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Meta turistica
Molise, l’Alto Molise

On the road dall’Adriatico al Tirreno, la strada del Molise e del Matese

Tipologia
Percorso in auto
Durata
3 giorni
Numero Tappe
4
Difficoltà
Facile

Quante strade ci sono che tagliano a metà lo Stivale? Tantissime, dall’Adriatico al Tirreno, da mare a mare. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Questa non è molto conosciuta, anzi è un tratto quasi ignoto o comunque dimenticato, senza più numero né titolo. Era la ex statale 86 Istonia. Non si presta ai collegamenti veloci, è la strada più desueta per andare da Vasto in Abruzzo a Napoli attraversando il Molise e il Matese, fatta per lo più di curve dietro alle quali si nasconde l’inatteso e quella bellezza insita in un luogo non sfiorato dal turismo di massa.

Prima di tutto, passeggiata d’obbligo tra le strade di Vasto, che si dipanano vista mare e che rivelano belle sorprese. E poi, con le spalle al mare, ci si gira verso le montagne e si imbocca la strada, galleria dopo galleria, curva dopo curva, circondati da viste fiabesche, paeselli arroccati, roccioni a difesa come Pietrabbondante, o un castello che incombe dall’alto come a Pescolanciano. Si entra in questi paesi e ci si stupisce di come si possa vivere così lontani da tutto, dalla modernità, con ritmi inimmaginabili e con il sorriso sempre sulla bocca. Proseguendo sulla strada si entra nel cuore della montagna molisana del Sannio con intorno un verde incontaminato fino a raggiungere quella meraviglia di boschi che è il massiccio del Matese che sovrasta l’altopiano. Si sale con leggerezza verso Campitello Matese, nota località sciistica, bella anche quando non c’è la neve. Ormai siamo in Campania e comincia a preannunciarsi la discesa verso Napoli. Piedimonte Matese è allo sbocco di due profonde gole, addossato alla montagna che ormai cede il passo alla pianura e alla modernità. Da qui arrivati al fiume Volturno, si è presto ad Alife, circondata dalle mura e con la cattedrale normanna. La strada prosegue in piano, tra la campagna e le pecore al pascolo e la frutta venduta a bordo carreggiata. Dopo Santa Maria Capua Vetere, la vecchia Capua distrutta e risorta. Siamo quasi a Napoli, siamo quasi giunti al golfo, dall’altra parte, nel mar Tirreno.

Vasto

Vasto

Vasto è in quel tratto di Abruzzo che non ti aspetti, all’estremità meridionale della Costa dei Trabocchi. Sono 40 km di verde che si affacciano sul litorale fra Ortona e Vasto, scandite dalla presenza dei trabocchi, le vecchie case dei pescatori, esili costruzioni in legno sospese sull’acqua come silenziose gru. Vasto è la più raffinata località della Costa dei Trabocchi, a cui non mancano bellezze artistiche, prelibatezze culinarie, spiagge di ogni genere e la strepitosa Riserva naturale di Punta Aderci.

Imperdibile da visitare è il palazzo D’Avalos, simbolo della cittadina, con il suo lussureggiante giardino napoletano settecentesco, sede del museo archeologico e della pinacoteca. Se si amano i luoghi romantici da cui contemplare il tramonto, a Vasto si avrà l’imbarazzo della scelta ma nessuno potrà eguagliare la loggia Amblingh dove si arriva con una passeggiata. 

È una balconata sospesa sulle campagne, dove lo sguardo spazia dal mare alle vicine colline molisane e nelle giornate terse, alle isole Tremiti. Qui si allineano localini per aperitivi e cene.

E infine, il litorale è uno dei più belli della costa, con le sue spiagge selvagge, ma anche per la grande spiaggia dorata delimitata dalla vegetazione, con i lidi sabbiosi e attrezzati di Vasto Marina.

Sulle tracce dell’ex SS 86 Istonia, inoltriamoci nell’Abruzzo tra valli e paesaggi unici. Varchiamo il confine con il Molise e  giungiamo ad Agnone, celebre in tutto il mondo per l’antica produzione delle campane. 

