Il Tarvisiano
È l’estremo nord-est dell’Italia, al confine con Austria e Slovenia, ed è per eccellenza un simbolo di incontri e divisioni. Qui si intrecciano tre catene montuose mentre i fiumi si dividono tra quelli che si gettano nell’Adriatico e quelli che sfociano nel Mar Nero. La millenaria Foresta di Tarvisio è uno dei più importanti corridoi faunistici d’Europa, dove convivono, in un’altissima concentrazione, diverse specie di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e insetti. La biodiversità riguarda anche gli esseri umani e le loro culture: i tre principali ceppi linguistici europei danno origine alle quattro diverse lingue parlate in questo territorio (italiano, friulano, tedesco e sloveno). Infine, anche in cucina si incrociano i piatti tipici dei tre confini in una proposta che combina la tradizione mitteleuropea e quella italiana. Da una di queste montagne prende origine e nome anche un pregiato formaggio DOP, orgoglio della gastronomia regionale: il Montasio.
La prima tappa tutta italiana dell’Alpe Adria Trail comincia da Valbruna, punto di partenza per esplorare la Val Saisera: qui crescono gli abeti rossi di risonanza, il cui pregiatissimo legno viene selezionato per costruire strumenti musicali in tutto il mondo. Si sale poi al monte Lussari (1790 m): la fatica è ricompensata da una fantastica vista sull'intera catena montuosa delle Alpi Giulie che si sviluppa a cavallo del triplice confine. In cima al Lussari si trova un fiabesco santuario mariano, tradizionale meta di pellegrinaggi da parte di fedeli italiani, sloveni e tedeschi. Per il ritorno si può seguire proprio il percorso del pellegrinaggio fino a valle e poi verso Tarvisio, che è il principale centro di riferimento della zona e uno dei più importanti comprensori sciistici e centri per gli sport di montagna del Friuli- Venezia Giulia.
La tappa successiva conduce al Rifugio Zacchi attraverso l'affascinante valle dei laghi di Fusine. Il territorio cambia nel corso dell'anno: la natura attinge a una tavolozza di colori infinita, conferendo al bosco e ai laghi un'unicità cromatica che rende il luogo ancora più magico. Più oltre, le Alpi Giulie si presentano nella loro veste selvaggia e rocciosa. Anche se non raggiungono i 3000 metri, presentano già ad altitudini minori tutte le caratteristiche dell’alta quota. Questo permette loro di regalare scorci e percorsi alla portata di tutti e allo stesso tempo di essere un vero e proprio paradiso per gli alpinisti.
L’itinerario prosegue in direzione della Slovenia per rientrare in Italia un po’ più a sud, nelle Valli del Natisone.
Le Valli del Natisone
La tappa dell’itinerario che rientra in Italia passa sulla cresta del monte Kolovrat che è forse il tratto più bello di tutto il percorso: da un lato si apre una vista strepitosa sulle Alpi Giulie, dall'altro uno splendido panorama verso l'Adriatico e le tappe successive fino al mare.
Durante la Prima Guerra Mondiale il Kolovrat fu teatro di aspri scontri tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. L’esercito italiano costruì in questa zona la propria terza linea di difesa; i resti di queste fortificazioni si possono visitare oggi in un significativo museo all’aperto.
Scendendo dal Kolovrat ci si addentra nelle Valli del Natisone, quattro valli dall'aspetto ancora integro e pertanto quasi selvaggio, con torrenti che scorrono ripidi tra forre e grotte spettacolari e boschi di castagni di specie autoctone. Alle castagne sono associate innumerevoli ricette e manifestazioni, come il Burnjak, la grande festa della castagna a Tribil di Sopra. Tra una valle e l'altra, si incontrano piccoli paesi dalle tipiche case in pietra e chiesette del XV secolo in stile gotico sloveno. Nonostante il legame storico con l'Italia, questo territorio ha sempre mantenuto orgogliosamente la lingua e la cultura originarie, che sono slovene e arricchiscono queste terre di leggende e feste tradizionali. Le Valli del Natisone sono anche la patria di origine di una delle specialità della gastronomia regionale, la gubana, un dolce ripieno di noci, nocciole, pinoli, uvetta e altri 15 ingredienti.
Attraverso i castagneti e gli antichi pascoli delle Valli del Natisone si raggiunge prima il santuario mariano di Castelmonte e poi Cividale del Friuli, capitale del primo ducato longobardo in Italia e oggi punto di partenza dell’itinerario UNESCO dedicato a questo misterioso popolo.
La tappa successiva riporta di nuovo in Slovenia, attraversando però prima i Colli Orientali del Friuli, una delle zone vitivinicole più note e rinomate a livello internazionale. Si producono qui celebri vini bianchi autoctoni come il Ramandolo, uno dei vitigni più antichi del Friuli, e il Picolit, vino di eleganza e delicatezza impareggiabili, o ancora il Pignolo, un grande rosso ricco di toni e sfumature.
