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Idea Viaggio
Lungo la Pedemontana del Friuli

Arti, fiumi e cittadine di una venezianità in terraferma

Tipologia
Percorso in auto
Durata
3 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

Dalla Laguna della Serenissima ci si trova abbastanza lontani, ma lungo questo percorso che si usa chiamare la Pedemontana del Friuli si viaggia ugualmente in un mondo d’acqua, fatto di sorgenti che sgorgano, parchi fluviali, vecchi centri storici animati da corsi e canali. Da millenni il fiume Livenza alimenta la vita e la civiltà di Sacile e di Polcenigo, e più in là la fascia tra Maniago e Meduno è attraversata dalle acque Cellina e del Meduna. Il bellissimo centro storico di Spilimbergo, meta conclusiva, è a metà strada fra il Meduna e il corso del grande Tagliamento che divide il Friuli in due. In friulano il Tagliamento è “l’Aghe”, cioè l’“Acqua” per eccellenza. L’ovest di Pordenone sta al di qua dell’“Acqua”, l’est di Udine al di là.

In molti punti del percorso sono possibili salite stradali e poi passeggiate sulle montagne appena più in alto, d’inverno sugli sci a Piancavallo e d’estate con le pedule (ovvero le scarpe per le camminate in montagna) ai piedi fra le malghe della val Tramontina. Anche qui, comunque, si incontra l’acqua: il lago di Barcis e i laghi di Tramonti saranno anche artificiali, ma non per questo le loro distese azzurre coinvolgono di meno.

Tutto questo per dire che non ci si deve sorprendere di fronte ai Leoni di San Marco affrescati o scolpiti qua e là. Il Friuli è stato per secoli sotto Venezia. Le tecniche di canalizzazione che hanno conservato viva la Laguna non sono tanto differenti da quelle con cui si è tenuto a bada il Livenza. I palazzi di Polcenigo e di Aviano hanno le stesse architetture delle Ville venete lungo il Brenta. Le bifore e gli affreschi murali sulle facciate di Spilimbergo potrebbero stare sul Canal Grande, e non poco del vino che si è sempre bevuto nei bàcari veneziani lungo le salizade e le calli arriva ancora oggi da qui: dal Friuli.

Giorno 1

Porcia

Porcia

La fratellanza tutta friulana tra le acque e il vino comincia a Porcìa, che non è difficile da raggiungere perché corrisponde a un casello lungo l’autostrada A 28 fra Pordenone e Conegliano. Le acque da apprezzare possono benissimo essere quelle del grazioso Lago della Burida poco lontano dal centro: è un buon posto dove rilassarsi, pagaiare, fotografare cigni o germani e lasciar giocare i bambini. Quanto al vino, non si fa fatica a trovarlo: basta sedersi a una tavola di un ristorante, visitare le cantine del castello in cerca di un Refosco, oppure andare direttamente dai produttori nelle campagne attorno. Dove si vedono vigne, niente vieta di fermarsi e chiedere.

 

Volendo invece dedicarsi alla cultura, il centro storico di Porcìa non manca di angoli interessanti, a partire dalla torre dell’Orologio che dà accesso ai portici di Via Marconi. La parrocchiale di S. Giorgio e il suo campanile sono più appariscenti del Castello, solido ma molto trasformato nei suoi dieci secoli di vita.

Sacile

Sacile

Lungo il Livenza si arriva a scoprire Sacile, in un ambiente d’acqua che ne fa la cittadina più “veneziana” di tutto il Friuli. Si passeggia, si fotografa, si cerca un locale per sedersi di fronte a un calice: di avere fretta non c’è proprio ragione. È un mondo di ponti, piazze, chiese con grandi tele d’epoca, e case-fondaco dove al piano inferiore si facevano entrare le merci dalle vie o dai canali navigabili, e sopra si abitava. Tutto il centro storico è composto da due ampie isole su una profonda ansa del fiume, con due quartieri che ospitavano uno il potere politico e l’altro quello religioso.

 

Sull’orizzonte piatto svetta il campanile della Cattedrale di S. Nicola Vescovo: sulla sua cima si trova un Arcangelo che gira a seconda della direzione del vento, come spesso accade nelle chiese del Friuli. Si tratta di un altro segno storico di Venezia, dove la sacra figura femminile della Madonna era considerata la “Capitana da Mar” proprietà privata della città Dominante. Sui campanili della terraferma si preferiva far salire angeli.

