Alla scoperta dell’Eremo di Sant'Onofrio al Morrone
Scenari montani dall’impatto paesaggistico fortissimo, corsi d’acqua al fianco di strade panoramiche, il verde dei boschi che si alterna a imponenti scenari rocciosi: risalendo il Gran Sasso d’Italia e approdando a Sulmona possiamo scoprire la bellezza senza tempo dell’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone, piccolo gioiello abruzzese.
Eremo di Sant'Onofrio al Morrone: storia di una perla incastonata nella montagna
Arroccato su un lato della montagna, caratterizzato da un punto di vista privilegiato sulla Valle Peligna e sulle catene montuose del Gran Sasso e del Sirente-Velino, l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone è nato dalla volontà di Pietro Angelerio, futuro Papa Celestino V, che vi trascorse parte della sua vita in fuga da Bonifacio VIII. Fu l’ultimo degli eremi fatti costruire dopo il 1290 dall’allora Fra Pietro. Abbandonato nel 1807 come conseguenza della soppressione di alcuni ordini religiosi, tornò in auge quando una serie di eremiti, laici e religiosi, vi si trasferirono.
La tradizione racconta che Fra Pietro fu raggiunto dalla notizia della sua elezione al papato mentre osservava il digiuno penitenziale in onore della Vergine Assunta e di San Pietro. Il Crocifisso davanti al quale il Santo pregava avrebbe fatto un cenno con il capo e Pietro avrebbe reagito con queste parole: “Do il mio assenso ai voti del Sacro Collegio ed accetto il Sommo pontificato. Mi aiuti il Signore a portarne il gravissimo giogo”. Dopo l’abdicazione, Pietro tornò proprio a Sant'Onofrio e vi rimase rintanato fino al febbraio del 1295, quando partì alla volta della Puglia per poi imbarcarsi e raggiungere la Grecia.
Dichiarato nel 1902 monumento nazionale, l’Eremo è stato parzialmente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale per poi essere accuratamente restaurato. Oggi è considerato al centro di uno dei più importanti itinerari della fede d’Abruzzo.
Fra opere d’arte e atmosfere misticheggianti
Basta un giorno per cogliere le meraviglie dell’Eremo di Sant'Onofrio al Morrone, a partire dall’oratorio sapientemente affrescato dal Maestro Gentile da Sulmona nel 1200: sul fondo possiamo ammirare una crocifissione con Maria e San Giovanni ai piedi della Croce, mentre all’ingresso San Benedetto è raffigurato tra i Padri eremiti Mauro e Antonio.
Sono degni di nota il prezioso soffitto ligneo quattrocentesco e l’antico altare in pietra bianca: nel mezzo vi è incastonato il crocifisso di pietra che, secondo la tradizione, Celestino V benedì durante la messa celebrata in abiti pontificali prima di recarsi a Napoli. Sono di grande interesse storico anche le celle e i locali restaurati di recente, che hanno ospitato nel tempo i religiosi e gli eremiti laici.
Gli amanti delle escursioni possono raggiungere il Belvedere che domina la Valle Peligna: è disponibile un punto ristoro e un’area picnic per riposare e godere del panorama.
Luogo di culto e di riti propiziatori
Non solo una destinazione suggestiva in cui ritrovare calma e introspezione, ma anche un luogo di culto meta di pellegrinaggi e riti propiziatori. All’Eremo di Sant’Onofrio di Morrone è tradizione lo strofinamento (litoterapia) sulle pareti di roccia delle parti del corpo doloranti.
La grotta, posta sotto l’eremo, è ricchissima delle acque a cui i fedeli attribuiscono poteri taumaturgici. È apprezzata anche la raccolta di calcinacci, polvere e ramoscelli di piante raccolti intorno al santuario. È possibile assistere sul terrazzo al lancio delle pietre che simboleggiano gli influssi negativi, i dolori, le tentazioni e i peccati da cui i partecipanti vogliono separarsi per sempre.