Recentemente questo teatro è stato oggetto di un accurato restauro che gli ha restituito le sue funzioni originarie e ha permesso di conferire nuovo splendore all’edificio che lo accoglie, realizzato nella prima metà dell’Ottocento. Si trattava di una chiesa costruita al posto di un antico oratorio, eretta nella prima metà del secolo XVII per volontà di Ranuccio II, signore di Parma e Piacenza, e dedicata a Santa Giustina. Questa struttura doveva essere di appoggio alle monache benedettine del vicino monastero.
Napoleone Bonaparte, nel 1805, soppresse sia la chiesa sia il convento, indirizzandone le rendite al fisco della Repubblica Francese e bollandoli come beni demaniali. Nel periodo della Restaurazione gli edifici furono donati alla Camera Ducale di Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza. L’Anzianato di Castel San Giovanni, che desiderava trasformare i locali in scuola e sede di teatro, decise nel 1821, con la podesteria di Pietro Albesani, di richiederla alla sovrana. Questa assentì donando tutto il complesso al comune che accolse, da allora, una scuola, un ufficio di pensamento pubblico e una sala per gli spettacoli. Una piccola parte continuava a ospitare la caserma dei Dragoni Ducali.
In seguito, l’architetto Gazzola fu incaricato di redigere il progetto teatrale e venne indetta una pubblica sottoscrizione per sostenere economicamente l’opera, proponendo ai cittadini più ricchi di contribuire a proprie spese alla creazione dei palchi, con il diritto di esproprio con il rimborso della sola somma di denaro sborsata al momento della costruzione. La costruzione partì al termine del 1822. Il Comune contribuì all’opera con L. 1.500, i palchettisti con L. 3.000 e il resto fu pagato da Pietro Albesani. I lavori terminarono nell’agosto 1823 e l’inaugurazione avvenne il 5 settembre con un meraviglioso spettacolo di gala.
Su disposizione del Consiglio degli Anziani, fu stilato un regolamento che prevedeva pagamenti da parte dei palchettisti: erano tenuti a versare, per ogni palco, 10 lire ogni volta che si fossero tenute, nel corso dell’autunno, almeno venti rappresentazioni. Nel 1912 questo regolamento fu modificato, prevedendo tratte più costose per i palchettisti che dovevano contribuire al finanziamento degli impresari, ma acquisivano così una posizione di rilievo nella Commissione Teatrale. Il primo spettacolo teatrale fu "La serva padrona" di Giovan Battista Pergolesi e da quel momento, per oltre un secolo, il teatro ospitò ogni anno due stagioni liriche, una estiva e una invernale, insieme a spettacoli di prosa, operetta e balletto. Il 21 maggio 1841 vi debuttò, giovanissima, Anna Maria "Marietta" Baderna, di lì a poco divenuta celebre in tutto il mondo e ribattezzata ’la perla della danza’. Si sono succeduti, inoltre, tanti interpreti di lirica e prosa molto celebri ai tempi.
Nel 1919, grazie a un pubblico sempre più numeroso ed esigente, venne proposta la costruzione di un nuovo teatro. I suggerimenti in voga erano due: uno caldeggiava il recupero del teatro già esistente, l’altro spingeva per edificarne uno completamente nuovo in borgata che meglio rispondesse ai bisogni della cittadinanza. Un’apposita Commissione ebbe l’incarico di analizzare entrambe le ipotesi e formulare le relative proposte. Come raccontato dalla Goldonelli, la Commissione si rivolse a diversi tecnici competenti, analizzò i dati statistici di numerosi teatri di vari paesi e città, valutò proposte e consigli e decise che non conveniva ampliare il vecchio teatro. Suggerì la costruzione di un nuovo edificio.
Nel foyer del teatro castellano si trova ancora il bellissimo progetto dell’ingegner Zanetti per la restaurazione e l’ampliamento dell’esistente: avrebbe dovuto inglobare alcuni edifici vicini, con la ricostruzione della facciata e della fiancata sulla via Gazzotti. All’interno sarebbero stati sistemati palchi in stile liberty tipico. Nessuna delle due ipotesi fu realizzata e, nel 1927, la Questura dichiarò il vecchio teatro inagibile, determinandone la chiusura.
Il consiglio comunale, nel 1946, approvò un disciplinare di concessione regolante i rapporti con i fratelli Gapolli per l’uso del teatro. Questi ne avviarono un imponente restauro che ne cambiò radicalmente l’aspetto. Un estratto delle deliberazioni del Consiglio Comunale del 5 ottobre 1946 riporta che "la trasformazione del teatro dovrà essere fatta con criteri moderni e di decoro e in base ad un progetto definitivo approvato dal Comune, con impianti di luce, acqua e riscaldamento, tenendo presente che la nuova sala dovrà servire non solo per cinematografo, ma anche per spettacoli lirici, di recitazione e vari per cui occorre l’esistenza di un adatto palcoscenico con relativi servizi. La sala sarà munita di balconata, senza colonne di sostegno, che i concessionari si impegnano di costruire immediatamente." Con il nuovo nome di Teatro Cinema Verdi, la struttura riaprì le porte al pubblico nella primavera del 1947. Gli ultimi lavori effettuati sulla sua struttura sono stati avviati all’inizio degli anni Ottanta in base al progetto degli architetti Baggi e Curtoni di Piacenza.
Sono state effettuate modifiche all’esterno molto semplice e spoglio. È stato inoltre ripristinato il foyer con la messa a vista delle antiche volte a crociera. Il palcoscenico, che ancora oggi necessita di un ampliamento in profondità, è stato arricchito di nuovi camerini e servizi nel retropalco inglobando gli spazi dell’ex caserma dei Dragoni. Nella sala teatrale è stato recuperato, ove possibile, l’aspetto dell’antica chiesa la cui struttura delle origini è ben distinguibile su uno dei due lati lunghi. La galleria costruita nel dopoguerra è stata migliorata fino a diventare un moderno impianto in cemento, ferro e legno a cui si arriva tramite una scala elicoidale posta in fondo alla platea. Su uno dei lati lunghi corrono due ballatoi, uno dei quali si ricongiunge al nuovo graticcio in legno posto sul palcoscenico. Nel febbraio 1990 il teatro è stato nuovamente inaugurato con uno spettacolo dei Solisti veneti e, da quel momento, svolge una regolare attività musicale e di prosa. Quest’ultima è gestita tramite una convenzione tra Comune e Teatro gioco-vita, mentre la prima è amministrata in collaborazione con il locale Istituto musicale Pier Luigi da Palestrina.
Il foyer, così come quelli presenti in altri teatri della regione, è stato attrezzato per accogliere mostre, prevalentemente del panorama della zona, di opere pittoriche, sculture e fotografie. L’attività espositiva è competenza dell’Ufficio Cultura del Comune che, tramite una commissione apposita, sceglie tra le numerose richieste pervenute, riservando una particolare attenzione ai lavori di giovani artisti emergenti. Le pareti della sala teatrale sono inoltre impreziosite da alcuni dipinti del castellano Carlo Scrocchi, ispirati al mondo dello spettacolo.