San Giuseppe Jato
San Giuseppe Jato è raggiungibile da Palermo in circa mezz’ora percorrendo la SS624. Il piccolo paese nasce nella seconda metà del XVIII secolo alle pendici del monte Iato, sulla cui sommità dormono i resti di quello che fu uno dei più importanti centri urbani della Sicilia.
Fondato col nome di San Giuseppe dei Mortilli, il paese cambiò nome alla fine del XIX secolo proprio in onore di “Iaitas”, città edificata dai greci nel VI secolo a.C. su un preesistente insediamento elimo o sicano. Oggi è possibile immergersi nella storia dell’antica “Iaitas” visitando l’Area archeologica del Monte Iato, raggiungibile in pochi minuti da San Giuseppe o dal contiguo paese di San Cipirello. Iaitas dominava la valle circostante dai suoi circa 800 metri di altezza e aveva tutte le caratteristiche che contraddistinguono le antiche città greche, inclusa la piazza principale dell’agorà e uno spazioso teatro in posizione panoramica. In epoca medievale l’insediamento prese il nome di Giato e rimase per lungo tempo sotto la dominazione musulmana. Furono le truppe di Federico II di Svevia a mettere la parola fine sulla storia dell’insediamento, conquistato e svuotato dopo un lungo assedio nel 1246. Muoversi all’interno dell’area archeologica sarà per voi un’esperienza affascinante: le rovine e il paesaggio naturale si compenetrano in un’armonia quasi surreale e ogni scorcio sembra un dipinto. Terminata la visita dell’area archeologica, al Museo Antiquarium Case D’Alia potrete ammirare i reperti venuti alla luce durante gli scavi, tra cui alcune splendide statue che decoravano il teatro.
Piana degli Albanesi
Come suggerisce il nome, la storia di Piana degli Albanesi inizia fuori dalla Sicilia, in un luogo non poi così lontano. Sono remoti invece i tempi in cui tutto avvenne: siamo nell’Albania del XV secolo, l’inarrestabile avanzata delle truppe ottomane spinge numerosi esuli a fuggire in Italia e così presero vita le diverse comunità arbëreshe (albanesi) del Belpaese: una delle più importanti è in Sicilia ed è proprio Piana degli Albanesi.
L’abitato si adagia su un verde altopiano, tra il monte Pizzuta ed il lago artificiale che prende il nome del paese.
Partendo da San Giuseppe Jato, riprendete la SS624 in direzione Palermo, per poi imboccare la SP34 seguendo le indicazioni. A circa metà del percorso noterete aprirsi uno spiazzo sul lato destro della strada, che segnala l’arrivo a Portella della Ginestra: questo paesaggio incantevole fu il teatro di un brutale atto di repressione nel dopoguerra. Visitando il memoriale sarà possibile approfondire la storia del luogo, un momento di riflessione immersi nell’atmosfera serena e meditativa della splendida cornice naturale.
Riprendendo la SP34, arriverete in pochi minuti a Piana degli Albanesi e qui potrete scoprire i preziosi patrimoni artistici conservati tra le stradine del centro storico: uno di questi è certamente la chiesa di S. Giorgio Megalomartire, l’edificio religioso più antico dell’abitato. Costruita alla fine del XV secolo, la chiesa è un vero scrigno di arte bizantina oltre che un punto di riferimento durante le festività religiose che si svolgono ogni anno in paese. La comunità arbëreshe di Piana degli Albanesi mantiene vive le proprie radici e, se si ha la fortuna di visitare il paese durante la Settimana Santa, si potrà prendere parte alle processioni e celebrazioni pasquali a cui la popolazione locale partecipa sentitamente in abiti tradizionali. Diverse sono, inoltre, le botteghe in cui è possibile acquistare arte sacra bizantina e gioielleria tradizionale, oltre che gustare gli eccellenti prodotti del territorio come olio d’oliva e formaggi. In particolare la ricotta locale è utilizzata per farcire i famosi cannoli siciliani: quelli di Piana degli Albanesi sono considerati tra i migliori in assoluto, hanno ricevuto diversi riconoscimenti e dovete provarli prima di riprendere il cammino verso il Bosco della Ficuzza.
Bosco della Ficuzza
La Riserva Naturale Orientata Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago si estende a metà strada tra Piana degli Albanesi e Corleone. La riserva è maggiormente nota con il più breve appellativo di Bosco della Ficuzza, ma il nome completo rende meglio l’idea dell’estensione del parco, che copre un’area di oltre 7000 ettari compresa all’interno di 5 comuni.
