Il complesso termale è incluso nel monastero trecentesco adiacente alla chiesa di Santa Chiara ed è situato in un’area al di fuori della cinta muraria della città greco-romana, ad Ovest della porta urbica. Questo luogo aveva assunto la funzione di quartiere residenziale, con edifici pubblici, già a partire dal I secolo d.C. e fino al IV secolo, almeno. A dimostrarlo sono state le scoperte e le analisi di antichi e nuovi ritrovamenti archeologici. Il complesso ha mantenuto attiva l’attività termale fino all’età tardo antica; nel 440 d.C. è stato incorporato nella cinta muraria a seguito del suo ampliamento e, in seguito, è stato ristrutturato completamente. Il complesso termale è datato tra metà-fine I secolo d.C., è composto da diversi ambienti termali e ha una superficie di più di 900 mq. Ancora oggi è considerato l’esempio più completo di “thermae” di Neapolis. Probabilmente, l’edificio aveva il proprio principale accesso sull’asse stradale antico (decumanus), ovvero l’attuale via Benedetto Croce. Il complesso era composto da due sezioni parallele: una era quella della piscina, presumibilmente affiancata da un cortile che serviva da palestra. Il secondo settore era quello degli ambienti termali veri e propri. Attualmente, sono visibili solo alcune tracce del muro perimetrale della zona porticata ed un corridoio che separava la palestra dalla piscina; di quest’ultima, originariamente coperta, sono conservati i resti della banchina e delle scale di accesso. Sull’estremità meridionale del sito è stata rinvenuta una vasca ottagonale, di data posteriore, collocata in un ambiente che si pensa originariamente fosse l’ingresso della piscina. Nella parte occidentale dello scavo è presente un condotto idrico, forse facente parte di una più grande conduttura derivata dall’acquedotto del Serino. Gli ambienti termali si dispongono su due livelli, di cui uno è sotterraneo. Il laconicum era la sala per i bagni d’aria calda e secca, e si trova al centro del pianoterra; era collegato ai tepidaria (bagni a temperatura non troppo calda). Le tracce delle canalizzazioni sono ancora visibili oggi, attraverso tubuli per l’aria calda e colonnine cave o suspensurae che sostenevano il pavimento sospeso sull’ipocausto. Sul lato settentrionale dello scavo è stata rinvenuta una sala orientata a Nord che, probabilmente, fungeva da frigidarium o da ninfeo, in virtù della sua posizione: in seguito è stata trasformata in una cisterna. Nell’area posta dietro la parete meridionale della sala è stato individuato un vestibolo, che dava accesso al livello ipogeo. Nel Museo dell’Opera di Santa Chiara sono stati esposti alcuni reperti ritrovati durante gli scavi del complesso. Qui sono conservati anche arredi scultorei, oggetti comuni e d’arte sacra che provengono dalla chiesa, risalente all’età angioina (XIV secolo), così come dal chiostro e monastero ad essa annessi. Questi rappresentano gli unici resti sopravvissuti al terribile incendio del 1943, che incenerì quasi completamente il complesso. Il Museo è stato inaugurato nel 1995 e narra la storia del complesso monumentale, così come lo sviluppo storico artistico della cittadella francescana. La struttura si colloca in alcuni spazi del monastero che, un tempo, ospitavano le monache.