Il teatro situato nell’ex chiesa di Santa Chiara, è stato costruito più di 100 anni fa. La chiesa originale fu fatta costruire nel 1250 da Chiara da Polenta e distrutta nel 1805 da Napoleone Bonaparte. Gli affreschi trecenteschi sono stati conservati all’interno del Museo Nazionale di Ravenna e una parte di essi nel laboratorio di Ottorino Nonfarmale, a Bologna.
Nel 1992, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna, ha stanziato parte dei fondi per il restauro dell’opera. Dopo l’abbattimento del sito, la Chiesa e il convento, sono stati ceduti all’Ospedale di Santa Maria delle Croci e poi al barone Pergami della Franchina, che la trasformò in una cavallerizza.
Nel 1874 la chiesa è stata ceduta al comune per volere di un accordo privato stipulato tra Silvio Guerrini (ex sindaco del Comune di Ravenna), e Carlo Emilio Pergami – Belluzzi, ex barone di un tempo. L’Accademia Filodrammatica, priva della sede di cui era proprietaria (teatro Bertoldi), ha chiesto la concessione della chiesa per farne un teatro, inaugurandolo l’8 maggio del 1892 come Filodrammatico, a patto di non modificare la sua struttura architettonica.
La sala aveva una capienza di 220 spettatori in platea su sedili fatti in legno, e 90 in balconata. Nel 1919, l’Accademia Filodrammatica ha fondato la Società Artistica Drammatico-Musicale di Ravenna con il teatro intitolato a Luigi Rasi. Il teatro ha conosciuto un periodo di attività molto moderano, almeno fino al 1938, periodo in cui per ovvi motivi è stato chiuso. Dopo il 1943, sono stati effettuati lavori di ristrutturazione per aumentare la capienza a 400 posti. Dal dopoguerra, numerose filodrammatiche locali hanno svolto attività intense, diversificando in concerti musicali, spettacoli di prosa, conferenze, e persino una scuola di recitazione.
Dopo anni di interventi restaurativi e di manutenzione, la Commissione della provincia vigilante del territorio, nel 1959 obbliga alla chiusura del sito, reputandolo un luogo insicuro. Nel 1962 a tal proposito, si procede all’ammodernamento dell’intero impianto.
Con le modifiche di modernizzazione, la paura più grande è che si potesse perdere il valore e il fascino di un teatro storico. Fu così solo in parte, dato che a salvare (come anche affermato da Cristina Vetrucci), la sua struttura architettonica sono stati i suoi difetti, come l’acustica poco nitida e le piccole dimensioni e imperfezioni del palcoscenico.
Oggi il Teatro Rasi è un luogo in cui i giovani posso dilettarsi nei laboratori teatrali, far parte di un palco contemporaneo, dialettale, pur non trascurando le culture appartenenti alle minoranze etniche.
Grazie alla gestione di Ravenna Teatro, il sito è stato innovato a livello culturale e artistico, arricchendolo ogni anno di iniziative come laboratori teatrali, opere contemporanee e iniziative di prosa.