 

Si può anche fare qualche chilometro verso Conegliano dirigendosi a Vistorta, piccolo borgo medievale. Qui si trova Villa Brandolini d'Adda Varda. La villa fu acquistata nel 1780 dalla famiglia patrizia veneta dei Brandolini: qui si possono ammirare rare varietà di orchidea, mentre nel giardino si trovano alberi che risalgono anche all’Ottocento, laghetti, un ruscello e macchie di bambù creano un ambiente di grande amenità. È una proprietà privata, quindi è consigliabile informarsi per le condizioni di visita prima di recarsi sul posto.

Giorno 2

Polcenigo

Polcenigo

Poco a nord di Sacile,il territorio di Polcenigo è un area dove le acque nascono dal suolo. A breve distanza dalla provinciale che arriva da Càneva, si trovano le Sorgenti del Livenza e una cavità carsica vicina al paese fa sgorgare limpidissimo il Gorgazzo, che a sua volta alimenta il Livenza. Il fiume attraversa Polcenigo stessa, specchiando le abitazioni e lasciandosi contemplare oltre il parapetto lungofiume. Sempre in zona, l’Unesco protegge le tracce di un villaggio preistorico su palafitte scoperto presso l’oasi naturalistica del Palù di Livenza.

 

Commerci secolari lungo le acque interne spiegano un’economia che si era permessa di costruire palazzi e di dotare d’arte le chiese. Quando da fine ’700 la ricchezza marittima di Venezia ha smesso di alimentare la terraferma, sono subentrate le professionalità gastronomiche dei residenti. Queste vicende sono documentate nel Museo dell’Arte Cucinaria dell’Alto Livenza

Procedendo lungo la strada provinciale 29 Pedemontana si passa accanto ad Aviano ai piedi del comprensorio alpino e sciistico del Piancavallo. Più avanti, all’altezza di Montereale Valcellina, si stacca un’altra salita assolutamente consigliabile che porta al lago di Barcis.

Maniago

Maniago

Falci, seghe, lame, temperini e soprattutto coltelli. Eppure nella cultura produttiva per cui Maniago è da secoli famosa nel mondo non c’è nulla di bellicoso: sono oggetti che servono per lavorare, cucinare, coltivare e aiutare le piante a crescere. Nemmeno le sale del Museo dell’Arte fabbrile e delle Coltellerie allestite in uno ex stabilimento verso il corso del Còlvera hanno toni guerreschi: figure bianche di artigiani in grandezza naturale sono intente al lavoro sui loro macchinari storici, accanto a oggetti prodotti nei secoli e a documenti che testimoniano le tappe della tradizione. Se fino a poco tempo i laboratori di coltelleria erano distribuiti quasi in ogni casa e cortile, ancora oggi parecchie decine di ditte del settore sono attive nel territorio.

 

Un centro storico ben conservato e vivace e un notevole contesto naturalistico meritano alla cittadina la qualifica di Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Ci si ferma davanti a Palazzo d’Attimis con un leone di San Marco affrescato in facciata e si entra nel Duomo di S. Mauro a cercare arte quattro-cinquecentesca. Poi dalla piazza si sale ai ruderi del castello, con il suo panorama sulla pianura friulana.

 

Al di là della poco lontana Meduno, altri panorami si godono dal colle di Clauzetto, accompagnati dall’esplorazione delle vertiginose Grotte di Pradis.

Giorno 3

Spilimbergo

Spilimbergo

Già durante i secoli del dominio veneziano la cittadina medievale dei conti Spengenberg si era trasformata nell’autentico centro d’arte che è oggi. Nel Friuli ci si è spesso specializzati in monoculture locali raffinatissime, per esempio nelle coltellerie di Maniago o nelle sedie nel Collio goriziano, ma Spilimbergo in particolare è diventata famosa per i suoi laboratori di mosaico. Forse la prima cosa di cui incuriosirsi qui è proprio la Scuola Mosaicisti del Friuli.

 

Altri colori sono quelli degli spettacolari affreschi tanto nel Duomo di S. Maria Maggiore quanto all’aperto sulle fronti del castello, tutti luoghi dove alle due dimensioni dei dipinti si affianca benissimo la terza della scultura e dell’architettura. Il filo d’Arianna delle scoperte non può comunque rinunciare alle torri, ai portici e ai palazzi da riconoscere lungo corso Roma.

Spilimbergo non è lontana da San Daniele del Friuli, patria del prosciutto, e dalla Strada dei Vini delle Grave. Un formaggio vaccino dal gusto forte e un po’ piccante che arriva da Clauzetto e da Vito d’Àsio.

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