Il Collio
Sono tra i migliori del mondo anche i vini della tappa italiana successiva, che conduce nel Collio goriziano. L’area, che un tempo era caratterizzata da querce, oggi si estende sugli ampi vigneti a terrazze coltivati sui versanti meridionali dove vengono prodotti vini bianchi eccellenti e rossi di alta qualità. Il centro economico e culturale del Collio è Cormons, conosciuta anche per un’altra specialità gastronomica, un tipico prosciutto crudo dolce e delicatamente affumicato su essenze di ciliegio e alloro.
Oltre le colline si raggiunge Gradisca d’Isonzo, una cittadina Immersa nel verde e pronta a raccontare una storia lunga oltre nove secoli. Situata lungo la valle dell’Isonzo, è in una posizione strategica e per questo nel passato Gradisca assunse la fisionomia di una vera e propria fortezza. Dapprima baluardo a difesa dei domini della Repubblica di Venezia contro le scorrerie dei Turchi, nel Seicento entra invece nella sfera di influenza austriaca, diventa capoluogo di una nuova Contea e si arricchisce di palazzi che conserva ancora oggi.
Allontanandosi da Gradisca in direzione del Carso si supera l’Isonzo, protagonista indiscusso di questo territorio sia dal punto di vista geografico sia da quello storico. È un fiume dalle acque color smeraldo e viene storicamente associato alla Prima Guerra Mondiale per le dodici battaglie che prendono il suo nome e che lasciarono nel territorio numerose tracce ancora visibili.
Il Carso
Sul Carso si trova uno dei luoghi più significativi della Prima guerra mondiale, il Museo all’aperto del Monte San Michele, costituito da un labirinto di trincee, camminamenti e fortificazioni. Ma oltre ai ricordi storici, il Carso è un territorio particolarmente prezioso sotto il profilo naturalistico. Per le peculiarità geomorfologiche, le grotte, le doline e le valli che l’acqua e i corsi ipogei dei fiumi hanno scavato nella roccia, l’area è il paradiso dei geologi e, per la straordinaria varietà della vegetazione, quello dei botanici. Qui emergono corsi d'acqua sotterranei del bacino dell'Isonzo, che formano laghi carsici eccezionali, come quelli di Doberdò e Pietrarossa.
Il Carso è attraversato da molti altri sentieri, tra gli altri, uno molto amato dal poeta Rainer Maria Rilke e appunto per questo a lui dedicato. La passeggiata costeggia la baia di Sistiana, si inoltra nella pineta e si apre poi sulla vista del castello di Duino, incorniciato dalle uniche falesie dell’Adriatico. Il percorso è disseminato di belvedere indimenticabili da cui, con il favore del tempo, si possono scorgere le Prealpi Carniche, la laguna di Grado e la costa istriana. Proseguendo verso l’interno, ci si ritrova immersi nella vegetazione fra lecci, querce, frassini, ginestre, sommaco. Qui si ha la possibilità di fermarsi nelle tradizionali osmize, le cantine dove si possono gustare vini e prodotti del territorio: la terra del Carso produce vini autoctoni come il Terrano, dal tipico colore rosso rubino e dal bouquet fruttato, l’elegante Vitovska e la Malvasia dal gusto fresco e secco. Poco più avanti si incontra il piccolo paese di Prosecco, da cui prende il nome uno dei vini frizzanti più famosi del mondo, e a breve distanza si trova la Grotta Gigante, una delle più grandi grotte carsiche visitabili d’Europa.
Proprio al di sotto di Prosecco si trova, direttamente sul mare, lo spettacolare castello di Miramare, un tempo residenza dell'arciduca Ferdinando Massimiliano d'Asburgo e di sua moglie Carlotta del Belgio. Da questo punto il percorso si piega di nuovo verso l’interno e attraversa una valle di grande importanza naturalistica, perché rappresenta un’eccezione rispetto al contesto: la Val Rosandra. Qui scorre l’unico corso d'acqua superficiale del Carso triestino, che per il resto è invece caratterizzato proprio dal fatto di non avere una rete idrografica superficiale, ma sotterranea. Altra particolarità della valle è il repentino passaggio dal clima continentale subalpino a quello mediterraneo. Le differenze climatiche e termiche rendono la val Rosandra ricchissima di microclimi e di conseguenza anche di flora e fauna peculiari.
Una ultima passeggiata in territorio sloveno e finalmente si raggiunge l’Adriatico. Affacciata su una piccola darsena ai piedi delle colline, in una zona che geograficamente è già Istria, Muggia è l’ultimo lembo di terra italiana a est. Il legame storico con Venezia si manifesta in modo evidente: pittoresche calli, il duomo in stile gotico-veneziano, il municipio con la facciata ornata dai Leoni di San Marco e dagli stemmi delle antiche famiglie nobiliari muggesane.