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Arte e cultura
Benvenuti in Canavese

Canavese Experience

Tipologia
Percorso in auto
Durata
3 giorni
Numero Tappe
3
Difficoltà
Facile

L’itinerario consente di portare alla luce la storia medievale dei luoghi, antiche passioni enogastronomiche e passati più recenti legati al design e alla storia contemporanea. Scintille di creatività mescolate a tradizioni di cultura e tutela del patrimonio verde che hanno impresso al territorio identità forti e caratteristiche. Siamo qui nella terra che fu patria di Giacosa e di Gozzano, che ne cantarono il fascino e le antiche leggende.

Giorno 1

Giorno 1

Il percorso inizia a Chivasso, che del Canavese può essere considerata la porta meridionale, dove un lungo ponte valica il Po e un viale contornato di pioppi introduce al centro storico, segnato dalla torre ottagonale dell’antico Castello e dall’elegante facciata in cotto tardo-gotica del Duomo. Del suo significativo sviluppo industriale nulla lascia indovinare la parte antica della città, che mantiene il suo sapore ottocentesco. Chivasso è anche famosa per il suo “Carnevalone” e, sfilando tra i suoi portici e i suoi negozi, si può incappare in uno dei mercati ortofrutticoli più ricchi del Canavese.
Il percorso prosegue con la visita, nel Comune di Caravino sulla collina che domina l’abitato, all’affascinante Castello di Masino, una delle più incredibili residenze nobiliari di tutto il Piemonte e meta di grande interesse: mille anni di storia, un parco secolare e tutt’attorno un paesaggio particolarissimo, quello a ridosso della barriera morenica della Serra di Ivrea. Il castello è così bello da togliere il fiato e appartenne al nobile casato dei Conti di Valperga, discendenti da Arduino, primo re d’Italia, che ne mantennero il possesso fin dalle origini, documentate già nel 1070. Per circa dieci secoli ha ospitato la residenza principale dei Valperga: essi ne intrapresero la costruzione nell’XI secolo in posizione di predominanza strategica sull’intorno, tanto da dotare presto la costruzione di alte mura e torri di guardia, successivamente abbattute. Il maniero medievale fu poi trasformato in sfavillante residenza aristocratica, poi in elegante dimora di villeggiatura e in tempi recenti riportato dal FAI al suo antico splendore.
Prima di entrare all’interno della struttura ci si fermi a contemplare la vista sul Canavese, si visiti il grande parco che circonda la tenuta e si goda del meraviglioso labirinto settecentesco che rappresenta una fedelissima ricostruzione storica, basata sui disegni originali di archivio del progetto del XVIII secolo.
Al termine della visita ci si conceda una piccola sosta nel bellissimo caffè panoramico affacciato sulla Serra Morenica, un rilievo glaciale risalente al periodo Quaternario e appartenente al più ampio anfiteatro morenico di Ivrea.
Il castello ben si presta anche a una visita con i bambini date le varie attrazioni: il labirinto, la torre dei venti, i sotterranei e le numerose attività che vengono proposte ai più piccoli rendono ancora più divertente e avventurosa la gita.
Il percorso prosegue passando da Azeglio, con la residenza già di proprietà di Massimo d’Azeglio e, sullo sfondo, il profilo rettilineo della Serra.
Si giunge poi alla gemma azzurra e alla natura incontaminata del Lago di Viverone, uno specchio d’acqua dominato dalle ville liberty e bordato dai vigneti e da una manciata di piccole spiagge, il terzo più grande del Piemonte.

Giorno 2

Giorno 2

Terra di castelli arroccati sulle colline, piccole chiese romaniche, fitti boschi di castagni che si alternano a zone coltivate, laghi e sfarzose architetture barocche, l’Anfiteatro Morenico di Ivrea, scenario che si estende in una porzione del Canavese, va dal confine con la Valle d’Aosta fin quasi alle porte di Torino, abbracciando un territorio dominato dalla forma rettilinea della Serra che, con i suoi 20 km, è la più grande formazione del genere in Europa. Versanti uniti e divisi da quella che fu un’immensa lingua glaciale che novecentomila anni fa scendeva dalle Alpi fino alla pianura.
Lasciando Viverone il panorama spazia dal lago ai versanti della Serra, coltivati a vigne, sui quali si adagiano i centri di Zimone e Piverone in bella posizione soleggiata, per poi raggiungere Palazzo Canavese, che regala una bella vista dall’alto del centro storico dove si ammira un’antica torre campanaria, ed attraversare la pianura che si stende ai piedi della Serra per giungere a Bollengo e Burolo.
La strada statale che porta alla Valle d’Aosta, con bella vista sui profili delle montagne e sui castelli che la circondano, segue il corso della Dora Baltea e ricalca il percorso della via consolare romana per le Gallie, affiancata dal tracciato percorribile della medievale Via Francigena.

Giorno 3

Giorno 3

L’itinerario consente di portare alla luce la storia medievale dei luoghi, antiche passioni enogastronomiche e passati più recenti legati al design e alla storia contemporanea. Scintille di creatività mescolate a tradizioni di cultura e tutela del patrimonio verde che hanno impresso al territorio identità forti e caratteristiche. Siamo qui nella terra che fu patria di Giacosa e di Gozzano, che ne cantarono il fascino e le antiche leggende.
Il percorso parte da Ivrea e, nella sua prima parte, attraversa la pianura dell’Eporediese – superando il centro di eccellenza del Bioindustry Park – per poi spostarsi nella seconda parte, superando balze lasciate dall’arretramento dei ghiacciai, nell’Alto Canavese.
La strada supera il caratteristico Ponte Preti, con grandi arcate che superano il torrente Chiusella, per poi restringersi ed inoltrarsi nel verde raggiungendo Torre Canavese.
La strada, superato il lago della Gerbola, è circondata da vigneti e cantine con belle viste sui borghi del Canavese. Sono questi gli itinerari preferiti dai collezionisti di auto d’epoca che si possono facilmente incontrare su questi percorsi. Il filo conduttore dei castelli può poi proseguire a San Giorgio Canavese con quello dei Biandrate – prima di lasciare l’abitato è indispensabile una visita al Museo Etnografico Nossi Rais, che in un moderno allestimento espone numerosi attrezzi da lavoro e due antiche macchine stenografiche inventate oltre un secolo fa dal sangiorgese Antonio Michela, ancora oggi usate al Parlamento – per poi arrivare alla vicina Caluso, circondata da un’ordinata e ipnotica selva di vigne, “patria” dell’omonimo vino dai delicati profumi, l’Erbaluce di Caluso, uno dei protagonisti della scena enologica piemontese.

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