La Valle di Monastero a Pantelleria tra i vigneti di zibibbo come non l'avete mai vista
21 settembre 2022
3 minuti
Basta affacciarsi sull’orlo dell’antica caldera che ha dato vita alla Valle di Monastero perché lo sguardo vaghi su vigneti a perdita d’occhio. Sono uve di zibibbo di Pantelleria, un vitigno antichissimo che sull’isola si coltiva ancora secondo una tecnica portata dai Fenici. Tanto da aver meritato anche l’iscrizione nelle liste del Patrimonio UNESCO del 2014.
I vigneti della Valle di Monastero a Pantelleria
La vallata si è formata in seguito al crollo di un caldera vulcanica ma l’orlo è ancora in parte visibile lungo la costa di Zinedi, la serra di Ghirlanda o la costa di Zighidì. Il nome della valle deriva dalla presenza di un antico monastero bizantino ormai scomparso. Oggi al posto dei monaci ci sono i coltivatori di zibibbo: questa è una delle aree più fertili dell’isola.
La vite ad alberello patrimonio UNESCO
Terrazzamenti, vallate e pianori a Pantelleria sono ricoperti dal signore incontrastato del paesaggio pantesco, lo zibibbo, noto anche come Moscato di Alessandria, che qui cresce nella forma ad alberello.
La vite si pianta in una buca profonda 20 centimetri per proteggerla dai venti di scirocco che battono l’isola e favorire anche l’accumulo dell’umidità, indispensabile in un luogo in cui piove pochissimo. Non a casa il nome di Pantelleria viene dall’arabo Bent-el Rhia e significa Figlia del Vento. È per questo che per proteggere le coltivazioni si costruiscono muretti a secco secondo una tecnica importata dagli arabi.
La fatica dell’uomo, che cura manualmente ogni singola vite sin dalla notte dei tempi, è tra gli ingredienti fondamentali delle uve che si vendemmiano da fine Luglio. Poi vanno appassite al sole per 15-20 giorni. Si ritiene che il nome zibibbo derivi dall’arabo zabīb che significa proprio “uva secca”.
Le ore di lavoro necessarie per la coltivazione dello zibibbo sull’isola sono tre volte quelle necessarie per un vigneto su terraferma e la resa è comunque inferiore. Ecco perché il vino che se ne ricava è preziosissimo. Bere un bicchiere di Passito significa assaporare una sapienza millenaria insieme ai dolcissimi sentori di un’uva coltivata sul fertile terreno vulcanico.
Una passeggiata alla scoperta di vigneti
Godetevi una passeggiata alla scoperta del paesaggio pantesco tra dammusi, vigneti, distese di capperi e qualche gemma archeologica percorrendo i sentieri del Parco Nazionale Pantelleria.
Il sentiero Zighidì-Sauna-Favare
L’itinerario parte dall’area delle tombe bizantine scavate nella roccia vulcanica, attraversa aree rurali coltivate a zibibbo, ulivo e cappero e raggiunge la zona delle Favare vulcaniche passando per la Sauna di Benikulà, detta anche “bagno a secco” visto che ci si bagna senza immergersi nell’acqua per via dei vapori emessi attraverso la roccia. I sentieri da seguire sono i numeri 975 e 977. Si cammina per circa 3 ore riempiendosi gli occhi di meraviglia.
Camminare nella Valle del Monastero
In alternativa ci sono diverse associazioni locali che organizzano passeggiate intorno alla Valle di Monastero, tra dammusi e vigneti. In un paio di ore dal crinale di Zighidì si raggiunge la vallata sottostante. Lungo il percorso si vedono anche i caratteristici giardini panteschi, alte mura circolari che proteggono gli agrumeti dal vento.
Itinerario della Strada della Vite ad Alberello
Dal 2016 il comune di Pantelleria ha creato anche l’Itinerario della Strada della Vite ad Alberello, un circuito lungo 37 chilometri alla scoperta delle tecniche di coltivazione della vite e di produzione del vino sul particolare suolo vulcanico dell’isola.
Pantelleria Doc Festival
Il periodo migliore per capitare a Pantelleria è tra fine luglio e inizio agosto per scoprire la vendemmia interamente manuale delle uve di zibibbo ma se venite a inizio settembre potete immergervi nell’atmosfera del Pantelleria Doc Festival che celebra i vini dell’isola con un fitto calendario di eventi, degustazioni ed escursioni.