Il nostro cammino riprende tra le montagne molisane, cuore del Sannio.

Pietrabbondante

Pietrabbondante

Non è alla grande quantità di pietra e massi sparsi nel territorio, né alle tre morge, né agli spuntoni che allude il nome di Pietrabbondante. Si riferisce, invece, alle pietre degli antichi monumenti situati a poca distanza dal paese: è il complesso archeologico di Pietrabbondante, il Santuario italico, una delle cose più belle che si possano trovare in Molise, per la fusione perfetta di natura, paesaggio e architettura. È il più importante santuario ma anche centro politico dei Sanniti, con il teatro che faceva parte di un complesso di edifici sacri e civili collegati tra loro: perché qui religione e politica andavano a braccetto.

Il paese invece è un borgo che conserva la struttura medievale, nel cui profilo svettano le tipiche morge, una detta il Castello, alla base della quale si trova la chiesa di S. Maria Assunta con la sua facciata barocca.

Del resto, di rocce, borghi arroccati e castelli è disseminato il territorio, ma uno dei più importanti è quello di Pescolanciano, che domina dall’alto di un dente di roccia calcarea, e sotto cui si raccoglie un borgo antico avvolto da una cinta di case-mura. 

Piedimonte Matese

Piedimonte Matese

Siamo ai margini del Parco regionale del Matese che il Molise condivide con la Campania, un altopiano a quota 1000 metri sormontato da massiccio del Matese, un territorio tutto da esplorare con panorami grandiosi, conche carsiche, abissi e tante possibilità per speleologi ma anche per sport e attività all’aperto. Se solo ci fossero le yurte sembrerebbe di trovarsi nelle praterie dell’Asia centrale, l’atmosfera che aleggia è quella, con pianure verdi e covoni, tonalità sature, animali che pascolano e cieli sorvolati dalle aquile. A Miralago si apre uno splendido belvedere su una conca carsica tra le più vaste dell’Appennino occupata per lo più dal turchese lago del Matese. Una bella ciclovia di 20 km da compiere in mountain bike ci gira intorno. Ai confini del parco, dalle profondità del massiccio Matese affiorano due gole profonde allo sbocco delle quali sorge Piedimonte Matese. Il nucleo antico si trova a ridosso del monte ed è un borgo medievale dai bei palazzetti e vicoli lastricati in pietra, arricchito dalla presenza della chiesa di S. Maria Maggiore con le reliquie del patrono e del palazzo ducale dei Gaetani d’Aragona, riedificato all’inizio del Settecento. Con pochi chilometri di strada, si arriva ad Alife, che ancora conserva le antiche mura di epoca sillana (I secolo a.C.).

Santa Maria Capua Vetere

Santa Maria Capua Vetere

Costeggiando la piana alluvionale del fiume Volturno arriviamo a Capua distrutta e poi risorta. L’antichissima etrusca Capua edificata nel IX secolo a.C. con Roma ebbe sempre un rapporto difficile, fino a raggiungere il suo apice di splendore con Cesare quando diventò la più ricca città romana dell’Italia meridionale. Devastata la prima volta nel 456 fu definitivamente distrutta dai Saraceni nel 841. Il nuovo insediamento, in ricordo della grande Capua del passato, assunse il nome di Santa Maria Capua Vetere. Dell’antica Capua sopravvivono vestigia maestose, primo tra tutte lAnfiteatro Campano secondo solo al Colosseo per dimensioni e ricchezza decorativa. Molto importanti sono anche il Museo Archeologico dell’antica Capua e il vicino il Mitreo.

A poca distanza dalla città, la basilica di Sant’Angelo in Formis è uno dei più importanti monumenti medievali della regione, fondata sulle rovine del tempio di Diana Tifatina e di per sé già uno spettacolo con il suo affaccio sulla piana di Capua. Ma la vera sorpresa è all’interno con un ciclo di affreschi medievali tra i più vasti e completi dell’Italia del sud.

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