Il Museo Archeologico di Capua Antica è ospitato in un edificio del 1800 che in origine era la sede di una Caserma di Cavalleria. L’edificio fu costruito inglobando la torre di Sant’Erasmo, dove nel 1278 nacque Roberto d’Angiò e ospitò papa Bonifacio VII. La torre insisteva sui resti del Capitolium che occupava l’area centrale del lato sud del foro Albana. Il complesso museale è di proprietà e gestione del Mibact. Comprende il museo, inaugurato nel 1995, i laboratori di restauro, la ludoteca del museo, le sale espositive, le sale convegni, i magazzini e gli uffici direzionali. Il museo è costruito in muratura tufacea con tetto a falde lignee. Presenta un ampio cortile di forma quadrata circondato da giardini, aperto al pubblico come "museo a cielo aperto" con frammenti lapidei, sarcofagi e un grande mosaico a tema marino che rimanda a un vicino impianto termale. Al museo si accede attraverso un androne, sul quale si affacciano a sinistra le sale di sorveglianza e di accoglienza, a destra le sale espositive, didattiche e laboratoriali. Nella torre di S. Erasmo e nel Capitolium, le sale sono dedicate a mostre, attività didattiche e laboratori. Sul lato sinistro della facciata, con accesso indipendente, si trovano i locali del laboratorio di restauro e dei depositi. Il lato destro del cortile è prevalentemente adibito a magazzini, al piano inferiore, e uffici al piano superiore. Agli uffici si accede dal cortile, che è anche l’ingresso alle sale museali e alla ludoteca. Il braccio interno del quadrilatero edilizio ospita attualmente un deposito al piano terra, ma in quest’area è in corso di allestimento una nuova sezione espositiva dedicata alla via Appia e all’età romana. Al livello superiore si trova un’ampia sala per mostre temporanee, di oltre 700 mq, con accesso sia dal cortile che dal museo. Il patrimonio del Museo Archeologico di Capua Antica nasce negli anni ’80 con le ricerche di due eminenti studiosi, Alfonso De Franciscis e Werner Johannowsky. De Franciscis era particolarmente interessato alla conoscenza del passato della città, mentre Johannowsky si concentrò sull’esplorazione delle necropoli capuane. Da allora si sono susseguite ricerche e scoperte, che hanno portato alla necessità di istituire nel 1995 un "Museo del territorio". Questo museo completa ed è in continuità con il Museo Provinciale della Campania di Capua, fondato nel 1870 e inaugurato nel 1874. Il museo ospita una ricca collezione di reperti provenienti dal Santuario di Fondo Patturelli, tra cui la straordinaria raccolta delle celebri statue in tufo, le Matres di Capua. A piano terra, negli ambienti nella rimessa delle carrozze, ci sono le sale museali organizzate secondo una logica topografica e cronologica: assolve il ruolo di “museo didattico del territorio”. La sala I è incentrata all’età del bronzo con reperti databili dal XVII-XVI secolo a.C. provenienti da insediamenti preistorici rinvenuti nel comune di Capua. Le sale II-III sono dedicate all’età del ferro (fine X- prima metà dell’VIII sec. a.C.) a partire dai corredi più antichi databili connessi a una comunità che praticava la cremazione. Le sale IV-V gli oggetti annunciano la fase orientalizzante (seconda metà dell’VIII–inizio VI sec. a.C.) con la piena assimilazione dei nuovi modelli culturali legati al simposio e alla cura del corpo. La sala VI è dedicata agli spazi santuariali e all’affermarsi dell’architettura monumentale attraverso l’esposizione di statuine votive e antefisse, frutto della fiorente produzione di terrecotte architettoniche utilizzate per la copertura dei tetti. Le sale dalla VII alla IX si concentrano sulla “grande Capua dei Campani”, da città etrusca a capitale campana. La sala X è dedicata al santuario extraurbano della città, noto come “Santuario di fondo Patturelli”, dal nome della famiglia proprietaria del terreno. Nella sala XI sono esposte due sculture di età romana, copie di originali greci. Le sale dalla XII ospitano la mostra permanente “Nel segno dell’Appia: Capua altera Roma” per ampliare il percorso museale arricchendo l’offerta culturale relativamente alla fase romana della città. Il Mitreo di Capua (fine del I secolo d.C.) è considerato uno dei siti mitraici più antichi dell’Occidente. Al mitreo si accede da un edificio a torretta da cui si scende negli ambienti sotterranei che ricordano la grotta in cui Mitra nacque e imprigionò il Toro. Attraverso un oscuro vestibolo si accede alla suggestiva sala di culto, dove lo sguardo è catturato dalla straordinaria megalografia con la scena del sacrificio del toro. La sala, con pavimento in cocciopesto impreziosito da crustae marmoree verso il podio, è coperta da una volta stellata che anticamente doveva scintillare di gemme in pasta vitrea. Nella lunetta del podio domina la scena cultuale ricca di simboli e figure allegoriche con un preciso uso dei colori. Nella lunetta della parete opposta è un’elegante raffigurazione della Luna che guida un carro trainato da due cavalli verso il cielo notturno. Lungo le mura sono le banchine (praesepia) sulle quali i fedeli (mystes) si sedevano, i lati lunghi sono scanditi da un susseguirsi di scene, di cui restano i riquadri con Cautes e Cautopates. Sui fronti delle banchine sono rappresentate scene di iniziazione, rara testimonianza del rito misterico.
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