Elea fu fondata tra 541 e il 535 a.C. e deve il suo nome alla fonte di Hyele. Fu fondata da alcuni greci esiliati dalla città di Focea, nella penisola anatolica, che in quel momento era stata invasa dall’esercito persiano. Elea, conosciuta per essere la città di origine dei filosofi Parmenide e Zenone (da qui il nome della scuola ‘eleatica’), divenne una delle città più sviluppate dell’età ellenistica, fino all’età romana (400 d.C.), quando venne rinominata Velia. Nel medioevo gli abitanti si spostarono sulla parte più alta della città dove vi costruirono un castello. Oggi gli edifici della città antica restano inglobati nella macchia mediterranea in cui si trovano diversi uliveti che si fondono con le strutture architettoniche rimaste.
Per visitare la città si può iniziare dalla parte bassa, dove si trovano diversi pannelli illustrativi e in cui molte strutture architettoniche risalgono al periodo di maggior fioritura di Elea. Il corso iniziale si affianca alle mura del 500 a.C., per ben cinque chilometri, da cui sono visibili anche le sepolture dei primi due secoli dopo cristo. L’ingresso ufficiale invece si ha nel momento in cui si attraversa Porta Marina Sud, coperta da una torre visibilmente distinta in due fasi di costruzione: quella in basso della prima metà del 400 a.C., costituita da massi rettangolari di pietra arenaria, e quella in alto del 200 a.C. circa, in cui sono stati usati massi di conglomerato. Quindi, superata la porta, e attraversando la strada omonima, si può notare un edificio pubblico, del 31 a.C.-14 d.C., che doveva essere forse la palestra o la scuola medica o il tempietto imperiale, dal momento che vi sono stati ritrovati diversi oggetti legati alle immagini della famiglia dell’imperatore Augusto. A sinistra, invece, si vedono quattro domus dello stesso periodo, adibite forse ad abitazioni o botteghe. Girando a destra si va verso la Masseria Cobellis dove si è scoperto un complesso architettonico pubblico, della stessa età circa degli altri, e caratterizzato da una scena su due piani e da un’attenta ricerca simmetrica. Al centro dell’edificio si trovavano un ninfeo e una vasca perimetrate da scale di laterizio coperte di marmo e ancora conservate piuttosto bene. Se si torna invece a Porta Marina ci si trova affiancati a due complessi di edifici di età ellenistica e tardo-imperiale, mentre in via Porta Rosa si possono vedere le Terme Adrianee del secondo secolo d.C., in cui vi sono il calidarium e il frigidarium allestito con mosaici in bianco e nero con alcune immagini di mostri marini e altri animali.
Prendendo la salita ci troviamo l’agorà sulla destra (anche se alcune recenti interpretazioni hanno voluto vederne l’immagine di un santuario, in nome del dio della medicina e della guarigione, Dio Asclepio), i cui ambienti sono tre, di cui il primo si apre sul porticato con una fontana. Il palazzo pubblico del secondo secolo usava l’acqua della fonte Hyele che, in età ellenistica, fu adibita a fonte termale e in cui venne costruito un edificio apposito (oggi se ne riconoscono ancora i tubi conduttori del vapore acqueo, la vasca per il bagno caldo e quelle in terracotta per il bagno singolo da fare da seduti). La via di Porta Rosa si affaccia sul Quartiere sud della città, non ancora del tutto esplorato, mentre andando sull’acropoli si trova il centro di Velia del Cinquecento a.C. circa. Sull’acropoli vi sono invece un teatro di età romana, poi danneggiato in età medievale per la costruzione del castello summenzionato. Del periodo successivo si hanno la Torre degli Angiò, le rovine delle mura e di due chiese, la cappella Palatina e la Chiesta di Santa Maria.