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Palazzo Costabili

Panoramica

Il Palazzo del Cinquecento, tradizionalmente attribuito a Ludovico Sforza detto il Moro, Duca di Milano, era in realtà di proprietà di Antonio Costabili, Segretario di Ludovico e personaggio di rilievo della corte di Ercole I d’Este. L’architetto ducale Biagio Rossetti fu l’ideatore del progetto, considerato come una figura di riferimento dell’architettura rinascimentale di Ferrara. Molti artigiani e pittori della corte estense del XVI secolo parteciparono al cantiere del Palazzo, tra i quali Gabriele Frisoni, Girolamo Pasino, Cristoforo di Ambrogio, Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Ludovico Mazzolino e l’Ortolano.
Biagio Rossetti che iniziò la costruzione del Palazzo nel 1500, ma nel 1503 lo abbandonò, lasciando il progetto nelle mani di Girolamo PAsini e Cristoforo Ambrogio da Milano, ma nel 1504 la costruzion fu del tutto abbandonata e l’edificio rimase incompiuto. Il cortile d’onore, che costituisce il fulcro del palazzo, è stato completato solo su due lati e ornato da un doppio loggiato con una ricca decorazione scultorea in pietra bianca, presumibilmente opera di Gabriele Frisoni. La scalinata di accesso al piano nobile è stata anche opera di Frisoni, decorata con motivi geometrici, delfini e palmette. Le finestre del piano nobile originariamente aperte e cieche in modo alternato, creano un gioco di pieni e vuoti che in parte può essere ancora apprezzato sulla facciata del palazzo su via Porta d’Amore. Il loggiato del lato meridionale del cortile d’onore affaccia su un vasto giardino. Sebbene la costruzione del palazzo non sia mai stata protata a termine, non mancano all’interno alcune stanze decorate. Sono notevoli le volte lunettate di tre stanze al pianterreno, affrescate, secondo il gusto predominante, da Benvenuto Tisi detto il Garofalo (1481-1559) e dai suoi allievi. Nelle due sale sotto l’ala di levante, dette rispettivamente Sala delle storie di Giuseppe (dalle scene a chiaroscuro inserite tra una decorazione fitomorfa stilizzata su fondo turchino) e Sala delle Sibille e dei Profeti (anche questa chiamata così per le figure rappresentate, in gran parte policrome), la fattura talora scadente delle decorazioni fa pensare più all’intervento degli allievi che al Maestro. Di tutt’altro tenore è la terza sala affrescata, detta Aula Costabiliana o Sala del Tesoro, posta presso il portico meridionale e i cui affreschi sono concordemente attribuiti al Garofalo. Di forma rettangolare, è fregiata in alto da 18 lunette a chiaroscuro con scene riferibili al mito di Eros e Anteros, o dei due Amori. Così le descrive il soprintendente Carlo Calzecchi Onesti in un suo libro del 1936 sul Palazzo di Ludovico il Moro: scene «di un mito dei due Amori, che attende ancora chi lo commenti: prima che il secondo Amore nasca in solitudine selvaggia, è consultata una Dea cui si chiede: DIC DEA, QUA NATUS RATIONE ADOLESCERE POSSIT. La Dea dà il responso: EST RURSUS PARIENDUS AMOR. Il secondo Amore è svegliato dalle Grazie: più tardi i due Amori, riuniti, hanno da Vulcano le ali, cavalcano cicogne, ecc.» Nella volta, con audace prospettiva dal bassi all’alto, sono raffigurate scene della vita di corte, di evidente ispirazione mantegnesca (la Camera degli Sposi nella reggia mantovana): da un’ampia balconata rettangolare, tra festoni di fronde, si affacciano una trentina di personaggi assorti in amenee conversari accompagnati da strumenti musicali. Al rosso dei tappeti anatolici da preghiera (tra i primi di questo tipo conosciuti in Europa) che pendono dalla balconata, fa contrasto il verde dei festoni che si collegano sopra la lieta comitiva, sullo sfondo del cielo. La prospettiva aerea è continuata, al centro, da una fascia dodecagona con inserti monocromi di ispirazione classica che sale a forma di cupola fino a un grande rosone in legno dorato, sicuramente aggiunto successivamente.

Dalla fine del XVI secolo in poi, il palazzo cambia diversi proprietari, frazionando e modificando l’impianto e riducendo infine la struttura a una condizione di forte degrado. Nel 1920 si decide l’esproprio del Palazzo acquistato dal Demanio dello Stato per 195mila lire. A quel tempo, il Direttore Generale alle Antichità e Belle Arti, è Corrado Ricci. Nel 1930 il Ministero decide che il palazzo sarà addibito a sede per il materiale archeologico proveniente dalla necropoli di Spina; i lavori, resi possibili grazie ad uno stanziamento ministeriale di un milione, terminano alcuni anni dopo e il 20 ottobre 1935 viene inaugurato il Museo Archeologico Nazionale.Tra i caratteri di questa splendida residenza rinascimentale si distinguono il colore dei materiali impiegati, l’armonia delle forme, l’accogliente e ampia corte che, tramite il porticato, si apre sul giardino; gli squisiti ornamenti dello scalone, la fuga di sale e lo spazioso corridoio al primo piiano, i soffitti lignei e i cicli di affreschi che decorano tre delle sale del piano terreno.

Il Museo archeologico nazionale conserva le testimonianze della necropoli e dell’abitato di Spina, il fiorente porto commerciale etrusco che rappresentò uno dei centri focali della regione tra il VI e il III sec. a.C.. Sono esposti alcuni dei corredi ritrovati nelle oltre 4.000 tombe, reperti di incredibile bellezza, tra cui spicca un’imponente raccolta di vasi attici a figure rosse del V sec. a.C. Recentemente ampliato e riallestito con apparati all’avanguardia, il museo vanta una Sala del Tesoro affrescata dal Garofalo, la Sala delle Piroghe, imbarcazioni monossili di età tardo romana (III-IV secolo d.C.), e la Sala degli Ori con gioielli d’oro, argento, ambra e pasta vitrea risalenti al V e IV sec. a.C. Al piano terra, invece, sono articolate quattro sale – di cui due affrescate dal Garofalo e dalla sua scuola – dedicate “alla città dei vivi”, all’abitato di Spina, ai culti e ai miti, ai popoli e alle scritture. Chiude il percorso una delle “biblioteche virtuali” che introduce alla necropoli. Il piano nobile, in continuità con l’originario allestimento degli anni Trenta, è dedicato alla necropoli della città etrusca e annovera capolavori della pittura vascolare attica, bronzi etruschi, pregevoli oggetti di importazione da tutto il Mediterraneo.

Palazzo Costabili
Via XX Settembre, 122, 44121 Ferrara FE, Italia
Sito Web

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