Il Museo di Galeata ha le sue origini nella collezione di antichità di Monsignor Domenico Mambrini (1879-1944), che per molti anni ha dedicato energie alla conservazione e alla ricostruzione dei ricordi della città e della sua circostante campagna. Nel 1945 il Museo civico "Mons. Domenico Mambrini" è stato istituito nel Palazzo Pretorio e nel 2001 è stato trasferito presso il Convento dei Padri Minori di Pianetto. Alla collezione iniziale si sono poi aggiunti materiali provenienti dal municipio romano di Mevaniola e numerosi beni storico-artistici di diversa natura.
Il museo è articolato in due sezioni: quella storico-artistica (con opere di derivazione eterogenea, come due Vanitas del Seicento, uno stemma nobiliare in pietra serena attribuito a Desiderio da Settignano, affreschi della Chiesa di S. Maria del Pantano, quadri della Galleria degli Uffizi e opere pittoriche della collezione Mambrini) e quella archeologica (comprendente reperti di varie epoche, che documentano la ricchezza di testimonianze presenti nel territorio di Galeata, come ad esempio i resti del Palazzo di caccia di Teodorico, i materiali paleocristiani e altomedievali dell’abbazia di Sant’Ellero, il castello di Pianetto).
Manufatti lapidei di età neolitica ed eneolitica, bronzi votivi di età arcaica, reperti di epoca villanoviana, etrusca e umbra documentano il popolamento preistorico della Valle Bidentina. Questa zona era sicuramente molto frequentata prima della fondazione di Mevaniola (che, per il Mambrini, è da collocare nel borgo di Pianetto), importante centro romano che Augusto volle includere nella Regio VI Umbria e che ha preceduto la Galeata attuale fino al V secolo d.C.
Grazie agli scavi sono tornati parzialmente in luce il foro, le terme, il teatro a cavea semicircolare risalenti al I sec. a.C. che testimoniano l’importanza del centro, rilevanza evidenziata anche dall’interessante chiave in ferro con impugnatura cinomorfa ritrovata nel foro.
Il complesso tardoantico e l’annessa area termale risalgono, invece, all’età di Teodorico e insieme testimoniano le ultime fasi di vita dell’antica città romana. Comprendono resti di epoca bizantina e longobarda, quando vi abitavano i Goti o piccole comunità a essi afferenti. Successivamente nella valle si insediarono persone di stirpe straniera, creando insediamenti episodici.
Per tutto il Medioevo il fulcro della vita culturale e religiosa fu l’Abbazia di Sant’Ellero (V sec.), di cui si conservano il portale principale romanico e i resti architettonici e scultorei dell’originario impianto murario. Le pietre della collezione risalgono a varie fasi storiche del monastero e delle botteghe degli scalpellini coinvolti nella sua decorazione. La collezione storico-artistica comprende una gamma di opere che vanno dai dipinti agli oggetti liturgici e di preghiera, tessuti e paramenti, monete, medaglie commemorative, ceramiche, vetri e cristalli dal XIII al XX secolo. , che proviene principalmente da edifici religiosi della zona, e da donazioni e lasciti. Oltre al materiale già citato, si segnalano la Natività del Cignani e una Sacra Famiglia attribuita a Elisabetta Sirani.