Nel 1970 venne inaugurato il Museo del Tesoro del Duomo, i cui locali erano quelli dell’antica Sagrestia superiore, dove erano custoditi gli splendidi oggetti che sono esposti oggi. Il nucleo principale del Museo deriva da una donazione di Francesco II Sforza alla neo-eretta Diocesi di Vigevano nel 1534.
Grazie all’aiuto di Papa Clemente VII, nel 1529 Francesco II Sforza riuscì a riconquistare il ducato di Milano. Carlo V, infatti gli aveva concesso il trono nel 1521 e glielo aveva preso quattro anni dopo accusandolo di aver partecipato a una congiura ordita dal suo consigliere Gerolamo Morone.
Poco tempo dopo, il Pontefice realizzò il sogno di Ludovico il Moro, padre di Francesco, concedendogli la città natale del Sforza, Vigevano, con il titolo di Diocesi e di città. Recenti studi hanno dimostrato che il progetto del Moro riguardante Vivegano: la sua intenzioner era quella di rendere la città una sede vescovile, in modo da costruire con il vescovado "un ricco e prestigioso apparato ecclesiastico che potesse degnamente servire la corte" che oramai si era per lo più stabilita a Vigevano, e "prevalentemente composto da uomini della corte”. Il suo obiettivo era quello di creare un’intera città, compresa la sua sezione ecclesiastica, che potesse fare da cornice alla corte. Di grande rilievo storico politico, la possibilità il diritto acquisito da Francesco II di nominare personalmente i vescovi della Cattedrale di Vigevano. Un diritto che anche i suoi discendenti avrebbero erdetitato. Quando la donazione fu fatta, numerosi oggetti di argento, preziosi corali miniati, quadri, arredi lignei e paramenti liturgici furono portati a Vigevano per ornare la Cattedrale e tutt’ora costituiscono la parte più ricca del Museo del Tesoro del Duomo.
Il concetto di "Tesoro" era già presente nelle carte d inventari redatti dopo la donazione di Francesco II, anche non veniva usato esattamente questo termine. L’attenzione maggiore era però principalmente rivolta alle argenterie. Oggi restano soltanto otto testimoni in metallo prezioso di quell’antica donazione, ma alcuni di questi - la pace, la croce astile, il calice episcopale ed i pastorali - sono senza dubbio i più prestigiosi e preziosi dell’intera elargizione e e con le loro particolari caratteristiche hanno contribuito a rendere la raccolta ancor più notevole.