Nel 1825 Maria Luigia istituisce con decreto ufficiale la Filodrammatica piacentina, che esisteva già da circa quindici anni. Agli artisti della compagnia venne prima assegnato il salone del Collegio dei Mercanti, che oggi ospita la sede del Comune di Piacenza, poi la Chiesta di Santa Franca, ovvero un monastero cinquecentesco, istituito dall’ordine cistercense e abolito per ordine di Napoleone nel 1810. Dopo l’abolizione Maria Luigia lo lascio al Comune che lo affidò alla guardia nazionale, prima, ai pompieri e a una scuola di musica, dopo. Nel monastero si installò il Conservatorio mentre la Chiesta divenne un teatro per mano di Gazzola che aggiunse un prospetto in stile liberty alla struttura a croce latina con una sola navata e volta a botte. Dentro l’edificio vi furono installati invece un palco e una platea a ferro di cavallo, con due logge, senza modifiche della struttura originaria. All’epoca si chiamava Teatro Laico, venne dichiarato tale in via ufficiale il 1909, e rimase in vita fino alla fine degli anni Settante. L’ultima pièce vi venne prodotta nel 1980 (detto allora Teatro della Filo), quando ne fu ordinata subito la chiusura per motivi di sicurezza, viste le spaccature interne e la struttura in rovina.
Nel 1926 vi fu fatto il primo restauro: i mobili e gli interni furono rimessi a nuovo, il soffitto decorato con nuovi motivi modernisti da Silvio Labò. Nel 1997 invece venne restaurato sotto il controllo di Ilda E. Bee, architetto, e di Ferdinando Soppelsa di Milano, ingegnere, con lo scopo di riscoprirne le origini estetiche e recuperare il progetto di Gazzola nei dettagli. L’intervento è stato complessivo: i muri sono stati risanati, gli impianti originari adeguati alle norme di sicurezza odierne e, soprattutto, ne è stata recuperato il prospetto liberty. Gli interventi decorativi sono stati avviati nel 1999 e si sono conclusi in quattro mesi, ma in questo frangente di tempo che le ditte di costruzione (Ottolini e Officinarte) si trovano a dover combattere con condizioni ardue: il legno alla base si era incurvato nel corso del tempo e aveva risentito movimenti e sbalzi di temperatura, ma anche di alterazioni artificiali dedite a renderlo funzionale di volta in volta. Così anche le decorazioni del velario avevano risentito di alcuni rifacimenti degli anni Trenta che ne avevano alterato le condizioni. Il laboratorio degli Angeli di Maricetta Parlatore ha invece saputo rimettere in sesto il sipario, in cui si ritraggono le visioni di Vittorio Alfieri, per mano di Bernardino Pollinari. E così facendo l’edificio è stato tratto in salvo e inaugurato il 25 ottobre del 2000.