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Meta turistica
Friuli Venezia Giulia. Trieste capitale

La Trieste degli imperatori, dai romani agli Asburgo

Tipologia
Percorso a piedi
Durata
3 giorni
Numero Tappe
7
Difficoltà
Facile

Il poeta triestino Umberto Saba ha scritto che Trieste è “come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore”.

Sono parole d’amore nate in italiano, ma pensate, non è un dettaglio, quando la città era ancora imperiale sotto Vienna. Trieste è stata per secoli lo sbocco sul Mediterraneo degli Asburgo, la massima e la più gigantesca potenza storica della Mitteleuropa.

L’eredità di Vienna è ancora presente, perché la città le deve molto e non c’è ragione di nasconderselo. Dinastie di armatori navali, assicuratori internazionali e importatori di caffè, senza dimenticare il ruolo di Trieste nello scavo del Canale di Suez, sono state possibili proprio per il ruolo commerciale e finanziario del porto.

Tuttavia la storia di Trieste va molto più all’indietro nel tempo. È imperiale, ma antico romano, il teatro all’aperto in pieno centro. È imperiale, a sua volta antico romano, un arco vecchio di venti secoli ai margini di Tergeste, come la città si chiamava in latino. Possono dirsi imperiali anche i sapori del radiceto, un’insalatina tagliata cortissima che soltanto qui si trova, e delle sarde “in saòr”, fritte e poi messe sotto aceto con cipolle affettate perché da conservare a lungo come nutrimento per i marinai in navigazione.

Borgo Teresiano

Borgo Teresiano

A Trieste si può arrivare in molti modi. Il più suggestivo sarebbe via mare, e in questo caso si approderebbe probabilmente alla Stazione Marittima sulle Rive. Ma per incontrare subito la scacchiera di isolati del Borgo Teresiano a nord della città vecchia, attorno al Canal Grande che era il porto settecentesco, la scelta più pratica è il treno.

Si scende a Trieste Centrale, anche perché la vecchia stazione imperiale asburgica più rivolta alla Mitteleuropa, che si chiama Trieste Campo Marzio, è stata dismessa da decenni diventando un museo ferroviario, per altro oggi chiuso al pubblico.

Il cammino da Trieste Centrale verso Piazza Unità d’Italia è breve, e attraversa appunto le vie geometriche del Borgo Teresiano, non spettacolari ma rivelatrici: sedi di banche, il palazzone delle Poste in piazza Vittorio Veneto con accanto la Narodni dom (casa del popolo) della comunità slovena, oggi ottima Scuola Interpreti dell’Università, e piazza della Borsa.

In mezzo a tutto questo, sul Canal Grande, “Giovannin de Ponterosso” è il soprannome che tutti danno a un puttino, protettore in cima a una fontana settecentesca.

Piazza Unità d’Italia

Piazza Unità d’Italia

Vero, Trieste ha tanti punti magnetici, come la Cattedrale di San Giusto, la Risiera di San Sabba e le Foibe di Basovizza. Ma il cuore pulsante della città coincide con i dodicimila metri quadrati di “piazza Unità”, fra le più estese d’Italia e, com’è ovvio dato il contesto, affacciata sul mare. 

Già nel ’700, quando la piazza era più piccola, svettavano un po’ lontane dalla riva la piramidale Fontana dei Quattro Continenti (perché l'Oceania allora non si sapeva che esistesse) e la Colonna con la statua del sacro romano imperatore Carlo VI d’Asburgo. Certamente Carlo VI meritava un suo monumento, perché era stato lui ad avviare nel 1719 la fortuna commerciale di Trieste istituendola come free port, porto franco, senza tasse per le merci in transito, a vantaggio soprattutto della Mitteleuropa che di Trieste è l’enorme retroterra naturale.

Verso piazza della Borsa, l’edificio del Tergesteo offre una galleria di caffè e negozi sul modello delle arcate di altre città imperiali, mentre ai piani superiori ci sono appartamenti e uffici. Al primo piano aveva lavorato per decenni l’impiegato bancario Aron Hector Schmitz, più famoso, specialmente in quanto autore de La coscienza di Zeno, sotto lo pseudonimo letterario di Italo Svevo. Il suo nom de plume era un’ennesima ammissione della doppia identità della città di allora, italiana e germanica, e il suo romanzo più noto ha a che fare con il ruolo di Trieste nell’ingresso in Italia della psicoanalisi viennese di Sigmund Freud.

La fronte posteriore del Tergesteo dà sul Teatro Verdi, di notevole tradizione lirica e dell’operetta.

Teatro Romano

Teatro Romano

Lasciando “piazza Unità” con il mare e il Borgo Teresiano alle spalle, si arriva facilmente al Teatro Romano, la più importante testimonianza della Tergeste romana imperiale.

Il teatro era stato ricavato tra primo e secondo secolo sul pendio del colle che più tardi avrebbe preso nome dalla Cattedrale di San Giusto. La cavea si presenta divisa a raggiera in quattro settori, rivolti alla scena fissa a valle. È una scenografia rigorosa, anche se non nelle dimensioni di un Colosseo o di un’Arena di Verona: si trattava di uno spazio per spettacoli, non di un anfiteatro circolare per giochi.

