Nel 1992, il Museo è stato aperto al pubblico ed offre una raccolta di circa ventimila pezzi catalogati che riportano la vita contadina dal 1500 fino al 1918, durante il periodo in cui la Contea di Gorizia era sotto il dominio degli Asburgo. La struttura è suddivisa in tre grandi edifici: una settecentesca che in passato ospitava cantina e granaio, una ottocentesca che accoglieva le stalle e i fienili e una tettoia della metà del Novecento. Alcune meridiane sono dipinte sulla facciata principale della struttura; una recita un brano tratto dal Purgatorio di Dante, mentre l’altra è ispirata alle Georgiche di Virgilio.
Tra le cose visibili nel museo ci sono anche gli strumenti usati nei lavori agricoli, come carriole per la semina del mais, falcetti, roncole, carri, forche, bastoni e rastrelli, tutti databili dal XVI al XX secolo. Inoltre, sono esposte diverse misure di peso e capacità che erano in uso prima e dopo l’applicazione del sistema metrico decimale, in vigore nella Contea di Gorizia dal 1841. Inoltre, la vecchia tipografia di fine XIX secolo è ancora conservata, con la rotativa di manifattura tedesca e i caratteri di stampa in legno. Una collezione di scatole di latta per le industrie dolciarie, realizzate dalla fabbrica Passero di Monfalcone, e una aula scolastica con banchi, sedie, calamaio, lavagnette, precorritrici dei quaderni, lavagna e cattedra del maestro, sono altri luoghi presenti all’interno del museo. Uno spazio è dedicato al bandaio, un artigiano che fabbricava gli annaffiatoi in lamiera, e alla bottega del fabbro, con la fucina, l’incudine, il tornio, le pinze, parti in ferro per i carri e gli aratri, usci delle serrature, chiavi, lucchetti, cancelli e grate per finestre. Un altro è riservato al falegname, con tavolo da lavoro, torni, trivelle, morse, pialle, compassi, seghe e panche. Infine, una grande sala è stata riservata alle donne e alle bambine che hanno contribuito al mondo rurale, mostrando bavaglini e abitini per neonati, tende, addobbi per tovaglie, riviste di moda, tutto databile agli anni ’40.
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