Da Piana degli Albanesi potete raggiungere il bosco procedendo sulla SP5 in direzione Corleone, per poi imboccare brevemente la SS118 fino a scorgere un ben visibile obelisco in pietra all’apice di una curva a gomito: l’obelisco segnala la strada di ingresso all’abitato di Ficuzza, frazione di Corleone e porta d’ingresso della Riserva. Attraversando il piccolissimo borgo, dopo aver percorso Via Vittorio Emanuele vedrete aprirsi davanti a voi il giardino della Real Casina di Caccia di Ficuzza. L’elegante edificio è incorniciato tra il verde del suo prato e le vette della Rocca Busambra sullo sfondo. Qui, il Re Ferdinando di Borbone trascorreva le estati e si riposava tra una battuta di caccia e l’altra agli inizi del XIX secolo. Il sovrano, infatti, scelse proprio il Bosco della Ficuzza come riserva venatoria, dopo aver lasciato Napoli alla volta di Palermo a causa delle tensioni cittadine di fine ‘700. Oggi, la Casina di Caccia è adibita a centro visite del Bosco: dopo averla visitata, immergetevi nella natura della riserva, custode di una ricca biodiversità e contraddistinta da una grande varietà di habitat. Oltre alle aree boschive, sono presenti diverse zone umide, aree rupestri e praterie, il tutto sormontato dai 1600 metri di altezza della Rocca Busambra, dove nidificano uccelli rapaci rari e minacciati. Passeggiando tra i sentieri della riserva non sono rari gli avvistamenti della fauna locale, che comprende daini, volpi, aquile e falchi: tutto questo rende il bosco una meta prediletta per fotografi e amanti della natura.
Lasciato il bosco, prima di raggiungere Corleone, avendo del tempo potreste andare a visitare le Terme Arabe di Cefalà Diana, costruite durante la dominazione araba tra X e XI secolo. Il borgo di Cefalà Diana si raggiunge percorrendo la SP26 e le terme si trovano a pochi minuti dal centro abitato. Oltre che dalla oggettiva bellezza degli spazi interni, rimarrete affascinati dalla possibilità di osservare le diverse modifiche a cui il sito è stato sottoposto nel corso dei secoli durante le diverse dominazioni.
Corleone
Che arriviate direttamente dal Bosco della Ficuzza o dalle Terme Arabe di Cefalà Diana, per raggiungere l’ultima tappa del vostro itinerario, Corleone, dovete rimettervi sulla SS118, in un saliscendi di campi coltivati. Corleone si adagia all’interno di una conca sormontata da altipiani calcarei e ha origini molto antiche: sin dalla fondazione medievale, ha assistito ed è stata direttamente coinvolta in numerosi avvenimenti di grande importanza. Il segno dei secoli è evidente passeggiando per le vie del suo affascinante centro storico. Ad accogliervi in città sarà piazza Falcone e Borsellino, situata all’ingresso della villa Comunale. Da qui, proseguite a piedi su via Bentivegna fino ad arrivare a palazzo Bentivegna. Come riportato su una lapide commemorativa posta su una parete, l’edificio della nobile famiglia ospitò Giuseppe Garibaldi nel 1862. La famiglia Bentivegna ebbe un ruolo da protagonista nei moti risorgimentali: Giuseppe Bentivegna partecipò con Garibaldi alla battaglia dell’Aspromonte, mentre il fratello Francesco fu giustiziato nel 1856 per aver organizzato sollevazioni antiborboniche.
Palazzo Bentivegna si affaccia su piazza Garibaldi, il centro nevralgico della città da cui si accede alla chiesa di S. Martino (la Chiesa Madre). La chiesa è stata costruita alla fine del XVI secolo su una precedente struttura risalente a prima dell’anno 1000. Sotto la volta affrescata, il giallo dorato trionfa tra le tonalità del blu delle decorazioni. Dalla sagrestia si accede al Tesoro di S. Martino, un’esposizione permanente di arte sacra che comprende opere di grandissimo valore. Da piazza Garibaldi imboccate via Roma per imbattervi nell’imponente facciata barocca della chiesa di S. Domenico, per poi proseguire su via XXIV Maggio fino alla chiesa di S. Rosalia e svoltare su via Lombardia. Al termine di una breve passeggiata raggiungerete vicolo Rocche: alla vostra destra vedrete aprirsi il panorama sulle pareti rocciose del canyon di Corleone e l’ex Monastero del SS. Salvatore. Raggiunta la piccola chiesa della Madonna delle Due Rocche, potrete seguire le indicazioni per accedere al sentiero che porta alla Cascata delle Due Rocche,, un angolo di pace immerso nella natura a pochi minuti dal centro storico.
In città sono presenti botteghe in cui acquistare gli ottimi prodotti del territorio, tra cui spiccano i vini, l’olio d’oliva, le conserve e le confetture. Notevole la tradizione dolciaria locale, egregia testimone della classica e coloratissima pasticceria siciliana in cui trionfano ricotta, mandorle e frutta candita.