Per apprezzare la suggestione d’insieme, sarà bene immaginare il contesto originario: pare proprio che in antico il teatro si aprisse direttamente sul mare. 

Da qui basta poco per arrivare alla scalinata che sale alla secentesca chiesa di Santa Maria Maggiore e poi entrare nella città vecchia proseguendo a passeggio fra negozi e locali verso piazza di Cavana.

Arco di Riccardo

Arco di Riccardo

Il lastricato di via San Silvestro conduce all’altro lascito a cielo aperto della Tergeste romana. Si cammina a saliscendi, attraverso quella parte di città vecchia che si arrampica sul colle di San Giusto.

Ovviamente non c’entra nessun personaggio storico di nome Riccardo, anche se si è ipotizzato che il nome possa essersi derivato da una deformazione medievale di “Re Carlo” Magno. Più probabile un’altra ipotesi: che il nome popolare ma oramai invalso possa essere nato dalla parola latina cardo, vale a dire una strada nel reticolo della città romana. Comunque non si sono finora trovate prove sicure, e anzi di recente si è proposto che l’Arco potesse essere nient’altro che l’ingresso a un santuario.

Piazzetta San Silvestro prosegue su via della Cattedrale, strada che porta alla Cattedrale di San Giusto.

Le Rive

Le Rive

Ecco uno di quei luoghi per cui non ha tanto senso individuare un punto d’accesso unico. Si chiama Rive l’intero volto a mare della città storica, un alternarsi di paesaggi su grandi spazi in cui ci si trova un po’ diversamente immersi a seconda che ci si sbuchi dal Porto Vecchio, cioè dai resti imponenti e in parte ancora abbandonati degli ex edifici commerciali asburgici a nord, storico scalo anche delle partite di caffè Hausbrandt e Illy , oppure da Piazza Unità d’Italia.

Lungo le Rive sarà comunque difficile evitare la Stazione Marittima, con la possibile presenza di qualche nave da crociera, la ex Pescheria dove è facile trovare allestita qualche buona mostra culturale, e il peculiare Museo Revoltella, parte casa museo ottocentesca e parte spazio d’arte.

Bàrcola

Bàrcola

Anche i trasporti pubblici lungo viale Miramare collegano il centro di Trieste alla riviera della località Bàrcola, occasione di tranquille passeggiate in vista di un braccio di mare battutissimo dai velisti. La classica regata Barcolana, convocata tradizionalmente la seconda domenica di ottobre, – è davvero un fenomeno di massa e di costume, oltre che un’importante competizione internazionale e il pretesto di una lotteria.

Poco oltre, su un promontorio visibile a grande distanza, un vasto parco circonda il Castello di Miramare, creatura diretta della dinastia imperiale asburgica.

La striscia di terra, più verdeggiante che abitata, stretta fra il mare e il Carso triestino continua verso nord con il porto turistico di Sistiana, fino al castello e all’insenatura di Duino, prima che il Carso ceda il passo alla piana friulana a Monfalcone.

La passeggiata panoramica fra Sistiana e Duino lungo il Sentiero Rilke non è più urbana ma quasi alpina (servono scarpe adatte), salvo il mare subito sotto. Chi volesse tuffarsi trova piccole spiagge libere a Sistiana, stabilimenti balneari a Trieste o, più semplice che mai, il lungomare di Bàrcola, affollato durante i weekend estivi.

Castello di Miramare

Castello di Miramare

Il nome sottolinea il primo motivo d’eccezionalità del Castello, che sorge su un promontorio nel golfo di Trieste: da una parte la città e le coste dell’Istria, dall’altra la foce dell’Isonzo e i campanili di Grado. Ma straordinaria è anche l’autenticità dell’atmosfera: nessuno stupore, se l’arciduca Massimiliano d’Asburgo comparisse da un momento all’altro nelle sale arredate con arredi e pezzi artistici degni di una reggia.

Il castello è in effetti una sontuosa dimora ispirata al gusto neorinascimentale, sullo sfondo di uno scenario inconsueto di mare e macchia mediterranea. Al suo interno si percorrono gli ambienti di rappresentanza: la Sala del Trono, la ricca biblioteca con i busti di Dante, Goethe, Shakespeare e Omero, la Sala delle Udienze, simile a una reggia, l’appartamento della moglie Carlotta, che comprende anche un salottino arredato alla maniera fiamminga, e le stanze residenziali, ricche di opere d’arte, tra cui dipinti, porcellane, oggetti pregiati e mobili antichi.

Esauriti i doveri culturali della visita, è gradevolissimo passeggiare nel parco all’italiana, sotto le pergole di glicine e lungo i bastioni a mare.

Le acque dell’Adriatico attorno al promontorio sono Area marina protetta, la prima istituita in Italia. Fra le attività più suggestive per esplorare la ricchezza biologica marina della riserva c'è il seawatching dei fondali marini: l’unico requisito richiesto è di essere capaci di nuotare e di usare maschera, boccaglio e pinne.

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