Panoramica
Nel cuore della valle di Antas, non lontano da Fluminimaggiore, si trova uno dei siti archeologici più affascinanti della Sardegna sud-occidentale. Il tempio, incorniciato dai rilievi calcarei dell’Iglesiente e sovrastato dal monte Conca s’Omu, si distingue per la sua ricchezza storica, frutto di secoli di stratificazioni culturali che vanno dall’età nuragica fino all’epoca romana.
Le origini del luogo sacro risalgono all’età del bronzo, quando le popolazioni nuragiche lo utilizzavano probabilmente per cerimonie legate al culto degli antenati. Tra i reperti ritrovati, spiccano tombe a pozzetto e offerte votive, tra cui una statuetta in bronzo raffigurante una figura maschile armata di lancia, considerata una delle prime rappresentazioni del Sardus Pater Babai, divinità venerata localmente.
Nel V secolo a.C., i Cartaginesi costruirono un santuario dedicato a Sid Addir, divinità guerriera e cacciatrice, che riprendeva e reinterpretava il culto nuragico. Questo edificio sacro fu rinnovato nel IV secolo a.C., e attorno all’altare sono stati rinvenuti numerosi ex voto e iscrizioni che confermano l’importanza del sito nel contesto religioso punico.
La struttura visibile oggi è di epoca romana, edificata nel II secolo a.C. e successivamente restaurata nel III secolo d.C. sotto l’imperatore Caracalla, come indicato da un’iscrizione sul frontone. Costruito con pietra calcarea locale, il tempio presenta una facciata con quattro colonne ioniche e un pronao profondo che conduce alla cella, pavimentata con mosaico bianco. Sul retro si trovano due ambienti con vasche quadrate, probabilmente utilizzate per rituali di purificazione secondo la tradizione romana.
Il sito fu riscoperto nel XIX secolo dal generale La Marmora e restaurato negli anni Sessanta del Novecento. Oggi, oltre al tempio, è possibile esplorare le antiche cave romane da cui veniva estratta la pietra per la costruzione e percorrere l’antica strada romana che conduce alla grotta di Su Mannau, luogo di culto legato alle acque sin dai tempi prenuragici.