In tempi antichi tra le vie Alberoni e San Fiorenzo sorgeva un’abbazia di proprietà del capitolo di Piacenza. Nel 1841 il Comune di Fiorenzuola d’Arda decise di convertire l’immenso edificio in una sede per servizi destinati ai cittadini, incluso un teatro pubblico, un mercato dei grani, scuole maschili e femminili e una scuola di musica. L’incarico fu affidato all’architetto Giannantonio Perreau, a cui fu chiesto realizzare una presentazione del suo progetto. La sua prima relazione risultò essere assai ambiziosa e rivelava come Perreau fosse informato a proposito della trattatistica teatrale contemporanea, delle tecniche di scena più all’avanguardia e delle più recenti teorie sulla propagazione del suono. Tuttavia, il consiglio esaminò eventuali dubbi sulla effettiva necessità di un’impresa di tale portata, consigliando di riutilizzare spazi più adeguati: "qualcuno propose di restaurare l’antico teatrino del palazzo Grossi [...] altri invece insisteva per farlo nel luogo ove sorge l’attuale Municipio." (Ottolenghi, p. 279 ). Di conseguenza, nel 1846 Perreau presentò un secondo progetto semplificato, sia in termini di realizzazione interna che esterna, ma "a scapito dell’estetica e dell’arte" (Ottolenghi, p.279). Il secondo progetto venne finalmente approvato con decreto di Maria Luigia nel 1847. In seguito, la Reale Accademia di Belle Arti di Parma selezionò, invece, il progetto decorativo del pittore Bertolotti, che fu affiancato dagli scenografi Giacobelli e Gelati (Atti del Comune 1853). Nel teatro sono ancora visibili i bozzetti, firmati con le tinte originali, ormai scomparse, del palco reale e del sipario, realizzato solo due anni dopo l’apertura. L’inaugurazione si tenne l’8 ottobre 1853, con la rappresentazione dell’Attila di Giuseppe Verdi. L’elegante teatro, dalla capacità di contenere fino a seicento persone (Ottolenghi, p. 279), inizialmente fu dedicato all’Imperatore Carlo III, ma con l’annessione di Fiorenzuola al Regno Sabaudo, nel 1859, venne semplicemente ribattezzato Municipale. In seguito, nel 1901, fu dedicato a Giuseppe Verdi. L’atrio a pianta rettangolare conduce alla platea a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e un loggione. Il primo ordine è formato da quattordici palchi, mentre il secondo e il terzo da tredici. Nel 1914 il teatro venne completamente rinnovato, ma in parte fu conservata la parte ottocentesca originale. L’anno successivo il pittore Varoli rifinì le decorazioni, dipingendo effigi di autori celebri e medaglioni con figure mitologiche nelle balconate dei palchi e nel soffitto della platea (datato 1915). Nel 1923 il teatro fu sottoposto a un nuovo restauro diretto dall’ingegnere Frignani. Nel 1962 fu dichiarato inagibile e di conseguenza chiuso: nel corso degli anni Ottanta si effettuò un intervento di emergenza al tetto. Alla fine degli anni Novanta, un lungo e complesso intervento di recupero ha consentito la riapertura definitiva del teatro nella primavera del 2006. Precedentemente, dal giugno 2002, l’Assessorato alla Cultura del Comune aveva provato a rilanciare lo spazio promuovendo l’esposizione di opere d’arte contemporanea nella parte anteriore dell’edificio, allora già agibile. Questa attività aveva lo scopo di consentire ai cittadini di riappropriarsi di un luogo pubblico chiuso e, d’altra parte, quello di promuovere l’arte contemporanea eterogenea.