Panoramica
La Chiesa di San Michele Arcangelo ad Anacapri, incastonata nella pittoresca Piazza San Nicola, rappresenta uno degli esempi più eleganti e armoniosi del barocco settecentesco napoletano. La sua edificazione, avvenuta tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, fu ispirata da un voto fatto da Madre Serafina di Dio, religiosa originaria dell’isola, che promise di costruire un luogo sacro dedicato a San Michele qualora Vienna fosse liberata dall’assedio turco. Il progetto fu affidato all’architetto Domenico Antonio Vaccaro, noto per il suo stile raffinato e per le numerose opere religiose realizzate a Napoli.
La struttura si caratterizza per una pianta ottagonale che richiama la croce greca, sormontata da una cupola ariosa che illumina l’interno. Le cappelle laterali e le nicchie contribuiscono a creare un ambiente ricco di movimento e profondità. L’altare maggiore, scolpito in marmo bianco e impreziosito da pietre dure, fu realizzato dal marmoraro Agostino Chirola. Ai suoi lati si trovano due angeli marmorei, scolpiti in un unico blocco, mentre sul retro è collocata una epigrafe commemorativa del vescovo Michele Gallo di Vandenejnde, che sostenne la costruzione e volle essere sepolto nella chiesa.
All’interno si conservano diverse opere pittoriche di grande valore: una Natività firmata da Giacomo del Po, un San Michele guerriero attribuito a Nicola Malinconico, e tre raffigurazioni dell’Angelo Custode, probabilmente opera di Paolo De Matteis.
Durante il periodo tra il 1806 e il 1808, la chiesa fu temporaneamente adibita a deposito militare, sotto l’occupazione inglese e francese. Solo nel 1817, grazie all’intervento di Ferdinando I delle Due Sicilie, tornò ad essere esclusivamente un luogo di culto.
Il vero tesoro della chiesa è il suo pavimento maiolicato, un capolavoro realizzato da Leonardo Chianese su disegno di Francesco Solimena. La scena rappresentata è la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso, arricchita da una moltitudine di animali esotici, motivi floreali e simboli religiosi come l’unicorno e il serpente. Per preservare questa opera, i visitatori non possono calpestarla direttamente, ma possono ammirarla dalle passerelle laterali o dalla balconata superiore, raggiungibile tramite una scala a chiocciola.