Castello di Lombardia
Girando per Enna si sente nominare spesso il re svevo Federico II. Di lui si parla per la Torre porta il suo nome, e anche per il castello che domina la città. Sicuramente Federico aveva fatto mettere mano al castello, ingrandendo quella che in precedenza era stata una fortificazione araba già rimaneggiata sotto i normanni.
Ci si trova in una fortezza medievale imponente, di quelle dove ai ragazzini viene voglia di giocare agli armigeri. Non intatta, ma certamente non in rovina, è posta nel sito un tempo occupato dall'acropoli della città antica, nel punto più alto del capoluogo più alto d’Italia. Salendo sulla torre meglio conservata il panorama è a 360 gradi, da quasi 1000 metri sul livello del mare.
Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1220 al 1250, Federico era nato in Italia e in Italia sarebbe morto, lasciando nella Penisola una miriade di ricordi architettonici, politici, scientifici e culturali davvero incredibile. Oltre a una ventina di castelli, si devono a lui anche l’Università di Napoli, la Scuola siciliana di poesia e quella medica di Salerno, la Costituzione di Melfi, più conflitti epici con il Papato e un trattato sulla falconeria. Federico viveva nell’Italia meridionale perché era stato nominato re di Sicilia ancora prima di diventare imperatore: se ne riparlerà al momento di imbattersi, qui in città appunto, nella sua Torre.
Rocca di Cerere
La rocca di Cerere a prima vista sembra semplicemente un ammasso fiabesco di rocce, dislivelli e scorci sullo stesso colle dove si trova il castello di Lombardia. Ma è di più: è la prova provata che nell’antichità il colle era stato l’acropoli della “Henna” sicula e greca, e poi del “Castrum Hennæ” romano. La rocca è, infatti, quanto resta di un santuario dedicato a Cerere, la divinità romana dei campi, delle coltivazioni e in generale della nascita, che nell’ancora più antica mitologia greca corrispondeva alla dea Demetra.
L’area del santuario doveva essere più ampia: probabilmente comprendeva anche la parte del colle dove oggi sta il castello. Comunque sia, il panorama è fantastico, fino alla sagoma in distanza dell’Etna, mentre il richiamo alla mitologia classica invita a visitare il Museo del Mito, una piccola ma vivace esposizione multimediale aperta di recente proprio accanto alla rocca, a breve distanza dal castello di Lombardia e dalla rocca stessa.
L’area intitolata a Cerere è più ampia anche in senso geografico, tanto da essere stato istituito il Rocca di Cerere Geopark, un’area protetta di quasi 1300 chilometri quadrati dotata di centri visita e itinerari esplorativi. Il Geopark interessa Enna e altri comuni, come Aidone, Assoro, Calascibetta, Nissoria, Leonforte, Piazza Armerina, Valguarnera e Villarosa, e a partire dal 2015 è stato riconosciuto dall’Unesco fra le aree geologiche rilevanti per l’Umanità.
Duomo
Imbattersi nella cattedrale di Enna è inevitabile quando si scende dal castello di Lombardia proprio lungo Via Lombardia. Dopo la chiesa di S. Francesco di Paola la strada cambia nome e diventa via Roma: asse della città.
L’incontro con il Duomo è un momento cruciale nel visitare qualsiasi centro storico italiano. Qui a Enna colpiscono le dimensioni dell’edificio e della torre in facciata, ma tutta la chiesa merita attenzione e a impressionare è la ricchezza decorativa interna, in particolare il soffitto a cassettoni lungo la navata centrale.
La piazza accanto al Duomo è intitolata a Giuseppe Mazzini. Qui, al lato opposto rispetto al Duomo, si può fare un salto all’indietro nel tempo visitando le raccolte archeologiche del Museo regionale interdisciplinare.
Via Roma prosegue incontrando nella piazza successiva, di lato, la chiesa di S. Chiara e poi passando davanti al teatro comunale fino a sbucare nell’ampia piazza Vittorio Emanuele, con accanto la chiesa di S. Francesco d’Assisi.
Poi via Roma sorprende, prendendo improvvisamente a sinistra e indirizzando la visita di Enna verso sud. Dopo la raccolta piazza Neglia, si arriverà alla Torre di Federico II,.
Torre di Federico II
L’elegante edificio è noto anche come Torre ottagonale per la sua planimetria che richiama la rosa dei venti. Svetta isolato su una collinetta nel verde, in una posizione così centrale nella geografia dell’isola da averne fatto in passato il punto di riferimento geodetico per tutta la Sicilia.
L’attribuzione a Federico II dipende soprattutto dal fatto che l’imperatore e la sua corte erano notoriamente attratti dalla geometria dell’ottagono: ottagona è anche una cinta muraria più esterna, in parte conservata. Sembra che a progettare la Torre possa essere stato Riccardo da Lentini, supervisore delle fabbriche edilizie reali e uno degli architetti federiciani di maggior spicco. È credibile che l’imperatore stesso soggiornasse qui durante i periodi trascorsi a Enna.
L’edificio ha due piani, con finestre archiacute al piano terreno e architravate a quello superiore. Una scala a chiocciola nello spessore del muro sale alla cima e da lì la vista spazia in ogni direzione, dal castello di Lombardia al Duomo fino all’Etna di sfondo. Questo è insomma un buon punto riassuntivo nella visita alla città, anche se si potrebbero ancora considerare la Porta di Janniscuru che apparteneva alle mura normanne, non comoda da raggiungere per vicoli gradonati da via Mercato, e il più lontano lago di Pergusa, ultima tappa, dove per arrivare servono bus pubblici o un’auto.
Lago di Pergusa
Ultima e piacevole tappa di questo piccolo tour ennese è il lago di Pergusa che, a soli 14 chilometri da Enna, è praticamente l’unico vero lago naturale della Sicilia, se non si considerano i pochi stagni di ambiente umido costiero o bivieri come quello della Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari. Anche qui le leggende non mancano: pare che il ratto di Proserpina da parte di Ade, il dio degli Inferi (soprannominato anche Plutone), avvenne proprio sulle sponde di questo lago e pare che, sempre qui, Demetra orchestrasse i suoi riti di lutto e rinascita ricoprendo la terra di nuove spighe, come testimoniano le memorie archeologiche dei luoghi di culto dedicati alla dea delle messi e della fertilità e alla figlia.
Ma leggende a parte, questo lago salmastro, dalla forma ovale e poco profondo, è suggestivo per la sua posizione in un'ampia valle delimitata dalla cresta collinare verdeggiante. È circondato da una vegetazione di canneti ed eucalipti che digradano sin quasi la sua riva ed è un’importante area di sosta di uccelli migratori, come aironi, cenerini, cicogne nere, ma anche di gallinelle, folaghe e gabbiani che qui hanno trovato il loro habitat naturale. È infatti un luogo dal significato naturalistico di non poco valore tanto che, per preservalo dai problemi causati dall’autodromo automobilistico e motociclistico (che corre proprio intorno alle sue sponde), nel 1995 è stata istituita la Riserva naturale Lago di Pergusa. Non distante da qui, si trova anche il Parco minerario Floristella Grottacalda, tra i più significativi insediamenti di archeologia industriale del Sud Italia: un luogo decisamente affascinante.