Panoramica
Si chiama Museo Chiaramonti dal cognome di Pio VII, il papa che lo istituì nel 1806, ma forse potremmo chiamarlo “Museo Antonio Canova”. A concepirlo e a disegnarne l’allestimento fu infatti il grande scultore in persona, adattando allo scopo la cosiddetta galleria bramantesca: è il lungo corridoio che delimita a est il cortile della Pigna, collegando il complesso dei Palazzi Vaticani al palazzetto del Belvedere. Canova ne fece perfino affrescare le lunette in stile neoclassico, coinvolgendo nell’impresa un maestro del calibro di Francesco Hayez. A quel tempo, Canova era una sorta di ministro dei beni culturali al servizio del papa, ufficialmente la sua carica era quella di ispettore generale delle Belle arti. Le sue collezioni contano un migliaio di reperti soprattutto romani, in cui spiccano una ricchissima collezione di ritratti e importanti testimonianze di scultura funeraria. Pochi anni dopo l’inaugurazione del Museo Chiaramonti, quando Napoleone fu sconfitto, Canova si occupò di recuperare le opere d’arte antica che erano state razziate dall’imperatore: per ricollocarle degnamente in Vaticano, il museo fu dotato di un nuovo edificio in stile neoclassico, il Braccio nuovo, che chiude a sud il cortile della Pigna. Proprio nel Braccio nuovo si trovano alcune delle opere più importanti, tra cui una versione del Doriforo dal bronzo di Policleto, l’Athena Giustiniani in marmo di Paro e una grande personificazione del Nilo. Sul corpo si arrampicano putti che scherzano fra loro, mentre sul retro e ai lati della base sono scolpite scene comiche di vita nilotica: pigmei che combattono contro coccodrilli e ippopotami, ibis che combattono contro i coccodrilli… Il Museo Chiaramonti prosegue anche nella galleria Lapidaria, che occupa il tratto finale della galleria bramantesca, verso il palazzetto del Belvedere.