Risale al 1845 la proposta di edificare a Busseto un nuovo teatro in sostituzione di quello già esistente nella rocca e che gli storici locali definiscono piccolo, indecente quasi inutilizzabile.
Il Seletti scriveva in proposito: "per la sua costruzione non avrebbe il merito di una parola di ricordo, ma per fu palestra ad esercitazioni filarmoniche, e drammatiche e musicali rappresentazioni sia di cittadini dilettanti, che di valenti compagnie", in particolare vi recitò in giovane età Adelaide Ristori, Provesi mise su quelle scene le sue opere buffe e Verdi le sue prime composizioni. Da una pianta della Rocca Ducale di Busseto conservata all’Archivio di Stato di Parma possiamo rilevarne forma e ubicazione: posto al primo piano, nella stessa ala ove si edificherà il teatro "Verdi", era di dimensioni assai ridotte nel palcoscenico e nella cavea con pianta a U e palchi. Nel 1856 la Municipalità acquista dal Demanio per L. 36.000 l’antica rocca medievale già sede della corte dei Pallavicino.
A seguito di questo evento viene ripresa l’ipotesi di costruire un nuovo più ampio teatro, che troverebbe qui, in considerazione della particolare rilevanza nel tessuto cittadino di questo storico edificio, un’adeguata collocazione.
Occorre sottolineare che lo stimolo e le ragioni fondamentali all’edificazione di questo nuovo teatro risiedono nella dedicazione, da parte dei bussetani, al concittadino Verdi che proprio intorno alla metà del secolo scorso, al culmine della notorietà, raccoglie esaltanti successi.
Il progetto è affidato all’architetto Pier Luigi Montecchini di Parma, al quale vengono poste alcune condizioni quali, ad esempio, la conservazione della maggior parte di materiali e parti murarie preesistenti e la massima delle economie, ma d’altro canto si raccomanda di creare un luogo splendido ed elegantemente decorato, degno del maestro cui lo si dedica. Il progetto è ratificato dal Consiglio Comunale il 18 giugno 1857, quanto all’esecuzione viene affidata all’impresa del bussetano Girolamo Sivelli, alcuni artigiani del luogo sono chiamati ad eseguire le opere meno rilevanti; mentre si fa ricorso a maestranze di provato valore ed esperienza per le parti più impegnative e specialistiche. Per esempio a Giuseppe Carletti di Parma sono affidate le parti intagliate, a Pietro Vasini e Germano Anfossi le dorature, al pittore Ferdinando Accarini di Busseto le scene e tutto quello che si riferisce al palcoscenico, l’illuminazione ad una ditta milanese e a Gaetano Mastellari di Parma il meccanismo del palcoscenico.
La decorazione pittorica è affidata a due insigni artisti bussetani Gerolamo Gelati e Gioacchino Levi, il primo non porterà a termine l’opera poiché muore nel 1865 ed è sostituito dai pittori parmensi Giuseppe Baisi e Alessandro Malpeli.
Gioacchino Levi, cui viene dato incarico di dipingere la volta della sala, è all’epoca un artista già affermato cui non si possono porre limiti e imposizioni, egli infatti si riserva di scegliere il soggetto. Com’è noto raffigurerà in quattro grandi medaglioni altrettante splendide figure allegoriche che rappresentano la Commedia, la Tragedia, il Melodramma e il Dramma romantico. Con le rappresentazioni di Rigoletto e Il ballo in maschera, in un clima di grande esaltazione per il genio del Maestro cui il teatro è naturalmente dedicato, avviene l’inaugurazione: è il 15 agosto 1868. Le signore in sala indossano abiti verdi e gli uomini cravatte del medesimo colore, ciononostante il musicista è assente e non solo per i suoi numerosi impegni ma piuttosto per una serie di controversie con le autorità locali di cui non ci pare opportuno riferire dettagliatamente in questa sede (si veda Napolitano, 1968, p. 35 sg).
Come abbiamo visto il teatro fu realizzato attraverso lo sventramento di una parte della Rocca medievale dei Pallavicino e comportò anche una ricostruzione e un vistoso adattamento in stile neomedievale (assai in voga in quel tempo) dell’esterno, opera che il Seletti giudicò assai severamente.
Confrontando lo stato attuale del teatro con le descrizioni dei cronisti dell’epoca, in particolare quella di Paolo Pio De Male, che probabilmente ne seguì con grande impegno le vicende costruttive, notiamo che l’impianto nel suo insieme ha subito, dalla fondazione ad oggi, poche ed assai contenute trasformazioni.
Sono mutate soltanto le destinazioni funzionali di alcuni ambienti, quali la sala d’aspetto, la trattoria, la stanza per l’orchestra e quella per la stufa; inoltre alcune parti situate ai piani alti, ove s’intendeva ricavare degli alloggi per le compagnie comiche, sono state occupate, soprattutto nel nostro secolo, da appartamenti privati.
