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Il ritmo lento dell’autunno dal sapore italiano: itinerari e luoghi dove andare per i tuoi viaggi in Italia

Sei alla ricerca di posti da visitare in autunno in Italia? Sarà la freschezza dell'aria o i colori delle foglie che cambiano, viaggiare in questa stagione in Italia ha qualcosa di molto speciale. Il periodo migliore dell’anno per svolgere attività inconsuete, come visitare vigneti e degustare deliziosi prodotti locali. Scopri le innumerevoli possibilità offerte dal territorio italiano da settembre a dicembre.
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Borghi
Pennabilli

Pennabilli

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Il borgo di Pennabilli è disposto al centro tra due punte rocciose: il Roccione (un tempo Penna) e la Rupe (un tempo Billi) che nel ‘300 erano munite di castelli. Oggi solo sulla Rupe, segnata da una croce, ci sono alcuni ruderi del fortilizio, mentre il nucleo abitato originario nacque ai piedi del Roccione, per poi espandersi nel tempo ed occupare tutta la conca tra le due fortificazioni. Di grande interesse e meritevole certamente di una visita è il sistema museale, che si compone di: Mateureka – museo del calcolo, dedicato alla matematica e all’informatica, il Museo diocesano A. Bergamaschi ospitato nel palazzo Bocchi, il Mondo di Tonino Guerra, nei sotterranei dell’oratorio di S. Maria della Misericordia e dedicato allo scrittore che tanto amò questi luoghi e il Museo naturalistico del parco Sasso Simone e Simoncello. Nel centro storico e nel circondario si sviluppa poi un museo diffuso molto curioso, nato dall’amore dello scrittore Tonino Guerra per questo territorio. Nei dintorni, poi, un’escursione piacevole porta alla scoperta della pieve romanica di Ponte Messa e del borgo medievale di Bascio. Tra le numerose manifestazioni che animano il paese, segnaliamo Artisti in piazza, festival internazionale di arte di strada che si tiene a giugno e la Mostra mercato nazionale dell’antiquariato, a luglio, una delle più qualificate, longeve e importanti d’Italia.
Laghi
Lago di Nemi

Lago di Nemi

Nel territorio dei Castelli Romani, il borgo di Nemi è immerso da sempre nel verde di un bosco. La parola latina per bosco è “nemus”, ciò che spiega benissimo il nome e la sua antichità. Molto più recente ma non meno meritato è il riconoscimento del paese come Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, nel rispetto dei rigidi requisiti di qualità ambientale e turistica fissati in proposito. A partire dal nono secolo, Nemi era poco più che un castello dei conti di Tùscolo. Anche se nel tempo quel castello è diventato il rinascimentale Palazzo Ruspoli, la torre castellana delle origini ancora svetta sull’abitato. Qui la principale attrattiva turistica è costituita dal Lago stesso e dalla vegetazione circostante, dove si scende per un sentiero oppure per la Via del Tempio di Diana: una volta in basso, si può passeggiare lungo tutto il periplo dell’acqua per una lunghezza complessiva di circa sei chilometri. Culturalmente parlando, invece, non si può non rendere omaggio al Museo delle Navi romane. Il capannone degli anni ’30 del ‘900 dove si visitano i modelli delle due navi assieme a importanti ritrovamenti archeologici è peculiare per almeno due ragioni. La prima è che si tratta del primo caso italiano di edificio museale costruito ex novo per ospitare un contenuto e non viceversa, e la seconda che il contenuto perpetua la memoria di qualcosa di veramente unico. Già dal ’400 si sapeva che in fondo al lago giacevano gli scafi di due gigantesche imbarcazioni dell’età di Roma antica: il grande architetto e teorico rinascimentale Leon Battista Alberti le aveva individuate. Si trattava di due ornatissimi scafi-palazzo dove l’imperatore Caligola teneva feste o forse celebrazioni del culto di Diana alla quale il Lago era sacro. Recuperarle circa un secolo fa si è purtroppo dimostrato vano: nel 1944 i due scafi bruciarono completamente, sembra per l’incuria o per la deliberata volontà delle truppe tedesche occupanti. Nonostante tutto, il Museo è comunque estremamente evocativo.
Borghi
Urbania

Urbania

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Urbania, l’antica Casteldurante, si trova nell’alta valle del Metauro, a nord delle Marche. Diventò Urbania dal 1636 quando Papa Urbano VIII la elevò a Città e Diocesi per la civiltà degli abitanti e la bellezza del luogo. Vario e di grande prestigio è il patrimonio culturale e artistico del borgo: Palazzo Ducale, oggi ospita la biblioteca, il Museo civico e il Museo di Storia dell’Agricoltura e dell’Artigianato; il teatro Bramante, uno dei gioielli della Regione; la cattedrale di San Cristoforo e il Cimitero delle Mummie, con 18 corpi ben conservati grazie a un curioso fenomeno di mummificazione naturale dovuto a una particolare muffa presente sul territorio. Poco distante dal centro, c’è il Barco Ducale. Ricco anche il ventaglio di proposte naturalistiche, con itinerari in Appennino e il Bosco dei Folletti, sentiero ludico-didattico perfetto per i più piccoli. Il borgo può vantare un’importante tradizione legata alla ceramica, che con le sue maioliche la rese famosa fin dal rinascimento. Oggi la tradizione è riproposta dalle botteghe del luogo e si tengono corsi durante tutto l’anno. Tra i prodotti tipici, spiccano il crostolo da accompagnare con salumi, pecorini ed erbe di campo, il bostrengo, dolce a base di riso e noci tipico della stagione fredda, da abbinare al vino di visciole. Tra gli eventi, la Festa Nazionale della Befana (6 gennaio e i 3-4 giorni precedenti) evento per tutta la famiglia con spettacoli, laboratori, eventi e tante attività, la Sagra del Crostolo a settembre e le numerose mostre allestite presso il Palazzo Ducale.
Borghi
Subiaco

