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Il ritmo lento dell’autunno dal sapore italiano: itinerari e luoghi dove andare per i tuoi viaggi in Italia

Sei alla ricerca di posti da visitare in autunno in Italia? Sarà la freschezza dell'aria o i colori delle foglie che cambiano, viaggiare in questa stagione in Italia ha qualcosa di molto speciale. Il periodo migliore dell’anno per svolgere attività inconsuete, come visitare vigneti e degustare deliziosi prodotti locali. Scopri le innumerevoli possibilità offerte dal territorio italiano da settembre a dicembre.
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Borghi
Subiaco

Subiaco

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Distante circa un’ora dalla Capitale, Subiaco è il cuore pulsante della Valle dell’Aniene e unisce alla ricchezza di storia, arte e cultura, la bellezza della natura del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Luogo ideale per tanti sport all’aria aperta, escursioni e passeggiate, è anche la culla del monachesimo e della stampa. Da vedere sono il Monastero di San Benedetto o Sacro Speco, dove il santo si ritirò in preghiera ancora adolescente e dettò la regola “Ora et Labora” e il Monastero di Santa Scolastica, fondato nel 520 d.C. con tre meravigliosi chioschi (Rinascimentale, Gotico e Cosmatesco) e una splendida biblioteca che conserva ancora numerosi manoscritti e dove è stato stampato il primo libro a caratteri mobili in Italia. Meritano una visita anche il Convento di San Francesco, raggiungibile attraverso il ponte omonimo a schiena d’asino, la Rocca Abbaziale che ospita il MACS – Museo delle Attività Cartarie e della Stampa, la chiesa di San Pietro, la piazzetta di Pietra Sprecata e il borgo medievale degli opifici (o borgo dei cartai). Per gli appassionati di sport e attività outdoor, la Valle dell’Aniene con il fiume omonimo, il Monte Livata e il Parco Regionale dei Monti Simbruini offrono numerose possibilità, come arrampicate, speleologia, soft rafting e kayak. A tavola, si consiglia di provare la pasta fatta in casa (la sagna e le pezzole con i fagioli Buccitti, prodotto autoctono) il caratteristico Pappaciuccu (a base di cavoli neri lessati, tozzi di pizza di granturco raffermi e pane casereccio) e i subiachini, biscotti tipici a base di mandorle, albumi, miele e zucchero. L’artigianato è legato alla grande tradizione della produzione e lavorazione della carta. Tra le manifestazioni più rilevanti, segnaliamo il Palio di San Lorenzo (10 agosto) e il Festival dei Cortei storici Borgiani, a settembre.
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Civita

Civita

Ubicato a 450 m slm nel cuore del Parco Nazionale e all’interno della Riserva Naturale Gole del Raganello, Civita è un borgo tra i luoghi più belli della Calabria che fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia e della Bandiera Arancione. Sorto intorno all’anno Mille, deve le sue origini alle genti di Cassano all’Ionio che, in fuga dalle scorrerie saracene, qui presero dimora. Abbandonato in seguito del sisma del 1465, venne colonizzato da coloni albanesi intorno al 1471. Civita è oggi uno scrigno della cultura arbëreshe di cui custodisce usi e tradizioni. Conosciuto come “paese tra le rocce”, o “paese del Ponte del Diavolo” per via della suggestiva costruzione medievale in pietra, Civita è immerso in una verdeggiante vallata circondata da montagne boscose, in uno scenario naturale mozzafiato. Numerose sono le tracce del passato che il borgo conserva: viuzze intersecate, slarghi, case in pietra a due piani e le caratteristiche case antropomorfe o parlanti, le cosiddette “case di Kodra” (dall’artista albanese Ibrahim Kodra che le scoprì), piccole abitazioni, con finestrelle, canna fumaria e comignolo, la cui facciata richiama la faccia umana, e i caratteristici comignoli, piccole opere d’arte che tenevano lontana la malasorte. La vita del borgo ruota attorno alla “gjitonia” (vicinato), una forte identità sociale regolata da mutuo soccorso e spirito di appartenenza. Civita vanta un ricco patrimonio di edifici religiosi tra cui la Chiesa di Santa Maria Assunta in stile barocco (XVI secolo) dove vige il rito liturgico bizantino, la Cappella cinquecentesca di Santa Maria della Consolazione e quella dedicata a Sant’Antonio. Luogo da non perdere è il suggestivo Ponte del Diavolo, lungo 36 metri, che supera con un’unica arcata il torrente Raganello.
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Montagnana

