Nel Settecento, grazie alle esplorazioni borboniche, Ercolano, città romana distrutta e sepolta durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è tornata a far parlare di sé. Si trattava di un centro abitato modesto, costruito su un pianoro vulcanico ai piedi del Vesuvio, delimitato da due torrenti a est e a ovest e dotato di due insenature fluviali che fungevano da porti naturali e sicuri. Si ipotizza che la superficie delle mura confinanti fosse di circa 20 ettari, mentre quella attualmente visibile a cielo aperto è di circa 4,5 ettari, e che la popolazione complessiva fosse di 4000 abitanti.
La maggior parte della città antica rimane ancora sepolta sotto terra, sebbene la gran parte dell’attuale Parco Archeologico sia stata riportata alla luce. Quest’ultima si compone di abitazioni private imperiali con una straordinaria varietà tipologica: case con impianto tradizionale, caseggiati plurifamiliari, grandi residenze che si sviluppano in posizione dominante sul mare e sulla linea delle mura. L’impianto urbano comprendeva almeno tre decumani (di cui solo due scavati) e cinque cardini (di cui solo tre a cielo aperto), intersecati dai decumani e dalla costa. Anche il limite meridionale della città è noto: si estendeva con potenti sostruzioni voltate (fornici), terrazze con terme suburbane e grandi domus private, che si sviluppavano su più livelli.
Per la storia della città Dionigi di Alicarnasso la attribuisce all’eroe Eracle di ritorno dall’Iberia; per Strabone, prima dei Sanniti la città era in mano agli Opici-Osci, poi agli Etruschi e ai Pelasgi. Dopo la Guerra Sociale, Ercolano fu conquistata dal legato di Lucius Cornelius Sulla, Titus Didius, e fu così interessata dal processo di municipalizzazione condotto dai Romani. La sua esistenza fu poi interrotta dall’eruzione del Vesuvio e, di fatto, la città venne dimenticata.
Nel 1710, un contadino, Ambrogio Nucerino, scavando un pozzo per irrigare il proprio orto, recuperò molti frammenti di marmo pregiati, che solo più tardi si compresero appartenere al teatro della città antica. Avvertito della scoperta, il principe di Elboeuf, Emanuel-Maurice di Lorena, acquistò il pozzo e per nove mesi condusse personalmente esplorazioni per cunicoli. Nel 1738, per volere di Carlo III di Borbone, iniziarono sistematiche esplorazioni per cunicoli del sito antico.
Infine, nel 1828, sotto il regno di Francesco I di Borbone, furono intrapresi gli scavi a cielo aperto, che sono continuati fino al 1875, poi ripresi da Amedeo Maiuri nel 1927 e condotti fino al 1958. Negli anni successivi, ulteriori lavori sono stati condotti in diverse aree dell’Insula VI e lungo il decumano massimo, nonché nella fascia più meridionale dell’area archeologica.
Nel 1996-1998 sono stati eseguiti gli scavi in un’area denominata "Scavi Nuovi", collegata al parco archeologico da una trincea che scende a una galleria sottostante l’odierno Vico Mare. Nel 2007-2009, grazie ai finanziamenti della Comunità Europea, sono stati realizzati lavori di restauro e valorizzazione delle strutture dell’area Villa dei Papiri. Recentemente sono state scoperte strutture appartenenti alla Villa dei Papiri (quartiere atrio, primo piano inferiore e terrazza sul mare), facenti parte di un complesso termale nell’Insula nord-occidentale e di un lussuoso edificio residenziale nell’Insula I. Purtroppo nessuno di questi siti è stato completamente portato alla luce, dal momento che essi si trovano sotto terreni di proprietà private. È stato necessario, di conseguenza, impiantare un sistema di pompe idrovore per tenere costantemente sotto controllo l’acqua che affiora a seguito dello sprofondamento della linea di costa antica a seguito dell’eruzione del 79 d.C. e dei fenomeni a essa collegati.
La riapertura del Decumanus Maximus, via principale dell’antica Ercolano, segna la fine di un capitolo importante nella restituzione delle strade romane ai visitatori. Ora gli antichi negozi e altre interessanti residenze romane vicino alla scarpata settentrionale possono essere visti in tutto il loro splendore. Sono in corso anche i lavori di restauro della Casa del Bicentenario, ora visitabile nel suo pieno splendore.