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Crypta Neapolitana

Panoramica

Nota anche come Grotta Vecchia di Pozzuoli, questa struttura fu edificata in epoca augustea da L. Cocceio Aucto, architetto di Agrippa, il quale era l’ammiraglio di Ottaviano. Ciò è stato riferito da Strabone (V, 4, 6), che risulta essere stato l’autore non solo della Grotta di Cocceio ma anche del Portus Iulius e della Crypta romana a Cuma. La galleria è stata menzionata nella Tabula Peutingeriana, una carta con itinerari stradali di epoca tardo imperiale, e ricordata da Donato, Seneca, Petronio ed Eusebio. Scavata interamente nel tufo, ha una lunghezza di 705 metri, una larghezza originaria di 4,50 metri ed un’altezza di circa 5 metri. Per garantire una buona illuminazione e una buona ventilazione, la galleria è dotata di due pozzi di luce obliqui. Durante il vicereame spagnolo, a causa della scarsa visibilità, fu installato un sistema di illuminazione costituito da lanterne sorrette da funi tese tra pali. Quando Giuseppe Bonaparte diventò re, due file di fanali vennero tenute costantemente accese. Dalla metà dell’Ottocento, si cominciò a usare fanali a gas, uno dei quali, risalente alla fine del secolo, è stato ritrovato durante i recenti lavori di risistemazione. Le opere di allargamento ed abbassamento del piano stradale, nonché di pavimentazione eseguite in più fasi da Alfonso d’Aragona nel 1455, da don Pedro di Toledo nel 1548, da Carlo di Borbone nel 1748 e dal Comune di Napoli nel 1893, hanno fatto perdere alla grotta gran parte della sua antica fisionomia. Lateralmente all’ingresso, si possono ammirare due nicchie affrescate: quella di sinistra con una raffigurazione di Madonna con Bambino databile al XIV secolo, quella di destra con il volto dell’Onnipotente, la cui datazione non è certa. Petrarca nell’Itinerarium Syriacum menziona una cappella di piccole dimensioni denominata di Santa Maria dell’Idria, realizzata da un eremita in prossimità dell’entrata alla grotta. Nei lavori di restauro aragonese e nel corso dei lavori eseguiti durante il vicereame spagnolo, fu rinvenuto un bassorilievo in marmo bianco raffigurante Mitra, databile tra la fine del III e l’inizio del IV sec. d.C. e attualmente conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Dalle testimonianze risulta che i culti misterici dedicati a Mitra siano presenti in Campania a partire dal II sec. d.C. La presenza del rilievo nella Crypta ha portato a ipotizzare che si trattasse di un luogo di culto mitriaco. La superstizione popolare ha sempre associato alla grotta qualcosa di misterioso e di magico, tanto che attraversarla indenni era considerato un vero e proprio miracolo.
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Crypta Neapolitana
Salita della Grotta, 80122 Napoli NA, Italia
Chiama +39081669390

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