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Teatro Storchi

Panoramica

Nella seconda metà del XIX secolo, dopo la demolizione delle arene provvisorie costruite sui baluardi della città e l’incendio del Teatro Aliprandi (1881), Modena rimase priva di un edificio teatrale destinato a spettacoli popolari e d’evasione. L’omissione fu colmata dal commerciante Gaetano Storchi, che decise di finanziare a proprie spese la costruzione di un teatro portandolo a termine con l’architetto Vincenzo Maestri, con l’intento di avviare un’opera pia volta ad assistere malati e bisognosi con una parte degli introiti serali.
Lo Storchi differiva dal Teatro Comunale per l’ubicazione, poiché sorse su un terreno ceduto gratuitamente dal Comune, che faceva parte della nuova area edificabile creata con la costruzione della barriera Garibaldi (1884), a seguito dell’abbattimento di porta Bologna (1882). Tale posizione originale determinò una struttura architettonica peculiare, con una facciata principale rivolta a settentrione verso piazza (attualmente largo) Garibaldi e una seconda verso il passeggio delle mura (ora viale Martiri della Libertà). Il progetto, eseguito in stile greco-romano secondo i dettami della precettistica eclettica contemporanea ben nota a Maestri, fine conoscitore dell’antichità e della relativa pubblicistica, costruttore colto o restauratore di residenze per la nuova borghesia in ascesa. L’architetto elaborò un progetto elegante e armonioso in tutte le sue parti, in cui l’uso ricercato della decorazione plastica distingueva le varie parti dell’edificio, dotato di locali di servizio, ridotto, fumoir, caffè, come richiedevano il gusto e le necessità moderne. La realizzazione avvenne però in economia, su un terreno che si rivelò sin dall’inizio instabile, con l’uso di materiali scadenti che ben presto ne compromisero la stabilita’; l’ornamentazione, per stessa ammissione del Maestri, divenne grezza e sommaria, per cui giàin fase di costruzione, il teatro assunse quell’aspetto disadorno che è lontano dalle immagini diffuse dal periodico "Ricordi di Architettura" (1887, vol. X, fs. IX, tav. II) in cui comparvero i disegni originali, soprattutto all’esterno. Il fronte, infatti, mostrava due avancorpi con un doppio ordine di finestre binate e un coronamento a timpano; tra di essi furono inserite due logge architravate con colonnato dorico la prima e ionico la seconda, coperta a terrazzo al livello della cornice degli avancorpi. La facciata rivolta verso le mura era ripartita allo stesso modo, ma in origine mostrava la sola loggia di pianterreno coperta con una terrazza praticabile.
Al momento dell’inaugurazione, avvenuta la sera del 24 marzo 1889 con l’opera Le donne curiose di E. Usiglio, il teatro mostrava una platea a ferro di cavallo accessibile da un atrio con colonnine di ghisa e un loggione con parapetto in ferro e gradinata in legno. La sala, con copertura a catino, era dipinta dal carpigiano Fermo Forti con l’aiuto di Giuseppe Migliorini e rappresentava l’apoteosi di Gioacchino Rossini e di Carlo Goldoni. Dalla scala del secondo ordine si accedeva al foyer comunicante con le terrazze, mentre gli ambienti di servizio e d’abitazione si trovavano al piano superiore, il caffè al pian terreno, i camerini per gli attori dietro al palcoscenico e sotto la platea le scuderie per i cavalli degli spettacoli equestri. In previsione di questo tipo di spettacoli fu resa la platea mobile.
Dai controlli effettuati poco prima dell’apertura, subito si rilevarono alcuni crepacci nella facciata di levante e ponente. Nel 1893, oltre al ripresentarsi di tali inconvenienti, si notarono anche dei cedimenti nella volta; cattiva acustica e "stacchi" nel palcoscenico, che ne portarono nel 1894 alla radicale ristrutturazione affidata all’ingegnere Luigi Sfondrini di Milano, già autore dei teatri Costanzi di Roma e Verdi di Padova. Questi provvide al rifacimento della copertura, ad una leggera modifica della curvatura della sala ed alla costruzione, l’anno successivo, nel 1895, della seconda loggia nella facciata di ponente(A.St.C. Modena, Atti amministrativi, 1892, f. 298, fs. Teatri, pz. Teatro ed Opera Pia Storchi).
Negli anni seguenti si registrarono numerosi altri interventi alle coperture.

Nel 1929 fu restaurato l’esterno del teatro sotto la direzione dell’ingegnere Francesco Benvenuti Messerotti, rifacendo gli intonaci e le cornici, e nel 1931 il radicale intervento dell’architetto Mario Baciocchi di Milano trasformò la sala nel modo in cui la conosciamo oggi. I lavori, seguiti dall’ingegnere Zeno Carani, illustre costruttore del teatro di Sassuolo, compresero l’arretramento delle balaustre a filo dei palchi, ampliando così la platea, di cui si cambiò il pavimento, che si ingrandì ulteriormente con la creazione del golfo mistico, posto in parte sotto il palcoscenico (anch’esso rifatto come le gratinacce). Anche l’impianto di illuminazione fu sottoposto a recupero. Infatti, fu aggiunto un telaio di vetro e ferro nel lucernaio, a opera dello stesso Sfondrini. Seguirono anche il rifacimento delle decorazioni della sala, il restauro degli uffici, , il caffè e i rimanenti ambienti per una spesa di lire 350.000 (A.ST.C. Modena, Opera Pia Storchi, 1927-31, f. IX, fs. 1929, 31). Nel 1981 l’amministrazione comunale di Modena assunse in gestione il teatro, che nel 1986 ha concluso i restauri e ripreso un’intensa attività.

Teatro Storchi
Largo G. Garibaldi, 15, 41124 Modena MO, Italia
Chiama +390592136021 Sito Web

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