I vigneti terrazzati di Carema: paesaggio unico e un vino imperdibile
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Un piccolo borgo sul confine tra Piemonte e Valle d’Aosta veglia su uno dei paesaggi agricoli più belli d’Italia: sono i vigneti terrazzati di Carema che hanno saputo sfruttare le pendenze più impervie della montagna per coltivare il nebbiolo con cui si produce il vino Carema DOC.
L’architettura delle vigne
La zona di Carema è un anfiteatro naturale che va dai 300 ai 600 metri di quota, protetto dai venti freddi del nord e ben soleggiato. Ma è anche in forte pendenza. Per sfruttare comunque il suolo e renderlo coltivabile, l’uomo ha trovato una soluzione ardita e ingegnosa: ha terrazzato la montagna con muretti a secco e ha costruito pergolati per coltivare le vigne dove sembrava impossibile.
Ciascun pergolato di legno di castagno, che qui si chiama topia, si appoggia da una parte al muretto a secco e dall’altra a un sistema di colonne di pietra dette pilun. I sostegni di pietra non hanno solo il compito di sorreggere le viti: accumulano il calore del sole di giorno e mantengono un microclima ideale anche di notte. In più il pergolato sospeso detto “a bocca di lupo” consentiva anche di utilizzare lo spazio sottostante per coltivare ortaggi.
Il Sentiero dei Vigneti
Le vigne terrazzate di Carema si possono visitare attraverso un percorso ad anello lungo 4 km detto Sentieri dei Vigneti e segnalato da cartelli gialli. Il sentiero procede tra muretti di pietra, pareti di roccia della montagna e stradine che costeggiano i vigneti. È un vero e proprio labirinto quello che collega le terrazze tra loro, tramite piccole scale e minuscoli sentieri che rispettano l’andamento della montagna.
All’altezza della cappella di San Rocco, che risale al XVII secolo, concedetevi una sosta: qui la vista si apre sulla conca naturale, le vigne terrazzate e il borgo di Carema. Un’altra cappella, dedicata a San Grato e chiamata Cappella Siei, si raggiunge nel punto più elevato del sentiero a quota 394 metri.
Per percorrere l’intero sentiero senza fretta, godendovi la vista e le soste, si impiegano poco più di due ore. Vi sentite in vena di camminare? Allora proseguite fino ai ruderi del Castello di Castruzzone in cima a uno sperone roccioso. Risale al XII secolo e fu distrutto nel XVI durante la guerra contro i francesi.
Il vino Carema DOC
La denominazione Carema DOC risale al 1967 ma questo vino era molto apprezzato già nel XV secolo. Si produce con vitigno nebbiolo coltivato qui con metodi antichi visto che per via della conformazione del suolo la meccanizzazione è impossibile. La cura dei vigneti e la raccolta dell’uva si fanno ancora a mano come una volta. Lo scrittore Mario Soldati lo ha definito un vino “dal gusto inimitabile di sole e pietra”.
Quattro passi nel borgo di Carema
Dopo la passeggiata lungo il sentiero e la degustazione in una delle cantine della zona, non perdetevi la visita del centro storico. Già nota in epoca romana, poiché proprio da qui passava la via consolare che collegava la Pianura Padana alle Gallie, in epoca medievale, Carema fu feudo vescovile fino al 1357 quando passò sotto il controllo dei Savoia; oggi, conserva ancora il suo dedalo di viuzze medievali che costeggiano i vecchi muri in pietra delle case.
Da non perdere le fontane come quella di via Basilia risalente al 1571, decorata con lo stemma dei Savoia e dei re di Francia, o anche la fontana di San Matteo del 1640. Vale la pena scoprire il campanile di San Martino, alto 60 metri, la cappella del Santissimo Sacramento e due caseforti, il Palazzotto degli Ugoni e la Grand Masun.