Eraclea Minoa sorge sul bianco promontorio che si protende su uno splendido paesaggio marino, con alte pareti verticali a sinistra del fiume Platani. Le indagini archeologiche ebbero inizio nel 1950, quando Ernesto De Miro scoprì il teatro, al quale sono seguite scavi regolari fino al 1964. Il teatro è parte integrante della città, che si sviluppa verso Sud-Ovest. La città era difesa da un’impressionante cinta muraria, lunga circa sei chilometri, che circoscriveva l’altopiano e arrivava fino al fiume Platani. Sono state scoperte grandi porzioni dell’abitato, specialmente nella pianura a Sud del teatro. Inoltre, sono stati registrati due livelli abitativi, risalenti rispettivamente al periodo ellenistico e al periodo romano repubblicano. Di questo secondo strato, periodo coevo al teatro (IV-III secolo a.C.), sono state rinvenute due abitazioni organizzate su strade parallele e perpendicolari. Le due case presentano una pianta semplice, con una struttura quadrata, chiusa intorno a un piccolo atrio con cortile centrale. La casa A aveva un solo piano e un cortile con una grande cisterna che raccoglieva le acque piovane scese dal tetto. Nel cortile si trovava un sacello domestico (lararium), di cui oggi rimangono l’altare quadrangolare situato nell’angolo nord-ovest e l’edicoletta per i lares nella parete est. Il pavimento del vano era decorato con tesserine bianche, mentre le pareti conservano avanzi della decorazione a stucco (stile a incrostazione o stile pompeiano). La casa B aveva un piano superiore con stanze destinate all’abitazione. Dopo il crollo, le macerie (mattoni crudi delle pareti, lastroni di soglia, stucchi, intonaci, pavimento in cocciopesto decorato e mosaico) hanno riempito i vani del piano terra. La straordinaria conservazione dei muri, sia in pietra che in mattoni crudi, è unica. Le pareti erano rivestite con intonaco dipinto di cui oggi si vede ancora il fondo. Il primo strato, risalente al II-I secolo a.C., si sovrappone a quello precedente (IV-III secolo a.C.) e può essere identificato con la colonia di ripopolamento della quale parla Rupilio (Cic., Verr., II, 125) alla fine della prima guerra servile (132 a.C.). Questo abitato era caratterizzato da case con due o più vani, un cortile con focolare e muri costruiti con blocchetti di pietra gessosa e mattoni crudi. L’organizzazione in isolati, delimitati da strade nord-sud e strade est-ovest, ricalca lo schema della fase precedente. In seguito, alla fine del I secolo a.C., la città fu abbandonata. Nel periodo paleocristiano ed bizantino (III-VII secolo d.C.), l’area extra-urbana fu nuovamente occupata, con la costruzione di una basilica e un connesso cimitero. L’intera area archeologica è visitabile, con un piccolo antiquarium che espone materiali provenienti dagli scavi del sito e del territorio circostante.