Subiaco

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Distante circa un’ora dalla Capitale, Subiaco è il cuore pulsante della Valle dell’Aniene e unisce alla ricchezza di storia, arte e cultura, la bellezza della natura del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Luogo ideale per tanti sport all’aria aperta, escursioni e passeggiate, è anche la culla del monachesimo e della stampa. Da vedere sono il Monastero di San Benedetto o Sacro Speco, dove il santo si ritirò in preghiera ancora adolescente e dettò la regola “Ora et Labora” e il Monastero di Santa Scolastica, fondato nel 520 d.C. con tre meravigliosi chioschi (Rinascimentale, Gotico e Cosmatesco) e una splendida biblioteca che conserva ancora numerosi manoscritti e dove è stato stampato il primo libro a caratteri mobili in Italia. Meritano una visita anche il Convento di San Francesco, raggiungibile attraverso il ponte omonimo a schiena d’asino, la Rocca Abbaziale che ospita il MACS – Museo delle Attività Cartarie e della Stampa, la chiesa di San Pietro, la piazzetta di Pietra Sprecata e il borgo medievale degli opifici (o borgo dei cartai). Per gli appassionati di sport e attività outdoor, la Valle dell’Aniene con il fiume omonimo, il Monte Livata e il Parco Regionale dei Monti Simbruini offrono numerose possibilità, come arrampicate, speleologia, soft rafting e kayak. A tavola, si consiglia di provare la pasta fatta in casa (la sagna e le pezzole con i fagioli Buccitti, prodotto autoctono) il caratteristico Pappaciuccu (a base di cavoli neri lessati, tozzi di pizza di granturco raffermi e pane casereccio) e i subiachini, biscotti tipici a base di mandorle, albumi, miele e zucchero. L’artigianato è legato alla grande tradizione della produzione e lavorazione della carta. Tra le manifestazioni più rilevanti, segnaliamo il Palio di San Lorenzo (10 agosto) e il Festival dei Cortei storici Borgiani, a settembre.
Idea Viaggio
Alessandria, città di cappelli e biciclette

Alessandria, città di cappelli e biciclette

Nascosto nella fodera di seta di un cappello, il nome di Alessandria ha fatto il giro del mondo. Il cappello è il Borsalino, prodotto qui dal 1857 e, grazie alle sue linee eleganti e aeree, eletto a copricapo di culto da moltissime celebrità: indossavano un Borsalino Giuseppe Verdi e Frank Sinatra, Winston Churchill e Mikhail Gorbaciov, Gary Cooper e Alberto Sordi, Charlot e Indiana Jones. Indossava spesso un Borsalino anche Umberto Eco, un altro alessandrino che ha fatto il giro del mondo. Della sua città, disse che «non ha avuto santi né eroi»: in effetti, per lungo tempo Alessandria ha avuto soprattutto guerre, come spesso capita ai territori di confine. Stretta fra le rive di due fiumi, il Tanaro e la Bormida, Alessandria è stata contesa tra guelfi e ghibellini, da Piemonte, Lombardia e Liguria, da francesi e austriaci. Oggi, però, tutto questo ha soprattutto vantaggi. Alessandria è difatti uno scampolo di pianura padana in cui tutto è a portata di mano: a metà strada fra Milano, Torino e Genova, dista pochi chilometri dal mare della Riviera ligure e dai laghi del Verbano-Cusio-Ossola, dal Monte Rosa e dalle Alpi italo-francesi, per non dire degli idilliaci paesaggi collinari delle vicine Langhe. Alessandria sembra consapevole di questo privilegio e se ne sta defilata, quasi a voler tenere segreto di questa fortuna per coltivare le sue passioni di sempre: la bicicletta, innanzitutto, perché è proprio bello pedalare su e giù per le colline vitate dell’Alessandrino in primavera. Un rapporto speciale lega la città alla due ruote e, al Museo AcdB, una grande fotografia scattata nel 1890 ai Giardini della Stazione attesta che si tratta anche di un amore di lunga data. Andate in giro per Alessandria in bicicletta perlustrando il centro di piazza in piazza e poi puntate verso il Tanaro presidiato dalla Cittadella, roccaforte sabauda, per poi pedalare fino a Marengo dove un bel museo multimediale riporta all’epoca della celebre battaglia che si combatté in questi luoghi e che segnò l’irresistibile ascesa al potere di Napoleone Bonaparte.
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