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Spiritualità
Campania

Festa di San Donato di Auletta

A metà agosto tutto il borgo di Auletta festeggia il suo Patrono

3 minuti

Se in molte parti d’Italia il 15 agosto è fortemente legato al culto mariano, il borgo di Auletta, proprio in quel giorno, è impegnato in un’altra festività, molto importante per la spiritualità cittadina.

Il Settenario: preludio alla festa

Il Settenario: preludio alla festa

La ricorrenza, così sentita nel borgo da passare in primo piano anche rispetto all’Assunzione della Vergine, è la festa patronale dedicata a San Donato, o Donatello, come viene spesso chiamato per distinguerlo da San Donato d’Arezzo. Il giorno dedicato a San Donato è il 17 agosto, ma le celebrazioni cominciano con largo anticipo per prepararsi poco a poco al clima di festa. Si parte infatti, con il Settenario: sette giorni durante i quali si conta l’approssimarsi della festa sparando ogni mattina alcuni fuochi artificiali. Come dire: preparatevi, ormai manca davvero poco! Dall’inizio del Settenario per le strade di Auletta si vedono molte più persone del solito: sono in molti gli emigrati a tornare a casa per festeggiare con le loro famiglie. Forse è anche per questo che le festività in onore di San Donato sono un momento particolarmente propizio per la centa, ossia le offerte dei fedeli, che consistono in soldi, olio o grano...

La processione

La processione

Il 17 di agosto, di buon mattino, si entra nel culmine delle celebrazioni: è in questo momento che la reliquia di San Donato, oltre che un suo busto in argento, vengono portati in solenne processione. Il busto, che rappresenta il santo in estasi, è un manufatto del 1723 donato dalla marchesa di Caggiano come ex voto ringraziamento per l’avvenuta guarigione del nipote. Decorato per l’occasione con fiori e foglie di palma, durante la festa patronale viene portato in processione per le strade della città, seguito dai fedeli, molti dei quali scalzi, e dalla banda del paese. Il busto, però, non è solo nel suo percorso: in questo giorno anche la reliquia custodita nella chiesa di San Nicola ad Auletta sfila per le strade. Il reliquiario ha la forma di un braccio alzato, dato che proprio di questa parte del corpo si tratta. Infine, il 18 agosto si chiudono i festeggiamenti con un’altra processione a partire dalla Chiesa Madre di San Nicola di Mira che si conclude alla chiesa di San Donato, accompagnata da fuochi d’artificio.

San Donato da Ripacandida

San Donato da Ripacandida

Donato Simone da Ripacandida nacque da un’umile famiglia nel 1179. Iniziò a seguire la sua vocazione all'età di quattordici anni, trasferendosi nel monastero benedettino di Sant'Onofrio di Massadiruta a Petina vicino a Salerno, ma gli fu detto che era troppo giovane, e di presentarsi l’anno seguente all’abbazia di Montevergine. Nel 1195 tornò a Petina, nel monastero di Sant’Onofrio. Proprio questo luogo, lo stesso dove il santo spirò il 17 agosto 1198, all'età di soli 19 anni, è ancora visibile sotto forma di suggestive rovine.

Donato era legato all’acqua: aveva scelto per sé stesso una particolare forma di penitenza. Di notte, quando i confratelli dormivano, scendeva nella grotta scavata da un torrente poco sotto al monastero, e si immergeva nelle fredde acque. Una volta, l’abate, all’oscuro di tutto, lo seguì e, vedendo i vestiti abbandonati fuori dalla grotta, pensò ad atti impuri e decise di punirlo rubandogli le vesti. Dovette tuttavia ricredersi quando lo stesso giorno lo vide tornare dalla grotta vestito di tutto punto: gli abiti erano ricomparsi dove Donato li aveva lasciati!

La sua fama si sparse anche nei paesi vicini e molte persone da Auletta gli chiedevano consiglio. Sembra addirittura che una volta fu il santo stesso a togliersi l'avambraccio destro in risposta alle grida del popolo di Auletta. Sarebbe questa l’origine della reliquia, rimasta intatta per secoli, conservata nel reliquiario d'argento del 1618 e venerata ad Auletta nella Chiesa Madre. Una curiosità: è capitato che delle persone abbiano avuto l’occasione di toccare direttamente la reliquia del braccio di San Donato. Tutte loro raccontano di aver vissuto un’esperienza sensazionale: all’apertura della teca, si sprigiona un profumo sconosciuto ed intenso che sembra giungere da un altro mondo ed è così coinvolgente che, anche se intorno ci sono altre persone, ci si dimentica di loro e si rimane a tu per tu con il santo.

Credit to: Gianfranco Vitolo

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