Panoramica
Sui dirupi della città, tra le chiese di San Giacomo e quella dell’Annunziata, sorge questa piccola chiesa dedicata al SS. Salvatore e di chiaro linguaggio romanico.
Risalente al XII secolo presenta una facciata a capanna molto lineare, senza rosone e con un portale sormontato da un archivolto strombato. Pur nella sua semplicità, la sua decorazione è testimonianza dell’importanza che questo piccolo gioiello tarquiniese ha avuto nella storia.
La parte più interessante dell’impianto è certamente l’abside, dove elementi di derivazione lombarda si alternano a una decorazione di impronta pisana, evidente nelle stupende losanghe modanate. Al di sopra dell’abside un piccolo campanile a vela dove era alloggiata una sola campana.
Varie testimonianze ricordano che dopo il suo abbandono nel XVII secolo da parte del clero, questa piccola chiesetta veniva mantenuta grazie al contributo dei cittadini, che spesso provvedevano anche ai lavori di restauro. Colpisce questa immensa devozione per un edificio sacro di così piccole dimensioni e per molto tempo dimenticato.
Vale la pena di prendersi un po’ di tempo per entrare ed ammirare un autentico capolavoro: l’affresco raffigurante il “Salvatore in trono tra gli angeli” (databile alla fine del XV secolo) del catino absidale è forse la spiegazione di così tanta devozione da parte del popolo dell’antica città di Corneto.
Anche la parete di destra rivela ciò che resta di un ciclo di affreschi databile alla fine del XIV secolo dove è ancora riconoscibile l’immagine della Vergine. Tali testimonianze pittoriche ancora poco note e non intuibili dall’esterno rivelano il grande fervore che ebbe la città di Tarquinia tra il Medioevo e il Rinascimento. Un fervore che magistralmente trova le sue radici nel mondo etrusco come indica l’uso del nenfro, tufo vulcanico, per le mensole che sorreggono l’arco in facciata.