Al piano terra un breve porticato introduce alla biglietteria e all’atrio da cui parte lo scalone che conduce al piano della platea ove sono anche il bar e le sale del ridotto riccamente decorate. La sala teatrale ha pianta a ferro di cavallo e pavimento ligneo, trentadue palchetti in legno su due ordini, più il palco reale e un ordine di loggione. La decorazione dei palchi è costituita da stucchi dorati, ripresi dalla tradizione rinascimentale, replicata sull’arco scenico, ove a intervalli regolari sono poste alcune effigi di musicisti in gesso ed al cui apice è collocato un orologio. Al centro della volta decorata da Levi vi è un lampadario ottocentesco con bocce di vetro. Il palcoscenico, che conserva l’originale struttura lignea, è dotato di sottopalco, camerini, una grande sala un tempo destinata agli scenografi, una stanza di deposito; inoltre è collegato con l’esterno mediante una scala indipendente. Tuttora si conservano e talvolta si utilizzano le scene per un Falstaff diretto dal maestro Toscanini, create nel 1926 da Marchioro scenografo alla Scala di Milano, una macchina per il tuono e tre argani di diverse dimensioni.
Nel 1987 il teatro è stato chiuso per inagibilità da parte del Genio Civile e dei Vigili del Fuoco, fino ad a quel momento ha condotto una regolare stagione lirica, ed è stato meta di visita da parte di appassionati melomani (trentamila persone circa ogni anno).
L’architetto Pier Luigi Cervellati responsabile di questo recupero, all’avvio del progetto ha rilevato una situazione statica fortemente compromessa dalle lesioni inferte dal tempo e dalla subsidenza. Nel 1857 l’edificazione del nuovo teatro comportò un’aggiunta all’antico edificio originale, provocando così un nuovo assestamento in un terreno naturalmente soggetto a subsidenza. Una linea di frattura situata nella zona centrale del teatro, dove il nuovo si unisce al vecchio, ha provocato macroscopiche linee di distacco nelle volte e nelle grandi murature medioevali a sacco, che sono risultate staticamente frazionate in blocchi non collegati tra loro. Inoltre l’intero impianto non risultava più a norma per la parte relativa ai dispositivi antincendio, le vie d’esodo, l’eliminazione delle barriere architettoniche. Infine sono risultati gravemente danneggiati gli apparati decorativi e gli arredi storici a causa della loro vetustà e per incuria.
Il progetto di restauro adottato fin dal 1985, ha compreso tutti gli interventi necessari per rendere perfettamente agibile e funzionante il teatro, nonché il restauro di tutto l’apparato decorativo in esso presente. Nel piano di recupero sono rientrati inoltre alcuni locali posti al piano terra, già adibiti ad archivio, uffici ed autorimessa, consentendo la realizzazione di ampi spazi espositivi che, per quattro mesi all’anno, diventano sede della Scuola di perfezionamento alla vocalità verdiana, diretta dal maestro Bergonzi.
L’opera di recupero avviata nel 1988 e condotta per stralci successivi ha portato al definitivo consolidamento delle strutture verticali e orizzontali, al ripristino di tutte le parti fatiscenti, al rifacimento delle pavimentazioni in cotto e alla realizzazione di una nuova impiantistica (termica, elettrica, idrica, antincendio, ecc.) secondo la vigente normativa. Inoltre si è provveduto al restauro e ricostruzione filologica di tutti i serramenti del teatro, è stato messo in opera un ascensore omologato per i portatori di handicap, ove possibile si è proceduto al recupero delle scale per le uscite di sicurezza o al rifacimento a norma.
Inoltre, al fine di predisporre le scale di sicurezza per il loggione ed i due ordini di palchi, è stato realizzato uno spettacolare impianto in legno lamellare ignifugo di ispirazione leonardesca, posto all’esterno sul lato est opportunamente liberato dalle superfetazioni novecentesche.
L’intervento di restauro si è concluso nel 2000 con il completamento di tutte le opere relative alla sala teatrale e al palcoscenico, quale per esempio l’ignifugazione dell’una e dell’altro, la messa a norma di tutti gli arredi, il restauro delle pitture murali, degli stucchi, delle decorazioni in oro e delle carte da parati. Inoltre la messa in opera di una piattaforma mobile consente di poter variare la capienza della platea a seconda che la fossa orchestrale sia o meno estesa. Sono inoltre state restaurate le originali attrezzerie di scena (graticcio, tiri ad argano, funi ecc.), le quinte scorrevoli presenti nel sottopalcoscenico, i velari, il sipario e le mantovane. Se fin dall’inverno 2000 è stata programmata una stagione, dal gennaio 2001 in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Giuseppe Verdi (avvenuta a Milano il 27 gennaio 1901), il calendario teatrale si è fatto particolarmente ricco e significativo. Si ricordano in particolare una straordinaria edizione di Aida, andata in scena proprio il 27 gennaio, con la regia e scene di Franco Zefirelli, nonché la successiva rappresentazione di Falstaff diretta da Riccardo Muti con Coro e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano.