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Le Domus de Janas in Sardegna: alla scoperta delle tombe scavate nella roccia

3 minuti

Immaginate delle fate tessere con le loro mani delicate fili d’oro alla luce della luna, vegliando sul sonno dei bambini. È questa la fantasia che vi accompagnerà nel tour delle Domus de Janas, le Case delle Fate appunto, denominazione attribuita dalla leggenda popolare alle sepolture arcaiche scavate nella roccia, tipiche della Sardegna interna. L’isola ne custodisce migliaia, in un patrimonio unico.

A Sedini

A Sedini

Le Domus de Janas risalgono a 5000 anni fa, tombe scavate nella roccia che ci restituiscono oggi preziose testimonianze del Neolitico. Per via della loro struttura, la leggenda popolare le ha interpretate come le piccole case di creature fatate che tessono vegliando sul sonno dei bambini. Sono almeno 2.500 sparse in tutto il territorio, ma alcuni studiosi si spingono fino al numero esorbitante di 3.500: isolate o parte di vere e proprie necropoli, decorate o semplicissime.  

La Domus de Janas di Sedini, località in provincia di Sassari, ha una caratteristica unica: si trova all’interno del paese, sulla via principale, integrata nel centro storico. Gli abitanti del posto la chiamano semplicemente La Rocca e nel corso dei millenni hanno trasformato la loro casa delle fate mutandone di volta in volta la funzione. 

Se tra il IV e il III secolo a.C. era un sepolcro nel quale restituire i defunti alla Madre Terra, nel Medioevo è diventata abitazione e prigione, quindi nell’800 una cava per l’estrazione di materiale da costruzione, poi ricovero per animali, negozio e perfino sede di partito. Tutte queste sovrapposizioni riuscirete ad osservare nel corso della visita alla Domus, oggi trasformata dal Comune in Museo Domus, spazio dedicato alla tradizione etnografica di Sedini.

Approfittatene per esplorare il paese e passeggiare nei dintorni, ricchissimi di grotte, le stesse che davano riparo alle popolazioni primordiali. Quest’area a Nord della Sardegna vanta infatti origini antichissime e lo stesso borgo di Sedini è preistorico. Molte delle case sono ugualmente costruite nella roccia, mentre scalinate e sottopassaggi vi conducono a belle chiese e monumenti. Intorno, le minuscole località offrono scenari sorprendenti fino al mare.

La Necropoli di Genna Salixi

La Necropoli di Genna Salixi

Orientatevi verso Oristano e viaggiate fino a raggiungere il comune di Villa Sant’Antonio. A solo un chilometro da qui, su un’imponente roccia sul fianco di una collina sorge un insediamento prenuragico: la Necropoli di Genna Salixi composta da 14 Domus de Janas. Le grotte dei defunti presentano varie strutture, alcune sono dotate di un corridoio d’accesso e di più vani.

Tutte rappresentano l’importanza attribuita al culto dei morti dai primi abitanti dell’isola, quando intorno al 3000 a.C. i defunti venivano restituiti alla terra, adagiati in queste casette di pietra, centro dei rituali in onore degli antenati. Nicchie scavate nel pavimento e mensole a parete testimoniano la tradizione delle offerte e dei rituali funebri. Osservate con attenzione la roccia e noterete anche la presenza di un sistema di canalizzazione, per proteggere i sepolcri da infiltrazioni d’acqua.

La Necropoli di Is Loccis Santus

La Necropoli di Is Loccis Santus

Si scende a Sud, nella regione del Sulcis, per trovare un’altra sorprendente necropoli: Is Loccis Santus. 13 Case della Fate riservano un incanto in più perché la loro planimetria, unica in Sardegna, ricorda un fiore con i petali. Intorno alcuni Menhir e oltre la roccia che custodisce i sepolcri la verde macchia mediterranea.  La necropoli è anche un belvedere d’eccezione: il panorama si estende dall’isola di Sant’Antioco a quella di San Pietro e al Golfo di Palmas fino a Capo Teulada.

Il Museo Villa Sulcis di Carbonia espone numerosi reperti provenienti dalla Necropoli di Is Loccis Santus. In particolare, come parte della Collezione Doneddu, ceramiche decorate con file e puntini riempiti di materiali di diverso colore.

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