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Teatro Consorziale di Budrio

Panoramica

Secondo quanto riportato dal cronista Domenico Maria Baldassarri, religioso servita che dal 1663 al 1690 scrisse le Memorie antiche di Budrio, la gioventù della città era straordinariamente attratta dalla recitazione nei teatri. Una tendenza che convinse due privati cittadini, nella seconda metà del Seicento, a creare due teatri nelle loro rispettive abitazioni. Uno di questi fu il Teatro da Commedie per la gioventù, eretto per desiderio di Giambatista Fracassati (defunto nel 1690), di cui però presto non si ebbero più notizie. L’altro teatro, voluto da Paolo Sgarzi nel 1672 nel suo palazzo in ’via Longa di S.Domenico’, è arrivato fino ai nostri giorni: ricostruito negli anni Venti, è l’attuale Consorziale.
La struttura restò proprietà privata fino al 1802, quando fu acquisito dalla Partecipanza. Il teatro passò poi al figlio di Sgarzi, Giambattista, studioso di belle lettere e accademico Intrepido, e giunse poi nelle mani delle nipoti nel 1724. Le sorelle Sgarzi lo hanno infine venduto, nel 1735, a Giuseppe Maria Boriani, ricco notaio. Nel corso di quell’anno fu verificato lo stato in cui versava l’edificio, come dimostrano le perizie redatte da mastri muratori locali. Questi confermarono che il teatro fosse ormai inutilizzato da anni, quindi versava in uno stato disastroso. Con la morte di Giuseppe Maria Boriani junior, nel 1793, fu lasciato in eredità all’Opera Pia Bianchi. Allora, secondo l’inventario dei beni, fu valutato 2.200 lire ed era dotato di uno scenario composto da diverse tele e rispettive "giunte" rappresentanti: sala, atrio e giardino (il tutto valutato 400 lire).
A parte una notizia riportata nel foglio settimanale "Bologna", stampato da G.Monti e secondo cui il 16 ottobre 1696 il budriese Giuseppe Maria Cesari rappresentò “un’opera bellissima intitolata l’Incostanza costante, ove vi concorsero molte dame e cavalieri" e un Sedecia ultimo re di Giuda del Granelli allestito nel carnevale 1742, non ci sono giunte conferme circa le attività svolte nel teatro in quel periodo. Tuttavia, vari indizi lasciano supporre che la struttura fosse operativa. Tra questi, spiccano lo scenario e un bando "sopra il rispetto dovuto ne’ teatri", datato 13 gennaio 1787, custodito presso l’Archivio Comunale di Budrio. Ciò che sappiamo con certezza è che fu utilizzato dai dilettanti di comica della zona e che Faustino Trebbi ha operato, a titolo gratuito, come pittore-scenografo. Furono inoltre recitate le opere del capitano e membro del Consiglio della Comunità Domenico Inzaghi (1737-1824), letterato per diletto e autore di moltissime tragedie e commedie, oltre che importante collezionista d’arte. Questi, nelle sue opere stampate nel 1806, raccontò nella prefazione: "Avevano è vero i miei drammi riportato in vari incontri il plauso degli ascoltanti". Nel 1802 il teatro diventò proprietà della Partecipanza e da allora tutto ciò che lo riguarda è stato accuratamente registrato e documentato presso l’Archivio Comunale.
La struttura fu inoltre restaurata e abbellita, per volere dei Partecipanti, dal capo-mastro muratore Vincenzo Boriani. Ottenne così l’aspetto elegante, ma morigerato, che l’ha caratterizzata fino all’ultima ristrutturazione totale. Tra i lavori compiuti, fu rifatto e alzato il coperto del palcoscenico e della platea con la volta a padiglione. Sono stati inoltre creati i tre ordini di palchi sorretti da colonne doriche e i camerini.
