Documenti storici attestano, a partire dal XVII secolo, numerose rappresentazioni teatrali destinate a diverse categorie sociali. Gli spettacoli si svolgevano, come da tradizione, nell’ampia sala del Palazzo Comunale di Forlimpopoli. Il teatro, prima nel 1710 e poi nel 1748, fu oggetto di interventi di ristrutturazione, compresa la tinteggiatura di un nuovo sipario e la modifica delle scene a opera di Andreini di Cesena. Il vecchio teatro è rimasto attivo e frequentato fino al 1825, anno in cui è stato celebrato dallo storiografo Emilio Rossetti.
Nel 1833 si inserì in città, fondendosi alla perfezione col tessuto urbano, un nuovo Teatro Comunale caratterizzato da ricchi locali di servizio e da un cornicione per la facciata. Era ospitato in una sala della Rocca trasformatasi in nuova residenza municipale. La decorazione della sala dalla forma trapezoidale, fu affidata, prima del Giugno 1842, al pittore bolognese Filippo Bibiena (1765-1842). Un disegno dello scenografo Romolo Liverani del 1842 permette di ammirare l’esterno del nuovo Teatro Comunale, con un’apertura piuttosto sobria utilizzata come ingresso con un ambiente sporgente e colonnato al piano superiore.
Tra tutti gli eventi tenutisi nel Teatro Comunale, la serata del 25 Gennaio 1851 si qualifica come indimenticabile a seguito dell’irruzione di Stefano Pelloni detto "il Passatore".
Il progetto di edificazione di un nuovo teatro, più ampio e accogliente, presso la Loggia della Misura fu accantonato a causa della necessità di realizzare le fognature cittadine, quindi fu oggetto di restauri accurati quello già esistente. L’ingegnere Giacomo Fabbri prese in carico i lavori che iniziarono il 29 Agosto 1877.
Egli sembra incarnare alla perfezione la figura dell’ingegnere che, in quel preciso momento storico, assumeva un profilo più netto e qualificato: Fabbri si mostra sempre elettrizzato sulle nuove scoperte a riguardo della resistenza dei materiali. Compila infatti lunghe relazioni statiche nelle quali dice che "l’altezza e l’importanza del lavoro e lo scopo per cui deve servire" lo costringono ad "adottare metodi di costruzione solidissima”, ma anche assicurino contemporaneamente "la massima leggerezza”. La sala viene arricchita di due ordini di balconate che poggiano su trentadue esili colonnine di ghisa dorate. Ogni galleria viene fornita di un parapetto panciuto in ferro e separata da tramezzi mobili a formare, quando necessario, sedici palchi complessivi. I lavori permettono di ottenere un ambiente con soffitto a volte sotto la platea e una scala a chiocciola per accedere alla sala. L’orchestra fu divisa con una balaustra di ferro e i solai rinforzati con armature nello stesso materiale. È lo stesso Fabbri a rendere noto, nel 1879, che il pittore Paolo Bacchetti "ha già dipinto tutta la parte sopra la bocca d’opera e la parte superiore delle pareti laterali, nonché l’interno delle due gallerie. Il soffitto benché non possa dirsi interamente finito perché mancano alcune rifiniture... in pochi giorni sarà concluso" (AS Forlimpopoli, Teatro, 1879). Bacchetti si occupò anche del sipario raffigurante il cardinale Albornoz che entra in Forlimpopoli. Di questo esiste ancora lo schizzo preparatorio. Il telone è invece stato restaurato ed è ora conservato nella Sala del Consiglio Comunale. Delle decorazioni ci giunge soltanto una testimonianza fotografica.
Il 12 Ottobre 1882, in seguito all’allestimento di diverse opere buffe e balli, si inaugurò il Teatro Comunale che fu oggetto di altri ammodernamenti. In seguito alla morte di Giuseppe Verdi, il Consiglio Comunale gli dedicò il teatro. Amministrato da un comitato fino al 1920, fu poi concesso a un privato e trasformato in cinematografo come era moda dell’epoca. Nel 1934, furono nascoste le decorazioni originali e le colonnine dorate furono tinte con un vernice simil-marmo. Il palco fu fatto scivolare indietro, invalidando le proporzioni della scena. L’ingegnere Alberto Bacchi si occupò di un nuovo restauro conservativo avvenuto nel 1981-1982. Oggi, grazie ai fondi regionali con cui sono stati effettuati ulteriori lavori, la sala può contenere 204 posti, è stata ricavata una sala ristoro al primo piano e sono stati installati nuovi servizi igienici al secondo. Il teatro, attualmente nelle mani di un privato, svolge regolarmente attività cinematografica, ma si presta anche a fini sociali grazie alla convenzione stipulata con il Comune.