Questo teatro nasce dalla struttura religiosa che, un tempo, si pensava fosse la chiesa di Santo Pietro in Castelnuovo. Oggi sappiamo che l’edificio in questione era l’oratorio della congregazione del SS. Rosario di S. Giovanni in Marignano. La costruzione è posta all’interno della cinta muraria malatestiana. Fu proprio l’autorità ecclesiastica, in epoca napoleonica, a sopprimere l’impiego religioso dello stabile poiché fatiscente, trasformandolo poi in teatro nel 1802. Le prime testimonianze sull’utilizzo del luogo come teatro risalgono al 1841.
La vera nascita del Teatro Condomini, però, risale al 21 aprile 1855, quando venne approvata la ristrutturazione dello stabile, giudicato inadatto alle "sue tanto istruttive e dilettevoli rappresentazioni". Ad occuparsi dei lavori fu l’architetto riminese Giovanni Benedettini, il quale sborsò ben 610.97 scudi per portarli a termine. La struttura conserva ancora oggi l’aspetto caratterizzato da una sala dalla tipica pianta a U, con due ordini di palchetti: il primo intervallato da colonnine, il secondo da pilastrini sormontati da capitelli.
Nel Natale del 1856 la Società dei Condomini, concessionaria del teatro, assegnò dei palchi: la prima stagione di recite, a opera di una nuova compagnia filodrammatica locale, fu inaugurata nel carnevale del 1857 con un grande successo di pubblico, proveniente dai paesi del Governatorato di Saludecio e da Rimini. All’interno della relazione ispettiva del Corpo Reale del Genio Civile risalente al 1881 si trova una generica descrizione tecnica del teatro: il locale era "capace di circa 400 spettatori, risulta di due gallerie con 15 intercalari ciascuna oltre la platea. Tutto quanto riduce a teatro l’ambiente, un tempo destinato a culto, è di legname, eccettuati i parapetti delle gallerie.
La illuminazione è a tutt’olio minerale con lampade all’ingiro". Purtroppo gli spettacoli furono interrotti a causa del colera (1884) e di piccoli restauri per adeguamento alle norme di sicurezza (1888). Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il teatro divenne protagonista di una fervente attività artistica, anche grazie all’aumento di compagnie non originarie della zona. Nel 1930 il teatro fu chiuso perché non correttamente adeguato alle norme di pubblica sicurezza. Riaprì però nel 1932 col nuovo nome di Teatro dell’Opera Nazionale Dopolavoro, considerato anche cinematografo perché qui venivano proiettate pellicole LUCE. La chiusura definitiva si verificò nel 1948. Allora vantava, in base alle rilevazioni riportate sulla scheda tecnica del Dopolavoro provinciale (1934), 80 posti in platea, 200 nei due ordini di palchi, 50 in piedi e 4 camerini.
Gli spettacoli teatrali erano ormai una rarità e l’avvento della seconda guerra mondiale determinò la definitiva decadenza della struttura. Gli ultimi eventi si tennero nelle stagioni del 1946 e del 1947. Il locale, descritto dal Sindaco dell’epoca come "l’avanzo di un piccolo teatro condomino”, fu chiuso nel 1948 e trasformato in magazzino comunale. Dopo trent’anni di abbandono, nel 1982 l’amministrazione comunale avviò un intervento di restauro, affidato all’architetto Augusto Bacchiani. L’edificio era ormai in condizioni pietose, i palchi erano inagibili, le infiltrazioni d’acqua dal coperto avevano irreparabilmente rovinato l’apparato decorativo. Si è quindi proceduto al rinnovamento di tutti gli impianti e al restauro delle decorazioni del soffitto e dei palchi. Lo stato attuale della sala, formata da due ordini di quindici palchetti ciascuno, è conservato in conformità al disegno originale.
Caratterizzata da una forma a U, al centro del soffitto mostra una rappresentazione di quello che sembra Apollo fasciato in un manto rosso e con la lira in mano, posto all’interno del cerchio dei simboli zodiacali in movimento. Lungo il perimetro della volta spiccano grottesche monocrome a tondi che includono figure femminili. L’autore dell’apparato decorativo è il pittore Angelo Trevisani da Savignano sul Rubicone. Sul sipario, dipinto da Antonio Mosconi, spicca una veduta ottocentesca di San Giovanni in Marignano.
Attualmente il teatro è dotato di una convenzione che ne permette l’utilizzo da parte dell’Associazione teatrale "Fratelli di Taglia" per rappresentazioni di prosa, musica, danza e proiezioni cinematografiche. È inoltre alla sua terza edizione estiva del Festival Internazionale di Interpretazione Pianistica, evento che si svolge anche nei Comuni di Misano Adriatico e Cattolica. Alcuni ambienti vengono saltuariamente usati per attività espositive.