Un’aula teatrale indipendente fu edificata a Russi di Romagna tra il 1812 e il 1813, utilizzando i proventi della vendita dei beni della Reale Gendarmeria comunale. In precedenza, le rappresentazioni teatrali avevano luogo in uno spazio insufficiente: la Scuola Vecchia, che si affacciava sulla Chiesa arcipretale e la Casa della Compagnia di Carità. Nel 1811, questa sede fu trasformata in teatro con una platea rettangolare e quattordici palchetti, disposti parallelamente al palcoscenico, su tre ordini. Inoltre, vi erano quattro piccole stanze di ridotto, due al piano terreno e due al primo piano. Si ritiene che l’inaugurazione abbia avuto luogo nel 1813, poiché in quell’anno è documentato, presso l’Archivio Comunale di Russi, un compenso a Stafano Zanzi per aver dato rappresentazioni comiche. Le stagioni teatrali si tenevano tipicamente tra dicembre e febbraio, iniziando dopo Natale, ed inoltre, dal 1836, si cominciarono a dare rappresentazioni anche per la fiera dell’Addolorata. Si offrivano soprattutto spettacoli di prosa: tragedie, commedie, farse, intervallati da saltuari spettacoli musicali, sia concerti che rappresentazioni liriche. La dotazione scenica del teatro era scarseggiante. Romolo Liverani fu incaricato nel 1842 di dipingere il sipario e, di conseguenza, l’illustre scenografo per l’occasione acquerellò sette vedute di Russi, che sono conservate alla Biblioteca Comunale di Forlì. Il Genio Civile dichiarò nel 1881 inservibile questo teatro e nel 1883 il Consiglio Comunale decise la costruzione di un nuovo teatro progettato dall’ingegnere capo del Comune di Russi, Giuseppe Tramontani. Questo edificio, di tipologia all’italiana con cavea, due ordini di palchetti e un loggione disposti a ferro di cavallo, fu terminato nel 1886. L’opera muraria venne appaltata da F.Fantini, e la decorazione fu affidata a Silvio Gordini, che ornò i palchi con festoni di fiori e dipinse sul plafond medaglioni con ritratti di celebri artisti; inoltre, la decorazione floreale, che andava sfumando verso il centro, rendeva all’apparenza più profonda la volta. Il 24 settembre 1887 avvenne l’inaugurazione con il Rigoletto di Verdi. Venivano spesso surrogati, a causa dei costi, dalle operette, e la lirica restava un avvenimento eccezionale di cui non si poteva godere sempre, nonostante il grande apprezzamento pubblico. Con il nuovo teatro, le stagioni liriche si susseguirono con regolarità a partire dagli anni ‘20, riscuotendo un notevole successo. Anche le stagioni di prosa ebbero una certa continuità, annoverando alcune presenze illustri, come quella di Maria Melato nel 1948. Spesso in gara tra loro, operavano numerose società per il divertimento che organizzavano nel teatro feste da ballo, ma anche veri e propri spettacoli. Dopo l’ascesa del fascismo fu soffocata questa proliferazione di attività. Furono intrapresi necessari lavori di restauro nel 1924, poiché l’ambiente era arrivato ad uno stato deplorevole a causa del tempo e dell’umidità. Il teatro fu adattato a locale cinematografico fino al 1964 dal secondo dopoguerra. Si tenne, nel 1966 un concerto vocale e la rappresentazione della Norma di Bellini con la presenza del soprano C. Parada; nel 1968, il Werther di J. Massenet; nel 1969, inoltre, spettacoli musicali e d’arte varia; da quella data, tuttavia, il teatro rimase chiuso ed inutilizzato per ben 32 anni. Due lapidi nell’atrio d’ingresso ricordano le esecuzioni indimenticabili del soprano Claudia Parada e del tenore Ettore Bergamaschi. Nel 1995, Gabriella Lambertucci e Mara Bottoni, gli architetti dello studio Arc-Lab di Ravenna, procedono ad un ben dettagliato rilievo redigendo il progetto di massima, facendo sì che si avesse per la prima volta un quadro preciso per pianificare l’intervento di recupero dell’edificio. Il progetto nasce con l’obiettivo, per quanto possibile, di conservare inalterata la tipologia e la dislocazione degli spazi, in modo da far tornare la struttura alla conformazione originaria, che era stata storicamente documentata, però stavolta adeguandola al tempo poiché con esigenze diverse per quanto riguarda le normative di sicurezza, al fine di renderla agibile. Sono stati dotati delle necessarie uscite di sicurezze tutti i palchi e la platea, inserendo al primo ordine due nuove scale antincendio e utilizzando cortile della chiesa adiacente al teatro per tale scopo. Inoltre, maggiori modifiche sono state necessarie per quanto riguarda il palcoscenico, perché mancava dei camerini e dei servizi di scena. Si è scelto, in tal caso, di fare uso dell’ampio spazio sotto di esso, adottando opportuni espedienti per non alterare irreversibilmente l’acustica della sala. Redatto nel 1997, il progetto esecutivo ha subito opere edili nel giugno1998 assieme agli interventi elettrici ed idraulici e antincendio, affidati a tre diverse ditte, i quali si sono conclusi solo due anni dopo. Le finiture e gli arredi sono stati portati a termine dopo un’approfondita indagine sulla documentazione conservata all’interno dell’Archivio comunale, che ha consentito la riapertura del teatro il 7 aprile 2001 con un concerto. Al suo esterno, l’edificio si presenta con una facciata composta da cinque porte d’accesso ad arco a tutto sesto, intervallate da lesene con capitelli, con su di essa una cornice dalle modanature a fascia. Troviamo al primo piano cinque fregi sopra i quali delle finestre, di cui le tre centrali a tutto sesto, sormontate da timpani; anch’esse sono intervallate da lesene con capitelli. La facciata si chiude con una cornice sormontata da un timpano con un bassorilievo raffigurante due Muse: si tratta della Musica e dell’Arte drammatica, mentre sostengono lo stemma di Russi. Ormai priva delle decorazioni di Silvio Gordini, la sala presenta al suo interno una struttura molto semplice. Infine, i tre ordini di palchi vengono sostenuti da esili ed eleganti colonne in ghisa con capitelli, per l’illuminazione ci sono appliques, a tre globi, in vetro.
Alcune informazioni sono fornite da:
Teatro Comunale di Russi
Via Camillo Benso Conte di Cavour, 8, 48026 Russi RA, Italia
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