Nel 1810 un tal Filippo Massarenti chiese alla Partecipanza il teatro in via gratuita per cinque anni, con la possibilità di subaffittarlo, in cambio della promessa di arricchirlo di scenari: una reggia, un campidoglio, una strada e una magnifica camera, tutti dipinti dal budriese Francesco Cocchi nel periodo del carnevale del 1811. L’inventario dei bene conservati nel teatro, compilato nel 1815, conferma un ricco il corredo di scena in cui spiccano proprio un campidoglio, un bosco, alcuni pezzi per un castello con torre e la quinta di una camera non terminata. Altri lavori di miglioramento coinvolsero la sala teatrale e il palcoscenico tra il 1837 e il 1838 e il pittore budriese Luigi Sacchi fu incaricato di dipingere nuovi scenari: un villaggio, una piazza, un bosco e una reggia. L’inventario del 1839 cita anche tre macchine per fingere il rumore del tuono, della pioggia e del vento. Altri scenari ancora vengono prodotti nel 1841 e nel 1855, di cui gli ultimi dipinti da un tale Marini, evidente testimonianza dell’intensa attività portata avanti dal teatro. Sulle scene si avvicendarono dilettanti budriesi, compagnie di giro e filodrammatiche bolognesi. Il palco ospitò commedie e tragedie, accademie vocali e musicali e spettacoli di ogni genere, tra i quali i veglioni di carnevale. Gli spettacoli erano numerosi in tutte le fasi dell’anno, ma aumentavano soprattutto in corrispondenza del carnevale e della fiera di S. Lorenzo. Il teatro, durante la prima guerra mondiale, divenne un alloggioi per i militari e sfruttato come deposito per i fiori di tiglio. Dal 1920 divenne anche sala cinematografica in cui si tenevano, inoltre, comizi e adunanze (in cui parlarono diverse volte Quirico Filopanti, Andrea Costa e Aurelio Saffi). Dichiarato inservibile negli anni 1922-23 e spogliato dell’impianto di illuminazione, di arredi e scenari, ne fu vietata l’apertura. Seguì quindi un’ennesima ricostruzione della sua struttura, decisa dal Consiglio della Partecipanza nel marzo 1923. A tale scopo, nel giugno successivo, fu pubblicato il concorso in base a regole stabilite dall’ingegner Lorenzo Colliva. Vinse il progetto creato dal geometra Francesco Fabbri di Budrio e dall’architetto Fausto Fiumalbi di Bologna.
I lavori furono sovvenzionati con i guadagni ottenuti dalla vendita di una tenuta consorziale e di altri immobili, sommati alla partecipazione dell’Amministrazione Comunale. La nuova ampia sala edificata tra il 1924 e il 1928 vantava una pianta a campana, due ordini di gallerie sorrette da sottili pilastrini in ghisa e una terza balconata che affianca lateralmente l’imponente gradinata centrale del secondo ordine. I morigerati ornamenti, policromi e dorati, di ispirazione neoclassica sono opera del pittore Armando Aldrovandi. L’inaugurazione avvenne il 6 ottobre 1928 con la Gioconda di A. Ponchielli.
Sciolta la Partecipanza, nel 1932 il teatro divenne del Comune. Gli spettacoli proseguirono fino al 1940. Nel dopoguerra riprese l’attività e fu oggetto di ulteriori interventi di riadattamento e manutenzione dal 1962 al 1986. Il cartellone degli spettacoli divenne più ricco che mai, includendo eventi di prosa, concerti, operette, teatro comico, dialettale e per ragazzi.
Nel foyer, negli anni ’90, sono state allestite ricche mostre, soprattutto di disegni di autori come Altan, Nespolo, Pratt, Quino, Maceraro, Chiappori e dell’argentino Roggerone. C’è poi stato il periodo espositivo di manifesti realizzati da artisti del ’900 intitolati a grandi protagonisti della scena, quali il baritono Anselmo Colzani, il soprano Renata Tebaldi, l’attrice Valeria Morricone. L’attività espositiva di oggi è meno costante. Nell’ottobre 2006 è stata organizzata una mostra di Tonino Guerra e, più recentemente, una dedicata ad Alida Valli.
L’esterno del teatro, nel 2003, ha subito un restauro conservativo e l’interno ha registrato modifiche agli spazi dedicati all’ingresso, alla biglietteria e al caffè del teatro.

Teatro Consorziale di Budrio
Via Garibaldi, 35, 40054 Budrio BO, Italia
Chiama +39051801300 Sito Web
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