Il palazzo, che si trova non lontano dall’Abbazia di Montevergine e più vicino alle popolazioni locali ed ai pellegrini, è ancora sede della congregazione verginiana, che vi si trasferì nel 1732, in seguito alla distruzione della precedente abitazione a causa di un terremoto. Splendido esempio di architettura barocca, progettata da Domenico Antonio Vaccaro, uno dei più apprezzati architetti napoletani dell’epoca, e completata dall’ingegnere napoletano Michelangelo Di Blasio, la nuova struttura fu modificata in modo radicale, vedendo demolire la torre destinata a residenza dell’abate e la creazione di due imponenti rampe di scale subito dopo l’ingresso. Sulla volta dell’entrata è dipinto lo stemma dell’Abbazia, opera del pittore Antonio Vecchione, che affrescò anche le volte delle due stanze ospitanti l’Archivio diocesano.
Al primo piano, si può visitare la farmacia, con i suoi preziosi vasi, ciascuno dei quali reca su di sé lo stemma dell’abbazia, esposti in bacheche in noce, in perfetto stile Settecento. Al piano nobile, la sala capitolare, rivestita di recente (1957) di damasco rosso, è un opulento salone settecentesco, arricchito da tre arazzi cinquecenteschi di scuola fiamminga; sul soffitto, le decorazioni e gli stucchi sono opera dei fratelli Conforto di Calvanico. La cappella, con un altare di marmi policromi su cui è presente una tela dipinta da Paolo De Maio, allievo di Francesco Solimena, è stata restaurata in modo consistente nel 1925 da Vincenzo Volpe, noto esponente dell’Ottocento pittorico napoletano, che disegnò anche il soffitto e il pavimento in marmo, mentre il coro, in stile imitazione Settecento, in legno e cuoio intagliato, fu realizzato dal figlio Geppino e dal fratello Mario. Dell’ala settecentesca fanno ancora parte il refettorio, con tre arazzi, e la cucina, mentre l’ala degli studenti non faceva originariamente parte del progetto e fu aggiunta nella seconda metà del Settecento. Il giardino interno, esteso su 3000 mq, è strutturato intorno ad un vialone a croce latina, in asse con la torretta della facciata dove è situato un orologio di scuola napoletana (Barletta).
La Congregazione di Montevergine osserva ancora la clausura e per questo il palazzo di Loreto è visitabile soltanto nella parte occupata dalla Biblioteca, con annesso l’Archivio - di competenza statale - e la farmacia antica.