa da sembrare quasi scolpite in essa.

Oltre alla possibilità di una passeggiata alle pendici del Monte Rosso, il comune bolognese ospita il Museo e Centro di Documentazione The Winter Line, che all’interno di una delle particolari abitazioni scavate nell’arenaria espone reperti della Seconda guerra mondiale, dalle divise agli elmetti, ma anche oggetti come radio, borracce e posate, tutti ritrovati in loco. 

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