Panoramica
L'AMP di Ventotene e Santo Stefano è stata istituita non solo per proteggere la biodiversità, ma anche per valorizzare il ricco patrimonio storico sommerso nelle acque delle due isole.
Un Paradiso per i Sub
Le acque di Ventotene e Santo Stefano ospitano una straordinaria varietà di organismi marini. Le grotte sottomarine, adornate da margherite di mare e altre specie, sono il rifugio di polpi, murene e altre creature notturne. Le praterie di Posidonia oceanica, estese fino a 40 metri di profondità, ospitano oltre 350 specie di invertebrati e pesci, rendendo ogni immersione un'esperienza unica.
Nel mare degli antichi
L’antica Pandataria, oggi Ventotene, nonostante le dimensioni minime e la scarsità d’acqua, fu un luogo largamente frequentato da navi e naviganti, anche quando l’intera isola, passata nelle proprietà imperiali, divenne luogo di confino e di esilio per i personaggi sgraditi al princeps.
Numerosi relitti sono stati localizzati tra le cale e le punte di Ventotene e Santo Stefano: alcuni reperti significativi sono stati recuperati e esposti nel piccolo museo di Ventotene, ma molto resta ancora sui fondali, in diversi punti in parte frequentati dai sub.
A Cala Rossano, a bassissima profondità, anfore e lingotti di stagno hanno permesso di identificare un relitto del I secolo d.C., proveniente dal sud della Penisola Iberica e destinato alle coste d’Italia. A Punta dell’Arco, un altro relitto, di poco più antico, ha restituito lingotti di piombo prodotti nelle miniere di Carthago Nova, oggi Cartagena in Spagna.
Tra Ventotene e Santo Stefano, poi, recenti indagini in alto fondale hanno permesso di localizzare un vero e proprio museo sottomarino: ben cinque relitti, affondati tra il I e il V secolo d.C. mentre cercavano un rifugio dal mare agitato, sono ora posati a oltre cento metri di profondità.
La peschiera e il Porto Romano
Per chi non può immergersi con bombole e autorespiratore, Ventotene offre anche l’incredibile peschiera del Faro: un piccolo impianto per l’allevamento del pesce, ricavato nel tenero tufo dell’isola al tempo in cui i Romani vi costruirono sontuose ville. Anche un semplice tuffo in costume, maschera e snorkel permette di riconoscere le nicchie in cui furono poste statue, canali e saracinesche utilizzati per allevare i pesci impiegando direttamente l’acqua del mare il tutto incastonato nello splendido gioiello architettonico del Porto Romano, un Banco di tufo di 2000 anni interamente scavato a mano dai Romani.