Nel 1969 fu costituito il Museo dedicato al conte Vito Capialbi (1790-1853), erudito del luogo,che aveva sviluppato una vera passione antiquaria e si era impegnato nella raccolta e conservazione dei documenti che testimoniavano la vita della città, dalla fondazione della colonia locrese di Hipponion alla sua trasformazione in colonia romana con il nome di Valentia. Inizialmente ospitato nell’antico Palazzo Gagliardi, il Museo è stato trasferito nel 1995 nel Castello Normanno-Svevo, risalente al periodo di Federico II, reso agibile dopo una rigorosa opera di restauro. I reperti in esposizione provengono dalle prime ricerche di Paolo Orsi del 1921 e da diverse collezioni, tra cui quelle di Capialbi, Cordopatri e Albanese. Il Museo è suddiviso in tre sezioni, che offrono al visitatore la possibilità di conoscere la preistoria (primo piano), la Grecia antica (piano terra e primo piano) e l’epoca romana e medievale (piano terra). L’allestimento è basato su criteri cronologici e geografici, iniziando con i manufatti di età protostorica ed i reperti provenienti dagli scavi della città e dei suoi dintorni, tra cui quelli, eccezionali per qualità, recuperati nella zona sacra di Scrimbia (ceramiche corinzie, rodie e attiche, bacili ed elmi di bronzo, statuette votive e oreficerie). Nella stessa area sono stati rinvenuti frammenti architettonici di un grande tempio dorico, databili intorno al 550 a.C. Dal Cofino invece provengono alcuni pinakes di produzione tipica di Locri Epizefiri e due modellini di tempio in terracotta, molto dettagliati. Una sezione speciale al primo piano espone parte della collezione Capialbi, tra cui un ricco monetiere di grande rilevanza numismatica. Al piano terra, inoltre, sono presenti i ritrovamenti delle necropoli di Hipponion, tra cui una laminetta aurea testimone del culto orfico, e alcuni corredi sepolcrali di notevole pregio, contenitori e unguentari in vetro. Da ultimo, un’ampia parte del Museo è dedicata all’archeologia subacquea e alla ricostruzione parziale di un’imbarcazione e delle ancore e anfore rinvenute nei fondali vibonesi.