Montagnana

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano Nelle campagne a sud dei Colli Euganei, lungo la strada che collega Padova a Mantova, Montagnana spicca come uno dei complessi fortificati medievali tra i più intatti e meglio conservati del mondo. 1950 metri di perimetro di mura merlate trecentesche, 24 torri alte fino a 19 metri, 4 porte, il fossato a prato libero da manufatti e l’imponente Castello di S. Zeno (con il mastio alto 38,40 metri) usato dai veneziani per stipare la canapa e oggi sede del Museo civico Antonio Giacomelli.  All’interno di questa splendida cinta muraria, anche il centro storico è rimasto integro, con vie a portici, una grande piazza e un’atmosfera di cittadina veneta della pianura. Da vedere soprattutto piazza Vittorio Emanuele II, che nel medioevo ospitava il mercato e sulla quale affacciano edifici porticati del 700-800, il settecentesco palazzo del Monte di Pietà (che fu dal 1497 la prima banca di Montagnana, fondata dai frati con intenti sociali) e il Duomo, intitolato a Santa Maria, imponente con una facciata verticale di forte impatto. Il re dei prodotti tipici locali è il prosciutto crudo dolce “Prosciutto Veneto DOP”, che già gustavano nel Quattrocento e che oggi segue un rigoroso disciplinare di produzione, con il Consorzio di Tutela che ne cura salvaguardia e promozione. Nella seconda metà di maggio, viene celebrato in paese con un grande festival gastronomico, fra degustazioni e abbinamenti ai vini Doc veneti. Da abbinare al prosciutto crudo, in estate, c’è anche il melone montagnanese, mentre tra i dolci spiccano il Pandolce di Ezzelino e il Dolce del Palio, che rimanda a un’altra importante manifestazione che anima il territorio la prima domenica di settembre, il Palio dei 10 Comuni, rievocazione storica con una sfrenata corsa a cavallo tra le 10 comunità dell’antica “Sculdascia” montagnanese.
Idea Viaggio
Alessandria, città di cappelli e biciclette

Alessandria, città di cappelli e biciclette

Nascosto nella fodera di seta di un cappello, il nome di Alessandria ha fatto il giro del mondo. Il cappello è il Borsalino, prodotto qui dal 1857 e, grazie alle sue linee eleganti e aeree, eletto a copricapo di culto da moltissime celebrità: indossavano un Borsalino Giuseppe Verdi e Frank Sinatra, Winston Churchill e Mikhail Gorbaciov, Gary Cooper e Alberto Sordi, Charlot e Indiana Jones. Indossava spesso un Borsalino anche Umberto Eco, un altro alessandrino che ha fatto il giro del mondo. Della sua città, disse che «non ha avuto santi né eroi»: in effetti, per lungo tempo Alessandria ha avuto soprattutto guerre, come spesso capita ai territori di confine. Stretta fra le rive di due fiumi, il Tanaro e la Bormida, Alessandria è stata contesa tra guelfi e ghibellini, da Piemonte, Lombardia e Liguria, da francesi e austriaci. Oggi, però, tutto questo ha soprattutto vantaggi. Alessandria è difatti uno scampolo di pianura padana in cui tutto è a portata di mano: a metà strada fra Milano, Torino e Genova, dista pochi chilometri dal mare della Riviera ligure e dai laghi del Verbano-Cusio-Ossola, dal Monte Rosa e dalle Alpi italo-francesi, per non dire degli idilliaci paesaggi collinari delle vicine Langhe. Alessandria sembra consapevole di questo privilegio e se ne sta defilata, quasi a voler tenere segreto di questa fortuna per coltivare le sue passioni di sempre: la bicicletta, innanzitutto, perché è proprio bello pedalare su e giù per le colline vitate dell’Alessandrino in primavera. Un rapporto speciale lega la città alla due ruote e, al Museo AcdB, una grande fotografia scattata nel 1890 ai Giardini della Stazione attesta che si tratta anche di un amore di lunga data. Andate in giro per Alessandria in bicicletta perlustrando il centro di piazza in piazza e poi puntate verso il Tanaro presidiato dalla Cittadella, roccaforte sabauda, per poi pedalare fino a Marengo dove un bel museo multimediale riporta all’epoca della celebre battaglia che si combatté in questi luoghi e che segnò l’irresistibile ascesa al potere di Napoleone Bonaparte.
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