I palchettisti del Teatro Vecchio fondarono nel 1848 un’associazione per reperire le risorse indispensabili per la costruzione di un nuovo teatro, dopo che la richiesta di finanziamento al governo centrale era stata rifiutata più volte. La Società, legalizzata nel 1856, si impegnò a sostenere le spese e incaricò Claudio Rossi, docente di disegno ed esponente della corrente neoclassica modenese assieme a Cesare Costa, di realizzare due progetti. La commissione optò per quello più tradizionale, ispirato al "Regio di Parma", e rifiutò quello di gusto neorinascimentale, considerato troppo sperimentale. Non si volle modificare l’area esistente, motivo per cui venne prescelta la zona libera tra il Castello dei Pio, dove sorgeva il Vecchio Teatro, e Palazzo Sacchetti, sede del Municipio. La costruzione, iniziata nel marzo 1857, si concluse quattro anni più tardi, con l’inaugurazione del 11 agosto 1861. La facciata era contraddistinta da un pronao con quattro colonne doriche, un ampio timpano e, più arretrato, un sottofrontone con un finestrone semicircolare decorato da una figura allegorica della Musica e dell’Arte Drammatica. Divenuti insostenibili i costi, nel 1860 la Società cedette la proprietà all’Amministrazione Comunale, la quale ricordò il loro impegno nella scritta "Societas erexit MDCCCLVIII" sulla facciata. Un giardino sul retro del teatro e alcuni busti di illustri cittadini delimitavano lo spazio teatrale, mentre l’interno era ornato da stucchi dorati. L’atrio dava accesso ai servizi di biglietteria, guardaroba e bar e alla sala dello spettacolo, la cui pianta a ferro di cavallo comprendeva 22 palchi al primo, 22 al secondo e 24 al terzo ordine, un palco reale e un loggione, che potevano contenere circa 500 persone. Ferdinando Manzini ritrasse i Soci nei medaglioni dei parapetti dei palchi, mentre Giuseppe Ugolini decorò il soffitto della platea con le figure della Musica, Poesia, Prosa e Danza e realizzò un progetto decorativo con nove Muse, simile a quello eseguito per il secondo Atrio del Municipale di Reggio. Anche il sipario era di sua creazione. La struttura portante del palcoscenico, purtroppo, è stata rifatta in cemento. Di grande interesse sono le sale di servizio, tra cui una sala per gli scenografi e diciassette camerini per gli attori, oltre al foyer del primo piano, con le copie tratte dalle figure femminili di Correggio, opera di Albano Lugli. La ’Società del Casino’ si riuniva in una saletta attigua con camino, dove organizzava mostre, conferenze ed eventi culturali. Un primo restauro fu eseguito nel 1939, seguito da un’importante ristrutturazione e consolidamento nel 1978-1981 voluta dal Comune.